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Valore doganale: quando le royalties vanno incluse

La Corte di Cassazione ha stabilito che le royalties corrisposte per l’utilizzo di un marchio devono essere incluse nel valore doganale delle merci importate quando il titolare del marchio esercita un controllo sul produttore o sull’importatore che va oltre la semplice verifica della qualità. Se il pagamento delle royalties è una condizione essenziale per la vendita e l’importazione, esso diventa parte integrante del valore imponibile ai fini di dazi e IVA.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Doganale e Royalties: La Cassazione Chiarisce Quando Vanno Incluse

L’inclusione delle royalties nel calcolo del valore doganale è una questione complessa che genera frequenti contenziosi tra le imprese e l’amministrazione finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che il controllo esercitato dal titolare di un marchio sull’importatore va oltre la semplice verifica di qualità e può rendere le royalties parte integrante della base imponibile per dazi e IVA.

I Fatti del Caso: Una Controversia sul Valore Doganale

Il caso ha origine da un avviso di rettifica emesso dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di uno spedizioniere doganale. L’Agenzia contestava la mancata inclusione, nel valore doganale di merci importate, delle royalties che una società importatrice europea (licenziataria) versava alla casa madre americana, titolare del noto marchio di moda.

Secondo l’amministrazione finanziaria, tali corrispettivi erano una “condizione di vendita” e, pertanto, dovevano concorrere alla formazione della base imponibile. Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione alla società, ritenendo che i controlli effettuati dalla casa madre fossero limitati agli standard qualitativi dei prodotti e non configurassero un’ingerenza gestionale tale da giustificare l’inclusione delle royalties.

Il Percorso Giudiziario e l’Analisi del Valore Doganale

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione della normativa europea e nazionale in materia. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria regionale per un nuovo esame.

La Corte ha ribaltato la prospettiva dei giudici di merito, sottolineando come questi ultimi si siano fermati a una valutazione superficiale, senza analizzare nel dettaglio le clausole del contratto di licenza. Secondo i giudici di legittimità, una corretta valutazione del valore doganale richiede un’analisi approfondita della natura del rapporto tra licenziante e licenziatario.

Le Motivazioni: Il Controllo del Licenziante come Criterio Decisivo

La Corte di Cassazione ha ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale, europeo e nazionale, chiarendo i criteri per determinare se le royalties debbano essere aggiunte al prezzo delle merci. Il punto focale è la nozione di “condizione di vendita”. Il pagamento delle royalties costituisce una condizione di vendita se, in sua assenza, il venditore non sarebbe disposto a cedere i beni.

Quando, come nel caso di specie, le royalties sono pagate a un soggetto terzo (la casa madre titolare del marchio) diverso dal venditore, è necessario verificare l’esistenza di un “legame” tra questi due soggetti. Tale legame non si limita ai rapporti societari formali, ma include qualsiasi forma di controllo o influenza, di diritto o di fatto, che il licenziante esercita sull’operato del produttore o dell’importatore.

La Corte ha elencato una serie di indicatori, tratti da documenti interpretativi europei, che possono rivelare un controllo che va oltre la mera supervisione qualitativa:

* Il licenziante sceglie o impone il produttore all’acquirente.
* Esercita un controllo di fatto sulla produzione o sulla logistica.
* Decide a chi il produttore può vendere le merci.
* Fissa le condizioni di prezzo.
* Obbliga la licenziataria a presentare business plan annuali.
* Autorizza preventivamente qualsiasi forma di pubblicità o imballaggio.

Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero errato nel non considerare che le clausole del contratto di licenza, riprodotte nel ricorso, contenevano diversi di questi indicatori, dimostrando un’ingerenza pervasiva e gestionale da parte del titolare del marchio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

La decisione della Cassazione rappresenta un importante monito per tutte le imprese che operano con contratti di licenza per l’importazione di beni di marca. Non è più sufficiente affermare che i controlli del licenziante sono finalizzati solo a garantire la qualità del prodotto per escludere le royalties dal valore doganale. È invece indispensabile un’attenta disamina dei contratti per valutare la reale portata dei poteri del titolare del marchio.

Qualora emerga un’influenza significativa sui processi produttivi, commerciali o gestionali dell’importatore, il rischio che le autorità doganali riqualifichino le royalties come componente del valore imponibile diventa concreto. Le aziende sono quindi chiamate a una maggiore diligenza nella strutturazione dei loro accordi commerciali e a una valutazione più accurata dei rischi fiscali connessi all’importazione di merci soggette a licenza.

Le royalties pagate per l’uso di un marchio devono sempre essere incluse nel valore doganale delle merci importate?
No, non sempre. Devono essere incluse solo se il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita” delle merci stesse, ovvero se senza tale pagamento le merci non sarebbero vendute.

Cosa si intende per “condizione di vendita” quando le royalties sono pagate a un soggetto terzo?
Significa che il titolare del marchio (il soggetto terzo) deve esercitare un controllo, diretto o indiretto, sul venditore o sull’acquirente, tale da poter subordinare l’importazione delle merci al versamento delle royalties a suo favore.

Un semplice controllo sulla qualità del prodotto è sufficiente a far scattare l’obbligo di includere le royalties nel valore doganale?
No. Un controllo limitato al rispetto degli standard qualitativi non è sufficiente. Tuttavia, se il controllo del titolare del marchio si estende a poteri di orientamento e gestione su aspetti produttivi, distributivi o commerciali, si configura un legame che rende le royalties parte del valore imponibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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