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Valore doganale: quando i costi vanno inclusi

La Corte di Cassazione interviene sul calcolo del valore doganale delle merci importate. Con la sentenza n. 1765/2025, ha stabilito che le commissioni d’acquisto pagate a un agente non vanno incluse nel valore, a differenza delle royalties, se il licenziante esercita un controllo sul produttore. Annullata anche la responsabilità solidale per l’IVA del rappresentante doganale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Doganale: La Cassazione e i Costi Nascosti nelle Importazioni

Determinare il corretto valore doganale è un’operazione cruciale per qualsiasi azienda che importa merci da paesi extra-UE. Da questo valore dipendono infatti i dazi e l’IVA da versare, e un errore può costare caro in termini di sanzioni e accertamenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1765 del 2025, ha offerto chiarimenti fondamentali su quali costi accessori debbano essere inclusi nella base imponibile, con un focus particolare su royalties e commissioni d’acquisto. Analizziamo insieme i principi stabiliti dalla Corte.

Il Contesto: La Revisione del Valore Doganale

Il caso nasce da una serie di avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di diverse società importatrici. L’Agenzia contestava l’esclusione dal valore dichiarato di vari costi, tra cui diritti di licenza (le cosiddette royalties pagate a una casa madre per l’uso del marchio), commissioni per l’acquisto delle merci e altri oneri tecnici. Mentre i giudici di merito avevano confermato l’imposizione principale annullando solo le sanzioni, la questione è approdata in Cassazione, dove sono stati esaminati i singoli elementi che compongono il valore doganale.

Il Valore Doganale e le Commissioni d’Acquisto

Uno dei punti più rilevanti della decisione riguarda le commissioni pagate a un intermediario. La normativa doganale distingue nettamente tra “commissioni di mediazione”, che vanno incluse nel valore, e “commissioni d’acquisto”, che invece ne sono escluse. La differenza sta nel ruolo dell’intermediario:
* Il mediatore è un soggetto terzo che mette in contatto venditore e acquirente.
* L’agente d’acquisto agisce per conto dell’importatore, rappresentandolo nell’operazione di compravendita.

Nel caso di specie, le società importatrici avevano prodotto un Buying Agency Agreement, un contratto che dimostrava come l’intermediario agisse in qualità di agente per conto dell’importatore (il committente o Principal). La Cassazione ha stabilito che, in presenza di un tale accordo, le somme versate costituiscono commissioni d’acquisto e, pertanto, non devono essere incluse nel valore doganale. È irrilevante, secondo la Corte, che l’agente agisca in nome proprio, essendo sufficiente che operi “per conto” dell’importatore.

Royalties e la “Condizione della Vendita” nel Valore Doganale

Di segno opposto è la conclusione sui diritti di licenza. Le società sostenevano che le royalties pagate per l’uso del marchio non dovessero rientrare nel valore delle merci. La Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando un principio consolidato a livello europeo.

Le royalties vanno aggiunte al prezzo della merce quando il loro pagamento costituisce una “condizione della vendita”. Questo si verifica non solo per un legame contrattuale diretto, ma anche quando il licenziante (chi concede il marchio) esercita un controllo o un “potere di orientamento” di fatto sul produttore extracomunitario. Nel caso esaminato, i giudici hanno ritenuto provato che la società licenziante imponeva determinate modalità produttive e fornitori, esercitando un controllo sui produttori terzi. Questo legame di fatto è stato considerato sufficiente a qualificare il pagamento delle royalties come un costo imprescindibile per poter acquistare e importare quei beni, rendendolo così parte integrante del valore doganale.

La Svolta sull’IVA: La Responsabilità del Rappresentante Doganale

La sentenza introduce un altro principio di enorme portata pratica, relativo alla responsabilità per il versamento dell’IVA all’importazione. Basandosi su una recente interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la Cassazione ha affermato che, in base al Codice Doganale dell’Unione, l’obbligazione di pagare l’IVA ricade esclusivamente sull’importatore.

Di conseguenza, il rappresentante doganale indiretto (colui che presenta la dichiarazione in dogana in nome proprio ma per conto dell’importatore) non può essere considerato debitore solidale per il mancato pagamento del tributo. Questo a meno che una specifica norma nazionale non preveda espressamente tale responsabilità solidale, norma che la Corte non ha ravvisato nella legislazione italiana in materia di IVA.

Le motivazioni

La Corte ha basato le sue decisioni su un’attenta analisi del Codice Doganale Comunitario (applicabile ai fatti del 2015) e della giurisprudenza europea. Per le commissioni, ha valorizzato la natura del rapporto contrattuale tra importatore e agente, ritenendo il nomen iuris del contratto (Buying Agency Agreement) e la sostanza dell’incarico prevalenti sulla modalità di azione dell’agente. Per le royalties, ha applicato il test del “controllo” elaborato dalla Corte di Giustizia, secondo cui un potere di influenza di fatto sul produttore è sufficiente a rendere il pagamento una condizione di vendita. Infine, per l’IVA, ha recepito l’orientamento della giurisprudenza UE che limita la figura del debitore al solo importatore, in assenza di disposizioni nazionali contrarie, per garantire un’applicazione uniforme del diritto doganale.

Le conclusioni

La sentenza n. 1765/2025 offre tre messaggi chiari agli operatori del settore:
1. Attenzione ai contratti di agenzia: Strutturare correttamente i rapporti con gli intermediari tramite contratti di agenzia all’acquisto è fondamentale per escludere legittimamente le commissioni dal valore doganale.
2. L’inevitabilità delle royalties: Se la casa madre che detiene il marchio esercita un’influenza sulla produzione, anche indiretta, le royalties pagate per l’uso di quel marchio saranno quasi certamente considerate parte del valore imponibile.
3. Cambio di paradigma per la responsabilità IVA: Viene meno la responsabilità solidale del rappresentante doganale indiretto per l’IVA, un principio che ridefinisce i rischi e le responsabilità nella catena logistica e doganale.

Quando i diritti di licenza (royalties) devono essere inclusi nel valore doganale delle merci?
I diritti di licenza devono essere inclusi quando il loro pagamento è una “condizione della vendita” delle merci importate. Ciò si verifica se il licenziante esercita un controllo o un potere di orientamento, anche di fatto, sul produttore, ad esempio imponendo modalità produttive o scegliendo i fornitori. Questo legame rende il pagamento della royalty un requisito indispensabile per l’acquisto dei beni.

Le commissioni pagate a un agente per l’acquisto delle merci fanno parte del valore doganale?
No. Se le somme sono pagate a un agente che agisce per conto dell’importatore in base a un contratto di agenzia all’acquisto (es. Buying Agency Agreement), queste si qualificano come “commissioni d’acquisto” e sono escluse dal valore doganale. È sufficiente che l’agente operi “per conto” dell’importatore, anche se agisce in nome proprio.

Il rappresentante doganale indiretto è responsabile per il mancato pagamento dell’IVA all’importazione?
No. Secondo la Corte, in base al diritto dell’Unione Europea, solo l’importatore è il soggetto debitore dell’IVA all’importazione. Il rappresentante doganale indiretto non è solidalmente responsabile per il pagamento del tributo, a meno che non esista una specifica e inequivocabile disposizione nazionale che preveda tale responsabilità, cosa che la Corte ha escluso per la normativa italiana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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