LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valore doganale e royalties: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso riguardante il calcolo del valore doganale di merci importate. La questione verteva sull’inclusione delle royalties, corrisposte da una società importatrice al titolare di un marchio, in tale valore. La Corte ha stabilito che, qualora il titolare del marchio eserciti un controllo sostanziale sull’intera filiera produttiva e distributiva, le royalties devono essere considerate una “condizione di vendita”. Di conseguenza, esse concorrono a formare il valore doganale su cui si calcolano dazi e IVA, anche se il pagamento è diretto a un soggetto diverso dal venditore dei beni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Doganale e Royalties: Quando il Marchio Aumenta i Dazi

L’importazione di prodotti di marca è una prassi comune, ma nasconde complessità fiscali significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: l’inclusione delle royalties nel valore doganale delle merci. Questa decisione chiarisce che il controllo esercitato dal titolare di un marchio sull’intera filiera produttiva può avere un impatto diretto sui dazi di importazione, anche quando i contratti appaiono formalmente separati.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un accertamento dell’Agenzia Doganale nei confronti di una società europea, licenziataria di un noto marchio di moda americano, e di diversi spedizionieri. L’Agenzia contestava il mancato inserimento, nel valore doganale dichiarato per le merci importate, delle royalties che la società licenziataria pagava alla casa madre americana, titolare del marchio. Secondo l’Agenzia, tali pagamenti costituivano una “condizione di vendita” e dovevano quindi contribuire a formare la base imponibile per dazi e IVA. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alle società, ritenendo che il contratto di licenza fosse distinto e separato da quello di acquisto delle merci dai produttori terzi.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’Agenzia Doganale. I giudici supremi hanno cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova valutazione. Il principio affermato è che la valutazione del valore doganale non può fermarsi a un’analisi formale dei contratti, ma deve esaminare la sostanza dei rapporti economici e del controllo esercitato tra le parti.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta interpretazione della normativa doganale unionale e della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea.

Il Concetto di “Condizione di Vendita” per il Valore Doganale

Il punto centrale della controversia è la nozione di “condizione di vendita”. Secondo la normativa, le royalties devono essere aggiunte al prezzo delle merci se il loro pagamento è un requisito indispensabile affinché il venditore accetti di vendere. La Cassazione ha chiarito che, anche quando le royalties sono pagate a un soggetto terzo (il licenziante) diverso dal produttore/venditore, esse possono costituire una condizione di vendita. Ciò avviene se esiste un “legame” tra il venditore e il licenziante, tale per cui quest’ultimo è in grado di esercitare un controllo che subordini l’importazione al pagamento delle royalties.

Il Controllo del Licenziante come Elemento Chiave

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero errato nel non analizzare approfonditamente le clausole del contratto di licenza. Da tali clausole emergeva un potere di controllo del titolare del marchio che andava ben oltre la semplice verifica della qualità. Il licenziante, infatti, aveva il diritto di ispezionare i prodotti, autorizzare preventivamente l’uso di pubblicità e imballaggi, ricevere business plan annuali e imporre ai produttori il rispetto di specifici codici di condotta. Questo quadro complessivo dimostrava un’ingerenza profonda e un controllo sull’intera filiera produttiva e distributiva, non una mera relazione scissa tra licenziante-licenziatario da un lato e licenziatario-produttore dall’altro.

L’Analisi Sostanziale dei Rapporti Commerciali

La motivazione della sentenza sottolinea che la separazione formale tra il contratto di acquisto e quello di licenza non è sufficiente a escludere le royalties dal valore doganale. È necessario verificare in concreto se il licenziante, attraverso i poteri contrattuali, eserciti un controllo tale da garantire che la produzione e l’importazione delle merci marchiate avvengano solo a fronte del pagamento dei corrispettivi a lui dovuti. In questo scenario, il pagamento delle royalties diventa, di fatto, una condizione imprescindibile dell’intera operazione commerciale.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione rappresenta un importante monito per le imprese che operano con contratti di licenza internazionale. La determinazione del valore doganale richiede un’analisi sostanziale che non si limiti alla forma dei contratti. Il livello di controllo e di ingerenza del licenziante sulla produzione e sulla catena di fornitura è un fattore determinante. Le aziende devono quindi valutare attentamente le proprie strutture contrattuali e operative, poiché un controllo pervasivo da parte del titolare del marchio può portare all’inclusione delle royalties nella base imponibile per i dazi, con conseguente aumento dei costi di importazione.

Quando le royalties pagate per un marchio devono essere incluse nel valore doganale delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore doganale quando il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita” delle merci. Ciò si verifica non solo quando è il venditore a richiederlo direttamente, ma anche quando un soggetto terzo (il licenziante titolare del marchio) esercita un controllo di fatto o di diritto sul venditore o sull’acquirente, tale da poter garantire che l’importazione delle merci sia subordinata al versamento delle royalties a suo favore.

Cosa si intende per “controllo” del licenziante sul produttore ai fini doganali?
Il controllo non si limita a un legame societario, ma include qualsiasi potere di costrizione o di orientamento, di fatto o di diritto. Indicatori di tale controllo includono, tra gli altri: la scelta del produttore, il controllo sulla produzione, sulla logistica e sulla qualità, la definizione delle condizioni di prezzo, l’approvazione di fornitori e materiali, e l’imposizione di standard produttivi che vanno oltre un semplice controllo di qualità.

È sufficiente che il contratto di acquisto delle merci e il contratto di licenza siano formalmente separati per escludere le royalties dal valore doganale?
No, la separazione formale dei contratti non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è necessaria un’analisi sostanziale dell’intera operazione commerciale. Se dall’esame dei rapporti emerge che il licenziante esercita un controllo pervasivo sulla filiera, tale da rendere il pagamento delle royalties un elemento imprescindibile per la produzione e la vendita delle merci, allora tali corrispettivi devono essere inclusi nel valore doganale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati