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Valore doganale e royalties: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che le royalties pagate per l’utilizzo di un marchio su merci importate devono essere incluse nel calcolo del valore doganale se rappresentano una ‘condizione di vendita’. Ciò si verifica quando il titolare del marchio esercita un controllo significativo sul produttore dei beni. L’ordinanza chiarisce anche che lo spedizioniere, in qualità di rappresentante indiretto, ha un dovere di diligenza professionale che va oltre la mera verifica formale dei documenti, potendo essere ritenuto corresponsabile per il mancato versamento dei dazi corretti. La Corte ha cassato la decisione precedente che aveva escluso tale responsabilità, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Doganale e Royalties: la Cassazione fissa i paletti

L’inclusione delle royalties nel calcolo del valore doganale è una questione complessa che ha importanti implicazioni fiscali per le aziende importatrici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su quando tali corrispettivi debbano essere aggiunti al valore delle merci importate e ha delineato con precisione la responsabilità dello spedizioniere doganale che agisce come rappresentante indiretto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società di spedizioni, in qualità di rappresentante doganale indiretto, curava le operazioni di importazione di prodotti di un noto marchio di moda per conto della società licenziataria europea. A seguito di una verifica, l’Agenzia delle Dogane contestava la mancata inclusione, nel valore doganale dichiarato, delle royalties che la licenziataria versava alla casa madre, titolare del marchio, per l’utilizzo dello stesso.

L’Agenzia notificava quindi un avviso di rettifica per maggiori dazi e IVA. La società di spedizioni impugnava l’atto, sostenendo di non essere a conoscenza dell’obbligo di pagamento delle royalties e che, in ogni caso, non sussistevano i presupposti legali per la loro inclusione nel valore della merce.

Mentre il giudice di primo grado accoglieva le ragioni dello spedizioniere, la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione, escludendo che le royalties costituissero una ‘condizione di vendita’ e negando ogni responsabilità in capo al rappresentante doganale. L’Amministrazione finanziaria ricorreva quindi in Cassazione.

L’Analisi del Concetto di “Condizione di Vendita”

Il primo motivo di ricorso, accolto dalla Corte, riguardava l’errata interpretazione da parte dei giudici di merito del concetto di “condizione di vendita”. Secondo la normativa doganale comunitaria, le royalties devono essere aggiunte al prezzo della merce se il loro pagamento è una condizione essenziale affinché l’acquirente possa acquistare i beni.

La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, ha sottolineato che per verificare tale condizione non bisogna guardare solo al flusso dei pagamenti, ma è necessario analizzare la sostanza del rapporto commerciale. In particolare, è fondamentale accertare se il titolare del marchio (licenziante) eserciti un controllo, di diritto o di fatto, sul produttore della merce.

Nel caso specifico, emergeva che la casa madre titolare del marchio:
* Esercitava un potere di orientamento e controllo sui produttori.
* Forniva i modelli e definiva le caratteristiche dei prodotti e la qualità dei materiali.
* Impediva ai produttori di vendere i modelli a terzi.

Questi elementi, secondo la Suprema Corte, sono indicatori chiari di un controllo che rende il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile per la vendita dei beni. La Commissione Regionale aveva errato nel non considerare questa documentazione contrattuale, violando le regole di interpretazione dei contratti.

La Responsabilità dello Spedizioniere e il Valore Doganale

Il terzo motivo di ricorso, anch’esso accolto, si concentrava sulla responsabilità solidale del rappresentante doganale indiretto. La sentenza impugnata aveva escluso la responsabilità dello spedizioniere, affermando che non vi era prova della sua conoscenza dell’obbligo di pagamento delle royalties.

La Cassazione ha ribaltato questa visione, affermando che la responsabilità del rappresentante indiretto non si basa sulla mera conoscenza, ma su un dovere di diligenza professionale qualificata (art. 1176, comma 2, c.c.). Tale diligenza impone allo spedizioniere non solo una verifica formale dei documenti forniti dall’importatore, ma un’analisi sostanziale che si estende alla veridicità e all’autenticità della documentazione.

Lo spedizioniere, in virtù della sua professionalità, è tenuto a comprendere la struttura dell’operazione commerciale e a individuare eventuali irregolarità, come la mancata inclusione nel valore doganale di elementi essenziali quali le royalties. Può esimersi da responsabilità solo fornendo la prova di aver agito con scrupolosa osservanza dei suoi doveri e in buona fede, cosa che non era stata dimostrata nel caso di specie.

Infine, la Corte ha accolto anche il secondo motivo, rilevando un vizio procedurale di extrapetizione, in quanto i giudici d’appello si erano pronunciati sulla responsabilità dello spedizioniere senza che vi fosse uno specifico motivo di ricorso sul punto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di una rigorosa applicazione della normativa doganale europea e dei principi civilistici sulla diligenza professionale. Ha chiarito che l’analisi del valore doganale non può essere superficiale, ma deve penetrare la realtà economica e contrattuale dell’operazione di importazione. La nozione di ‘controllo’ esercitato dal licenziante è stata identificata come il criterio chiave per stabilire se le royalties siano una ‘condizione di vendita’. Allo stesso tempo, la Corte ha riaffermato l’importante ruolo di garanzia dello spedizioniere doganale, la cui professionalità è un presidio per la corretta riscossione dei tributi. La responsabilità di tale figura non è oggettiva, ma è strettamente legata al rispetto di un elevato standard di diligenza.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata cassata e il giudizio rinviato a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di II grado. Questa dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione: dovrà valutare correttamente l’esistenza di una ‘condizione di vendita’ analizzando i rapporti di controllo tra titolare del marchio e produttori, e dovrà riconsiderare la responsabilità del rappresentante indiretto alla luce dei suoi doveri di diligenza professionale qualificata. La decisione rafforza la necessità di una valutazione attenta e sostanziale per la corretta determinazione del valore doganale.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore doganale delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore doganale quando costituiscono una ‘condizione di vendita’. Ciò accade se il pagamento delle stesse è necessario per poter acquistare le merci, situazione che si presume quando il titolare del marchio esercita un controllo di diritto o di fatto sul produttore dei beni.

Qual è la responsabilità di uno spedizioniere doganale che agisce come rappresentante indiretto?
Lo spedizioniere, come rappresentante indiretto, è solidalmente responsabile con l’importatore per il pagamento di dazi, imposte e accessori. La sua responsabilità non è esclusa dalla semplice ignoranza, ma è legata al rispetto di un dovere di diligenza professionale qualificata, che include la capacità di valutare la veridicità e completezza della documentazione e la regolarità dell’operazione commerciale.

Cosa si intende per ‘controllo’ del titolare del marchio sul produttore ai fini doganali?
Per ‘controllo’ si intende un potere di costrizione o di orientamento, anche di fatto, che il titolare del marchio esercita sul produttore. Indicatori di tale controllo includono la scelta del produttore, l’imposizione di modelli e standard di qualità, il controllo sulla logistica, e restrizioni sulla vendita a terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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