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Valore doganale e royalties: il controllo del licensor

Un’azienda, rappresentante doganale indiretto, ha ricevuto un avviso di rettifica per non aver incluso le royalties nel valore doganale di merci importate. La Corte di Cassazione, annullando la decisione di merito, ha stabilito che le royalties vanno incluse se il titolare del marchio (licenziante) esercita un controllo di fatto o di diritto sul produttore, rendendo il pagamento una condizione di vendita. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione degli accordi contrattuali alla luce di questa ampia nozione di controllo.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore doganale e Royalties: La Cassazione definisce il ‘Controllo’ del Licenziante

L’inclusione delle royalties nel valore doganale delle merci importate è una questione complessa che genera frequenti contenziosi tra le aziende e l’Amministrazione doganale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 807/2024, offre chiarimenti fondamentali sul concetto di ‘controllo’ esercitato dal licenziante, elemento chiave per determinare se tali corrispettivi debbano concorrere a formare la base imponibile per i dazi.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un avviso di rettifica emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una società di spedizioni, operante come rappresentante doganale indiretto. L’Agenzia contestava la mancata inclusione, nel valore dichiarato in dogana, delle royalties che una società europea (licenziataria) pagava alla sua capogruppo statunitense (licenziante e titolare del marchio) per le merci importate.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione all’azienda, ritenendo che non vi fossero prove sufficienti di un potere di controllo, diretto o indiretto, da parte della società licenziante sui produttori delle merci. Secondo i giudici di merito, le cautele e il codice di condotta imposti dalla casa madre non erano abbastanza ‘coercitivi’ da limitare l’autonomia dei produttori.

Il ricorso e l’analisi del valore doganale

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la CTR avesse interpretato in modo errato le normative comunitarie e nazionali. Il fulcro del ricorso riguardava la nozione di ‘controllo’ e la sua influenza nel qualificare il pagamento delle royalties come ‘condizione di vendita’ delle merci, requisito necessario per la loro inclusione nel valore doganale.

La Normativa di Riferimento

La normativa doganale (in particolare l’art. 32 del Codice Doganale Comunitario) stabilisce che al prezzo di transazione delle merci devono essere aggiunti i corrispettivi e i diritti di licenza che l’acquirente è tenuto a pagare come condizione della vendita. Per i diritti legati a un marchio di fabbrica, la normativa specifica che ciò avviene se il titolare dei diritti (il licenziante) esercita un controllo sulla produzione e sulla scelta del produttore.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza della CTR. I giudici di legittimità hanno chiarito che il concetto di ‘controllo’ deve essere inteso in un’accezione molto ampia. Non si limita a un potere giuridico formale, ma include qualsiasi capacità, di diritto o di fatto, di esercitare ‘un potere di costrizione o di orientamento’ sul soggetto controllato.

Questo controllo di fatto può manifestarsi in vari modi, come indicato anche da documenti interpretativi europei (Commento n. 11 del Comitato del codice doganale):

– Il licenziante sceglie o impone il produttore all’acquirente.
– Il licenziante esercita un controllo sui metodi di produzione, sui materiali o sulla logistica.
– Il licenziante impone restrizioni sulla vendita delle merci a determinati acquirenti.
– Le merci sono fabbricate secondo specifiche, design e tecnologia definite dal licenziante.

La Corte ha ritenuto che la CTR avesse errato nel liquidare la questione come semplice ‘autonomia’ del produttore, senza analizzare a fondo gli accordi contrattuali tra le parti per verificare se, nella sostanza, esistesse una forma di controllo come sopra delineata. Il giudizio della CTR è stato quindi definito semplicistico e viziato da un errore di sussunzione, ovvero dalla mancata applicazione della corretta nozione giuridica di ‘controllo’ al caso concreto.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà ora rivalutare i fatti applicando il principio secondo cui il controllo del licenziante, che rende le royalties parte integrante del valore doganale, va accertato sulla base di un’analisi complessiva degli accordi e delle dinamiche operative, anche se non formalizzato in un potere coercitivo esplicito.

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le aziende che operano con contratti di licenza internazionale. È essenziale analizzare attentamente la sostanza dei rapporti contrattuali: se il titolare del marchio mantiene un’influenza significativa sulla produzione, anche in modo indiretto, le royalties pagate dovranno molto probabilmente essere incluse nel valore dichiarato in dogana per evitare contenziosi e sanzioni.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore doganale delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse quando il loro pagamento è una ‘condizione della vendita’ delle merci. Secondo la Corte, ciò si verifica quando il titolare del diritto di licenza (licenziante) esercita un controllo, di diritto o di fatto, sulla scelta del produttore e sulla sua attività, e sia il destinatario delle royalties stesse.

Cosa si intende per ‘controllo’ del licenziante ai fini doganali?
Il controllo è inteso in senso ampio e non si limita a un potere giuridico formale. Comprende qualsiasi capacità, anche di fatto, di ‘costringere’ o ‘orientare’ le decisioni e le attività del produttore, come la scelta dei fornitori, i metodi di produzione, la logistica o le specifiche del prodotto.

Un codice di condotta imposto dalla casa madre è sufficiente per dimostrare il controllo?
Da solo potrebbe non essere decisivo, ma è uno degli elementi che devono essere valutati nel loro complesso. La Corte ha stabilito che i giudici di merito devono esaminare tutte le clausole contrattuali e le dinamiche operative per accertare se, nella sostanza, esista un potere di orientamento che configuri il controllo, al di là della formale autonomia del produttore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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