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Valore aree edificabili: delibera non vincolante

Una società contribuente ha contestato un avviso di accertamento ICI relativo al valore di un’area edificabile, fissato da una delibera comunale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6173/2024, ha respinto il ricorso della società di riscossione, confermando che la delibera comunale sul valore delle aree edificabili non è vincolante, ma costituisce una presunzione semplice. Il contribuente può legittimamente superare tale presunzione fornendo prove contrarie, come un’indennità di espropriazione relativa a un’area simile.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Aree Edificabili: la Delibera Comunale Non è Legge

L’ordinanza n. 6173/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiarificazione sul tema della determinazione del valore aree edificabili ai fini dell’imposta comunale (ICI, oggi IMU). La Corte ha stabilito che le delibere con cui i Comuni fissano i valori venali medi non sono vincolanti né per l’ente né per il contribuente, ma rappresentano semplici presunzioni, superabili con prove contrarie. Questo principio tutela il contribuente, consentendogli di dimostrare un valore effettivo inferiore a quello presunto.

I Fatti del Caso

Una società contribuente ha ricevuto un avviso di accertamento per l’ICI relativa all’anno 2011, basato su un valore di 170,27 euro al metro quadro per alcune aree edificabili, come stabilito da una delibera comunale del 2007. La società ha impugnato l’atto, sostenendo che il valore reale fosse molto più basso.

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha parzialmente accolto il ricorso, rideterminando il valore a 14,70 euro al metro quadro. Questa decisione si basava su un dato concreto: un’indennità di espropriazione pagata dallo stesso Comune nel 2014 per un’area simile, situata nella medesima zona urbanistica (zona F4, destinata a servizi pubblici e viabilità). La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha confermato questa sentenza, respingendo l’appello della società di riscossione. La CTR ha ribadito che la delibera comunale non ha efficacia vincolante, ma funge da fonte di presunzione che il contribuente può legittimamente contestare.

La Decisione della Cassazione sul Valore delle Aree Edificabili

La società incaricata della riscossione ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme sulla determinazione del valore imponibile e sostenendo che l’indennità di esproprio non fosse una prova idonea a contrastare i valori della delibera. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la correttezza delle decisioni dei giudici di merito.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione su alcuni punti fondamentali:

1. Natura Giuridica della Delibera Comunale: Il punto centrale della sentenza è la qualificazione delle delibere comunali previste dall’art. 59 del D.Lgs. 446/1997. Queste non sono atti normativi con efficacia vincolante, ma strumenti che introducono presunzioni hominis. In altre parole, offrono al giudice e alle parti un supporto razionale per la valutazione, paragonabile ai listini di mercato o ai dati Istat, ma non un valore indiscutibile.

2. Onere della Prova: Di conseguenza, se da un lato la delibera delimita il potere di accertamento del Comune (se il contribuente paga sulla base di quel valore, l’ente non può pretendere di più senza prove specifiche), dall’altro non preclude al contribuente la possibilità di dimostrare un valore venale inferiore. L’onere di fornire la prova contraria ricade sul contribuente, ma senza alcuna limitazione sui mezzi di prova utilizzabili.

3. Validità della Prova Contraria: Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la CTR abbia correttamente valutato l’indennità di espropriazione come un elemento di prova adeguato. Essendo relativa a un’area omogenea per vocazione edificatoria e localizzazione, e derivante da una procedura pubblica, tale indennità rappresentava un parametro congruo e concreto per determinare il valore effettivo del terreno, più attendibile del valore astratto e presuntivo della delibera.

Le conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole al contribuente. Afferma con chiarezza che la determinazione del valore aree edificabili deve tendere al valore di mercato effettivo. Le delibere comunali sono un utile punto di partenza, ma non possono trasformarsi in una “tagliola” che ignora la realtà economica. Il contribuente ha il pieno diritto di contestare tali valori presuntivi portando in giudizio elementi di prova concreti e pertinenti, come perizie, atti di compravendita di terreni simili o, come in questo caso, indennità di esproprio. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione basata su fatti e non su presunzioni astratte, garantendo un’imposizione più equa e aderente alla capacità contributiva.

La delibera comunale che fissa il valore delle aree edificabili ai fini ICI/IMU è vincolante per il contribuente?
No, secondo la Corte di Cassazione, la delibera comunale non ha efficacia vincolante. Essa costituisce una mera fonte di presunzione (presunzioni hominis) che può essere superata fornendo una prova contraria.

Quali prove può usare un contribuente per contestare il valore stabilito dal Comune?
Il contribuente può utilizzare qualsiasi mezzo di prova idoneo a dimostrare un diverso e più basso valore venale in comune commercio. La sentenza specifica che non vi è alcuna limitazione di mezzi e di contenuto per la prova contraria. Nel caso di specie, è stata ritenuta valida la dimostrazione basata su un’indennità di espropriazione.

L’indennità di espropriazione può essere usata come prova per determinare il valore di un’area edificabile in un contenzioso tributario?
Sì, la Corte ha confermato che l’indennità di espropriazione, se relativa ad aree omogenee per vocazione edificatoria, può essere utilizzata come valido parametro di riferimento e prova contraria per dimostrare un valore di mercato inferiore a quello presunto dalla delibera comunale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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