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Utilizzo perdite pregresse e accertamento fiscale

Una società si oppone a un avviso di accertamento che contesta l’utilizzo perdite pregresse per diminuire il reddito imponibile. I giudici di merito danno ragione alla contribuente. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di un altro ricorso sulla legittimità di quelle stesse perdite, rinvia la decisione per una trattazione congiunta dei due casi, senza pronunciarsi sul merito della questione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utilizzo perdite pregresse: la Cassazione rinvia la decisione su un caso complesso

L’utilizzo perdite pregresse per abbattere il reddito imponibile è una facoltà cruciale per le imprese, ma cosa succede quando la legittimità di tali perdite è messa in discussione dall’Amministrazione Finanziaria? Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione getta luce sulla complessità procedurale che può emergere in queste situazioni, decidendo di unire due cause connesse per garantire una decisione coerente.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società operante nel settore dell’intrattenimento. L’Ente Fiscale contestava, per l’anno d’imposta 2010, l’omessa fatturazione di alcune operazioni e, di conseguenza, disconosceva l’utilizzo perdite pregresse che la società aveva riportato in diminuzione del proprio reddito dichiarato. Questo portava a una maggiore pretesa fiscale ai fini IRES, IRAP e IVA.

La società contribuente impugnava l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, che accoglieva il ricorso annullando l’avviso. La decisione veniva successivamente confermata dalla Commissione Tributaria Regionale, la quale respingeva l’appello dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici di merito sostenevano che, in assenza di una rettifica formale della dichiarazione dei redditi in cui le perdite erano state indicate, il contribuente aveva il diritto di utilizzarle per compensare il reddito prodotto.

La questione giuridica e il ricorso in Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 84 del TUIR. Secondo la tesi dell’ente, la sentenza di secondo grado avrebbe erroneamente riconosciuto il diritto della società a beneficiare dell’utilizzo perdite pregresse, nonostante le stesse fossero state disconosciute dall’Ufficio con un successivo e separato avviso di accertamento, anch’esso oggetto di un contenzioso pendente.

Il cuore della questione è se sia legittimo per un contribuente compensare un maggior reddito, accertato dal Fisco, con perdite di esercizi precedenti la cui esistenza e legittimità sono state a loro volta contestate in un altro procedimento giudiziario.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, non è entrata nel merito della controversia. I giudici hanno invece adottato una decisione di natura prettamente procedurale. Hanno infatti rilevato che, dinanzi alla stessa Corte, pendeva un altro ricorso riguardante proprio l’impugnazione dell’avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria aveva disconosciuto la legittimità delle perdite di esercizio in questione.

In considerazione dello stretto legame tra le due cause, la Corte ha ritenuto opportuno procedere a una trattazione congiunta. La decisione sul primo ricorso (relativo alla legittimità delle perdite) è infatti pregiudiziale rispetto alla decisione sul secondo (relativo al loro utilizzo in compensazione). Unire i due giudizi permette di evitare possibili contrasti tra le decisioni e assicura una valutazione completa e coerente della fattispecie.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria non fornisce una risposta definitiva sulla legittimità dell’utilizzo perdite pregresse in pendenza di un accertamento che le contesta, ma offre un’importante lezione di strategia processuale e di economia dei giudizi. La scelta di rinviare la causa a nuovo ruolo per una trattazione congiunta sottolinea come la sorte di un contenzioso tributario possa dipendere strettamente dall’esito di un altro procedimento collegato. Per le imprese, ciò significa che la difesa della legittimità delle proprie perdite fiscali è un passaggio fondamentale e propedeutico a qualsiasi loro futuro utilizzo.

Qual è la questione principale affrontata in questa ordinanza?
La questione centrale riguarda la possibilità per un’azienda di utilizzare le perdite fiscali di anni precedenti per ridurre un maggior reddito contestato dall’Amministrazione Finanziaria, specialmente quando la legittimità di quelle stesse perdite è oggetto di un altro contenzioso.

La Corte di Cassazione ha deciso se le perdite potevano essere utilizzate?
No, la Corte non ha deciso nel merito. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con la quale ha rinviato la causa per una trattazione congiunta con un altro ricorso pendente, relativo proprio alla legittimità delle perdite in questione.

Perché la Corte ha deciso di unire i due ricorsi?
La Corte ha ritenuto opportuno unire i due ricorsi per assicurare una decisione coerente ed evitare giudicati contrastanti. L’esito del giudizio sulla legittimità delle perdite è infatti un presupposto indispensabile per poter decidere sul loro corretto utilizzo in compensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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