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Utilizzo perdite fiscali: la Cassazione chiarisce

Una società cinematografica ha ricevuto un avviso di accertamento per omessa fatturazione. Ha chiesto di compensare il maggior reddito con perdite fiscali pregresse, ma l’Amministrazione Finanziaria ha negato la richiesta perché tali perdite erano già oggetto di contestazione in un altro procedimento. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione dei giudici di merito, ha stabilito che non è possibile procedere all’utilizzo perdite fiscali se la loro spettanza è sub iudice, ovvero ancora oggetto di un contenzioso pendente. La Corte ha riscontrato un errore di giudizio nella sentenza precedente, che aveva ignorato la pendenza della contestazione.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utilizzo perdite fiscali: la Cassazione fissa i paletti in caso di contestazione

L’utilizzo di perdite fiscali pregresse per abbattere il reddito imponibile è uno strumento fondamentale per la gestione finanziaria delle imprese. Tuttavia, la sua applicabilità può diventare complessa quando le perdite stesse sono oggetto di contestazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su questo scenario, stabilendo un principio chiaro: se la spettanza delle perdite è ancora in discussione in un altro contenzioso, esse non possono essere utilizzate in compensazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Contesa tra Fisco e Azienda

Una nota società operante nel settore cinematografico riceveva un avviso di accertamento dall’Amministrazione Finanziaria. L’Ufficio contestava l’omessa fatturazione di operazioni imponibili per un importo significativo, con conseguente recupero a tassazione ai fini IRES, IRAP e IVA. A seguito della notifica, la società avviava un procedimento di accertamento con adesione, chiedendo di poter utilizzare una parte delle perdite fiscali accumulate negli anni precedenti per ridurre il maggior imponibile determinato a suo carico.

Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria respingeva tale richiesta. La ragione del diniego risiedeva nel fatto che quelle stesse perdite erano già state disconosciute in un separato avviso di accertamento, dando origine a un altro contenzioso tributario tra le medesime parti. La società decideva quindi di impugnare l’avviso di accertamento dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, che accoglieva il ricorso.

L’Utilizzo Perdite Fiscali Secondo i Giudici di Merito

La decisione di primo grado veniva confermata anche in appello dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR). I giudici di secondo grado, pur dando atto dell’esistenza di un altro contenzioso sulla spettanza delle perdite, affermavano che, in assenza di una rettifica definitiva della dichiarazione dei redditi, il contribuente avesse la facoltà, secondo l’art. 84 del TUIR, di utilizzare le perdite pregresse per diminuire il reddito dell’anno. In sostanza, la CTR riteneva che, fino a prova contraria, le perdite indicate in dichiarazione fossero utilizzabili.

Contro questa sentenza, l’Amministrazione Finanziaria proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione delle norme sull’utilizzo delle perdite fiscali e sul principio di compensazione.

L’Intervento della Cassazione e il Principio sull’Utilizzo Perdite Fiscali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa commissione per un nuovo esame.

L’Errore della Commissione Tributaria Regionale

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte è l’evidente contraddizione e l’errore di giudizio (error in iudicando) in cui erano incorsi i giudici d’appello. La CTR, infatti, da un lato riconosceva che la spettanza delle perdite era oggetto di un contenzioso specifico (avendo essa stessa deciso in pari data su quel diverso appello), ma dall’altro lato affermava che le perdite erano utilizzabili “in assenza di contestazioni”.

Questa affermazione è stata ritenuta palesemente illogica e giuridicamente errata. La Corte ha sottolineato come la CTR abbia sussunto la fattispecie concreta (presenza di una contestazione) in una previsione normativa che presuppone l’esatto contrario (assenza di contestazioni).

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha chiarito che l’operatività della compensazione tributaria, prevista dall’art. 8 della Legge n. 212/2000 (Statuto del Contribuente), richiede un controllo sulla sussistenza dei relativi presupposti. Nel caso specifico, il presupposto fondamentale era l’effettiva spettanza e utilizzabilità delle perdite pregresse dichiarate dalla società. Poiché l’Amministrazione Finanziaria aveva formalmente contestato tali perdite con un apposito avviso di accertamento, era necessario verificare l’esito di tale contenzioso. L’esistenza stessa di una lite pendente sulla legittimità di quelle perdite costituiva un impedimento al loro utilizzo in compensazione per estinguere un diverso debito tributario. La Corte ha ribadito che non si può dare per certo un credito (in questo caso, il diritto a riportare le perdite) quando la sua esistenza è messa in discussione in un giudizio.

Le Conclusioni e l’Impatto Pratico

La decisione stabilisce un principio fondamentale per le imprese: non è possibile utilizzare in compensazione perdite fiscali la cui spettanza sia stata formalmente contestata dall’Amministrazione Finanziaria e sia ancora oggetto di un procedimento giudiziario. L’esito del contenzioso specifico sulle perdite è pregiudiziale rispetto alla possibilità di usarle per ridurre altri debiti d’imposta. Questa ordinanza rafforza la necessità di una gestione prudente dei crediti e delle perdite fiscali, specialmente quando la loro validità è incerta. Le aziende devono quindi attendere la definizione del contenzioso prima di poter contare su tali poste per compensare altre passività fiscali, evitando così di incorrere in ulteriori contestazioni.

È possibile utilizzare perdite fiscali di anni precedenti per diminuire un maggior reddito accertato dal Fisco?
Sì, in linea di principio è possibile ai sensi dell’art. 84 del TUIR. Il contribuente può computare le perdite di esercizi precedenti in diminuzione del reddito dei periodi d’imposta successivi, entro certi limiti temporali.

Cosa succede se l’Amministrazione Finanziaria ha già contestato la validità di tali perdite in un altro procedimento?
In questo caso, secondo la Corte di Cassazione, non è possibile utilizzare tali perdite in compensazione. L’esistenza di una contestazione formale e di un contenzioso pendente sulla loro spettanza sospende la facoltà di utilizzarle fino alla definizione della lite.

Qual è stato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale in questo caso?
La Commissione ha commesso un ‘error in iudicando’ affermando contraddittoriamente che le perdite fossero utilizzabili ‘in assenza di contestazioni’, pur avendo essa stessa dato atto che esisteva un contenzioso specifico proprio su quelle perdite. Ha ignorato la pendenza della lite come elemento ostativo alla compensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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