LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Utili presunti: soci e deduzione forfettaria dei costi

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una socia di una Srl a cui erano stati attribuiti utili presunti non dichiarati dalla società. La Corte ha stabilito che, a fronte di ricavi accertati presuntivamente dall’Agenzia delle Entrate tramite indagini bancarie, è legittimo riconoscere una deduzione forfettaria dei costi di produzione, anche in assenza di prove documentali specifiche. Questa decisione, basata su un precedente intervento della Corte Costituzionale, riequilibra l’onere della prova a carico del contribuente e rigetta il ricorso dell’amministrazione finanziaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Presunti e Costi: La Cassazione sui Soci di Srl

La gestione fiscale delle società a ristretta base partecipativa presenta complessità notevoli, specialmente quando l’amministrazione finanziaria contesta l’esistenza di utili presunti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21171 del 29 luglio 2024, ha fornito chiarimenti fondamentali su un aspetto cruciale: la possibilità per il contribuente di opporre la deduzione presuntiva dei costi a fronte di ricavi accertati presuntivamente. Questa decisione rafforza le tutele per i soci, riequilibrando il rapporto con il Fisco.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una contribuente, socia al 48% di una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di indagini bancarie sul conto corrente della società, aveva accertato maggiori ricavi non dichiarati per l’anno d’imposta 2007. Di conseguenza, l’amministrazione finanziaria aveva imputato alla socia la sua quota di questi utili presunti come reddito da partecipazione, sulla base del principio che nelle società a ristretta base azionaria gli utili non contabilizzati si presumono distribuiti ai soci.

La contribuente aveva impugnato l’atto, e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva parzialmente accolto il suo appello. I giudici di secondo grado, pur ritenendo legittima la ricostruzione dei ricavi operata dal Fisco, avevano stabilito che da tali maggiori ricavi si dovessero detrarre i costi presuntivamente sostenuti per la loro produzione. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione contro questa decisione.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi degli Utili Presunti

L’Agenzia delle Entrate ha basato il suo ricorso su quattro motivi principali, due di natura procedurale e due di merito.

In primo luogo, lamentava una motivazione apparente della sentenza della CTR, sostenendo che si fosse concentrata sull’accertamento relativo alla società anziché su quello individuale della socia. La Cassazione ha respinto questa doglianza, chiarendo che l’accertamento societario è l’antecedente logico-giuridico di quello a carico del socio. Pertanto, la motivazione era pienamente conforme al “minimo costituzionale” richiesto.

In secondo luogo, l’Agenzia contestava la mancata sospensione del giudizio in attesa della definizione del contenzioso relativo alla società. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha spiegato che la sospensione è obbligatoria solo quando la causa pregiudiziale è ancora pendente in primo grado. Essendoci già una sentenza di primo grado sulla società, la sospensione diventava facoltativa, rimessa alla discrezionalità del giudice.

I motivi centrali, tuttavia, riguardavano il merito della questione: la CTR avrebbe errato nel ridurre l’imponibile riconoscendo una percentuale di costi in assenza di prove specifiche fornite dalla contribuente, violando così le norme sull’onere della prova.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, esaminando congiuntamente il terzo e il quarto motivo, li ha ritenuti infondati, basando la sua decisione su un principio fondamentale sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 10 del 2023. Tale pronuncia ha operato una interpretazione adeguatrice dell’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973, che disciplina gli accertamenti basati su indagini bancarie.

Il punto chiave è il seguente: a fronte della presunzione legale secondo cui i movimenti bancari non giustificati costituiscono ricavi occulti, il contribuente imprenditore può opporre una “prova presuntiva contraria”. Nello specifico, può eccepire l’incidenza percentuale dei costi di produzione che, logicamente, devono essere stati sostenuti per generare quei maggiori ricavi. Questi costi, seppur non documentati analiticamente, devono essere detratti dall’ammontare dei ricavi presunti per determinare il reddito effettivo.

La Cassazione ha affermato che questo principio si applica pienamente al caso di specie. La CTR, quindi, non ha violato alcuna norma riconoscendo una riduzione dell’imponibile a titolo di costi presunti. In questo modo, si evita che la presunzione di ricavi si trasformi in una presunzione assoluta di reddito, garantendo una tassazione più aderente alla reale capacità contributiva.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante orientamento a tutela del contribuente. Viene confermato che la presunzione di distribuzione degli utili presunti ai soci di società a ristretta base partecipativa rimane valida, ma il calcolo di tali utili deve essere corretto. Se i ricavi sono determinati in via presuntiva, anche i relativi costi possono essere riconosciuti in via presuntiva. In conclusione, il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato rigettato, stabilendo che l’onere del contribuente di provare i costi è attenuato quando l’accertamento stesso si fonda su presunzioni, ristabilendo un equilibrio probatorio tra le parti del processo tributario.

Quando una società a ristretta base ha utili non dichiarati, questi possono essere attribuiti ai soci?
Sì, la sentenza conferma la validità della presunzione secondo cui gli utili extracontabili prodotti da società di capitali a ristretta base azionaria vengono attribuiti “pro quota” ai soci nel corso dello stesso esercizio.

È obbligatorio sospendere il processo del socio in attesa della sentenza sulla società?
No. La sospensione è obbligatoria solo se la causa sulla società è ancora pendente in primo grado. Se esiste già una sentenza di primo grado, la sospensione del processo del socio è una scelta facoltativa e discrezionale del giudice.

Se l’Agenzia accerta ricavi da indagini bancarie, si possono dedurre i costi senza prove documentali?
Sì. In base a un’interpretazione della Corte Costituzionale, il contribuente può contrastare la presunzione legale di ricavi opponendo una prova presuntiva contraria, ovvero eccependo un’incidenza percentuale forfettaria di costi di produzione, che devono essere detratti dai ricavi presunti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati