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Utili extracontabili socio: limiti alla contestazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7676/2025, ha chiarito i limiti della difesa del socio di una società a ristretta base di fronte a un accertamento per utili extracontabili. La Corte ha stabilito che il socio non può contestare l’esistenza dei ricavi non dichiarati dalla società se l’avviso di accertamento a quest’ultima è divenuto definitivo. La sua difesa è limitata a dimostrare la mancata distribuzione di tali utili. Tuttavia, ha accolto il ricorso riguardo le sanzioni, affermando l’applicazione retroattiva della normativa più favorevole (ius superveniens).

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili extracontabili socio: cosa succede se l’accertamento alla società è definitivo?

L’accertamento di utili extracontabili in capo a un socio di una società a responsabilità limitata è una delle questioni più frequenti nel contenzioso tributario. La presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati dalla società ai suoi soci è un’arma potente per l’Amministrazione Finanziaria. Con la recente ordinanza n. 7676 del 22 marzo 2025, la Corte di Cassazione torna sul tema, delineando con precisione i confini della difesa del socio, soprattutto quando l’accertamento nei confronti della società è diventato inattaccabile. Vediamo nel dettaglio i principi affermati.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un socio di una S.r.l. immobiliare che si è visto notificare un avviso di accertamento IRPEF. L’Agenzia delle Entrate gli imputava un maggior reddito, presumendo che avesse percepito la sua quota (pari all’80%) degli utili extra bilancio precedentemente accertati in capo alla società.

La società aveva inizialmente impugnato il proprio avviso di accertamento, ma a seguito del suo fallimento, il giudizio non era stato proseguito dal curatore, rendendo così l’atto impositivo definitivo.

Il socio, nel proprio ricorso, contestava sia l’esistenza stessa di tali utili (sostenendo che alcuni corrispettivi non fossero mai stati incassati dalla società), sia la legittimità della presunzione di distribuzione. I giudici di merito avevano respinto le sue argomentazioni, confermando la validità dell’accertamento.

La Decisione della Cassazione sugli utili extracontabili socio

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso del contribuente, giungendo a una decisione divisa: ha rigettato il primo motivo, relativo alla contestazione dei ricavi societari, ma ha accolto il secondo, concernente l’applicazione delle sanzioni.

Il Principio della “Preclusione” per il Socio

Il punto centrale della pronuncia riguarda il primo motivo. La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: il socio di una società di capitali a ristretta base non può rimettere in discussione i fatti che hanno fondato l’accertamento a carico della società, qualora tale accertamento sia divenuto definitivo.

In altre parole, se l’atto impositivo notificato alla società non è stato impugnato o se l’impugnazione si è conclusa senza successo, la sussistenza dei maggiori ricavi non può più essere contestata dal socio nel suo giudizio personale. L’unica eccezione a questa regola si verifica quando l’avviso di accertamento non sia stato regolarmente notificato alla società; solo in quel caso, l’atto è inopponibile al socio, che può quindi contestare nel merito i fatti.

La difesa del socio, in questi casi, è limitata a provare che gli utili, sebbene esistenti, non gli sono stati distribuiti perché, ad esempio, sono stati accantonati o reinvestiti nell’attività aziendale. In alternativa, può dimostrare la sua completa estraneità alla gestione e conduzione della società.

L’Applicazione del “Favor Rei” per le Sanzioni

Sul secondo motivo, la Corte ha invece dato ragione al contribuente. Il ricorrente lamentava la mancata applicazione della disciplina sanzionatoria più favorevole introdotta dal D.Lgs. n. 158/2015, successivo ai fatti contestati. Questa normativa aveva ridotto la forbice edittale della sanzione applicabile dal 100%-200% al 90%-180% della maggiore imposta.

La Cassazione ha confermato che il principio dello ius superveniens (o favor rei), secondo cui si applica la legge successiva più mite, è pienamente operativo in materia di sanzioni tributarie per tutti i giudizi ancora pendenti. Di conseguenza, ha cassato la sentenza impugnata su questo specifico punto, rinviando la causa al giudice di merito per la rideterminazione delle sanzioni alla luce della normativa più favorevole.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una netta distinzione tra l’obbligazione tributaria della società e quella del socio. L’accertamento definitivo a carico della società crea un presupposto di fatto che non può essere più messo in discussione dal socio nel suo giudizio. Questo per garantire la coerenza e la certezza del sistema giuridico. Permettere al socio di contestare i ricavi della società significherebbe riaprire una questione già definita, con il rischio di decisioni contrastanti.

Per quanto riguarda le sanzioni, la motivazione risiede nel principio di legalità e di retroattività della legge più favorevole in materia sanzionatoria, che ha carattere generale e si applica anche alle sanzioni amministrative tributarie. È compito del giudice, anche d’ufficio, applicare la normativa sopravvenuta più vantaggiosa per il contribuente in ogni stato e grado del processo.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti indicazioni pratiche per i soci di società a ristretta base. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale per i soci di assicurarsi che la società si difenda adeguatamente contro un avviso di accertamento. La definitività di tale atto, infatti, preclude quasi ogni possibilità di difesa nel merito per il socio. In secondo luogo, conferma la necessità di verificare sempre, anche durante un contenzioso, se siano intervenute modifiche normative che possano mitigare il carico sanzionatorio. La decisione della Corte impone ai giudici di merito di procedere a questa verifica, garantendo l’applicazione del trattamento più favorevole previsto dalla legge.

Un socio di una s.r.l. può contestare l’esistenza degli utili extracontabili accertati alla società?
No, non può farlo se l’avviso di accertamento notificato alla società è divenuto definitivo. La contestazione nel merito dei fatti accertati alla società è possibile per il socio solo nel caso in cui l’avviso di accertamento non sia stato regolarmente notificato a quest’ultima.

Cosa può fare il socio per difendersi dall’accertamento che gli imputa i profitti non dichiarati dalla società?
Quando l’accertamento sulla società è definitivo, il socio può difendersi unicamente eccependo che i maggiori ricavi accertati non sono stati distribuiti, ma sono stati accantonati o reinvestiti dalla società. In alternativa, può dimostrare la propria totale estraneità alla gestione e conduzione societaria.

Se una legge cambia le sanzioni tributarie rendendole più leggere, si può applicare ai processi già in corso?
Sì. Secondo la Corte, la disciplina sanzionatoria più favorevole sopravvenuta (ius superveniens) deve essere applicata in tutti i giudizi ancora in corso, in base al principio del favor rei.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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