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Utili extracontabili: quando si presumono distribuiti?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2752/2024, ha confermato la legittimità della presunzione di distribuzione ai soci degli utili extracontabili accertati in capo a una società di capitali a ristretta base azionaria. Il caso riguardava un socio a cui l’Agenzia delle Entrate aveva imputato, in proporzione alla sua quota, i maggiori ricavi non dichiarati dalla società. La Corte ha ribadito che la ristretta compagine sociale costituisce il presupposto per tale presunzione, invertendo l’onere della prova sul contribuente. È stato inoltre chiarito che a tali utili, in quanto occulti, non si applica il regime di tassazione parziale previsto per i dividendi ordinari, ma sono soggetti a imposizione per l’intero ammontare.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili: La Cassazione Conferma la Presunzione di Distribuzione ai Soci

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 2752 del 30 gennaio 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per le società di capitali a compagine ristretta: la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci. La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, chiarendo le condizioni che legittimano l’Amministrazione Finanziaria a imputare direttamente ai soci i profitti non dichiarati dalla società. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una verifica fiscale condotta nei confronti di una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate accertava maggiori ricavi non contabilizzati per gli anni 2003 e 2004, notificando i relativi avvisi di accertamento alla società. Tali atti divenivano definitivi per mancata impugnazione.

Successivamente, l’Ufficio notificava al socio di maggioranza due avvisi di accertamento personali, con i quali imputava a quest’ultimo, a titolo di reddito di capitale, una quota dei maggiori ricavi accertati in capo alla società. La percentuale imputata corrispondeva alla sua quota di partecipazione (95% per un periodo e 100% per il resto). L’Amministrazione Finanziaria basava la sua pretesa sulla presunzione che, in una società a ristretta base azionaria, gli utili non dichiarati vengano distribuiti ai soci.

Il contribuente impugnava gli avvisi, dando inizio a un lungo contenzioso che, dopo vari gradi di giudizio, giungeva dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la piena legittimità degli avvisi di accertamento. I giudici hanno ritenuto infondati tutti i motivi di doglianza, fornendo importanti chiarimenti sui principi che governano la materia.

Le Motivazioni della Sentenza: Analisi della presunzione sugli utili extracontabili

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni pilastri argomentativi consolidati, che meritano un’analisi approfondita.

La Rilevanza della “Ristretta Base Azionaria”

Il punto centrale della sentenza è la valorizzazione della natura della società. Secondo la Cassazione, la “ristrettezza della compagine societaria” è il fatto noto che permette di presumere, logicamente, la distribuzione degli utili extracontabili ai soci. In contesti del genere, il vincolo di solidarietà e di reciproco controllo tra i pochi soci rende plausibile che tutti siano a conoscenza degli affari sociali, inclusa l’esistenza di profitti occulti, e che abbiano partecipato alla loro ripartizione.

Questa non è una “presunzione di secondo grado” (vietata dalla legge), ma un’unica presunzione che dal fatto noto (la struttura societaria) deduce il fatto ignoto (la distribuzione degli utili). Di conseguenza, l’accertamento definitivo a carico della società costituisce il presupposto necessario per l’azione di recupero fiscale nei confronti dei soci.

L’Onere della Prova a Carico del Socio

Una volta che l’Amministrazione Finanziaria ha legittimamente applicato la presunzione, l’onere della prova si inverte. Spetta al socio dimostrare il contrario. Non è sufficiente contestare l’accertamento societario, ma è necessario fornire una prova concreta e specifica che i maggiori utili non sono stati distribuiti. Il contribuente deve provare, ad esempio, che tali somme sono state accantonate, reinvestite nell’attività d’impresa o destinate a riserve specifiche. In assenza di tale prova, la presunzione resta pienamente valida.

L’Inapplicabilità dell’Esenzione Fiscale per gli Utili Occulti

Un altro motivo di ricorso respinto riguardava la mancata applicazione del regime di tassazione agevolata previsto per i dividendi (art. 47 del TUIR), che all’epoca dei fatti prevedeva una tassazione parziale. La Corte ha chiarito in modo inequivocabile che tale beneficio è riservato esclusivamente agli utili regolarmente contabilizzati e deliberati.

Gli utili extracontabili, proprio perché derivanti da un’evasione d’imposta a livello societario (IRES), non possono godere di alcun regime di favore. La logica dell’esenzione parziale è quella di evitare una doppia imposizione economica (prima sulla società e poi sul socio). Venendo meno il presupposto, ovvero la tassazione in capo alla società, viene meno anche il beneficio per il socio. Tali redditi, pertanto, sono assoggettati a tassazione per il loro intero ammontare.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di fondamentale importanza nel diritto tributario: nelle società di capitali a ristretta base azionaria, il legame stretto tra i soci crea una presunzione forte di consapevolezza e condivisione delle strategie aziendali, anche quelle illecite. La conseguenza diretta è che i profitti non dichiarati dalla società si considerano percepiti dai soci in proporzione alle loro quote. Per vincere questa presunzione, il socio deve farsi parte attiva, fornendo una prova rigorosa della mancata distribuzione, un compito spesso tutt’altro che semplice.

In una società a ristretta base azionaria, gli utili non dichiarati si considerano automaticamente distribuiti ai soci?
Sì, la Corte di Cassazione conferma l’esistenza di una presunzione legale secondo cui gli utili extracontabili accertati a carico di una società a ristretta base partecipativa si considerano distribuiti ‘pro quota’ ai soci. La stessa struttura societaria ristretta è il fatto noto da cui si deduce la distribuzione.

Come può un socio difendersi da un accertamento basato sulla presunzione di distribuzione di utili extracontabili?
Il socio ha l’onere di fornire la prova contraria. Deve dimostrare concretamente che i maggiori redditi accertati non sono stati distribuiti, ma, ad esempio, sono stati accantonati dalla società o reinvestiti in essa. La semplice negazione non è sufficiente.

Agli utili extracontabili distribuiti ai soci si applica la tassazione agevolata prevista per i dividendi (es. esenzione parziale)?
No. La Corte ha chiarito che il regime di parziale esenzione, volto a evitare la doppia imposizione economica, si applica solo agli utili regolarmente dichiarati dalla società. Gli utili extracontabili, essendo conseguiti in evasione d’imposta a livello societario, sono tassati integralmente in capo al socio percettore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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