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Utili extracontabili: quando si applica la presunzione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32317/2024, ha esaminato il caso di un socio di una società a ristretta base, accertato per maggiori redditi da partecipazione. La controversia verteva sulla corretta determinazione degli utili extracontabili da attribuire al socio. La Corte ha stabilito che, in caso di utili non contabilizzati (‘in nero’), la presunzione di distribuzione al socio si applica sull’intero importo dei maggiori ricavi accertati in capo alla società, senza poter dedurre le imposte Ires e Irap. Tale meccanismo non viola il divieto di doppia imposizione. La Corte ha però accolto il motivo relativo all’applicazione di sanzioni più favorevoli sopravvenute.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili e Società a Ristretta Base: La Cassazione Chiarisce la Tassazione

La gestione degli utili extracontabili nelle società a ristretta base partecipativa rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto tributario. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 32317 del 2024, offre importanti chiarimenti su come tali redditi debbano essere tassati in capo ai soci, consolidando un orientamento giurisprudenziale rigoroso. La vicenda analizzata riguarda un socio di maggioranza di una S.r.l. alberghiera, al quale l’Agenzia delle Entrate aveva notificato un avviso di accertamento per maggiori redditi da partecipazione, derivanti da utili societari non dichiarati.

Il Contesto: Accertamento Fiscale su Redditi da Partecipazione

L’Amministrazione finanziaria aveva inizialmente accertato un maggior imponibile ai fini Ires, Irap e Iva nei confronti di una società a responsabilità limitata. Sulla base di tale accertamento, e considerando la compagine sociale ristretta, l’Ufficio ha presunto che gli utili extracontabili fossero stati distribuiti al socio di maggioranza (detentore dell’80% delle quote) e, di conseguenza, ha emesso un avviso di accertamento per recuperare la maggiore Irpef dovuta da quest’ultimo.

Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che, ai fini della determinazione del suo reddito personale, dai maggiori ricavi accertati alla società si sarebbero dovute dedurre le imposte societarie (Ires e Irap). In sostanza, chiedeva di essere tassato solo sugli utili netti, non sui ricavi lordi. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, aveva respinto questa tesi, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sugli Utili Extracontabili

La Suprema Corte ha esaminato congiuntamente i motivi di ricorso del contribuente, incentrati sulla violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, sulla scorretta applicazione delle norme in materia di redditi da partecipazione e sul divieto di doppia imposizione.

La Presunzione di Distribuzione degli Utili in Nero

Il punto centrale della decisione riguarda la natura degli utili extracontabili. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: la presunzione di distribuzione ai soci dei maggiori redditi accertati in capo a una società a ristretta base si applica all’intero ammontare degli utili non contabilizzati. La normativa che prevede una tassazione parziale dei dividendi (art. 47 t.u.i.r.) è concepita per mitigare la doppia imposizione economica sugli utili regolarmente deliberati e distribuiti, che sono già stati tassati in capo alla società con Ires.

Questa agevolazione, tuttavia, non si estende agli utili extracontabili (o ‘in nero’), poiché questi, per loro natura, non sono mai entrati nella contabilità ufficiale della società e, di conseguenza, non hanno mai subito la tassazione Ires. Pertanto, non sussiste alcuna doppia imposizione da mitigare. Il socio viene quindi tassato sull’intero importo dei ricavi non dichiarati che si presume abbia percepito.

Nessuna Doppia Imposizione per gli Utili Extracontabili

La Cassazione ha anche rigettato la censura relativa alla violazione del divieto di doppia imposizione (art. 163 t.u.i.r.). Tale divieto opera quando la stessa imposta viene applicata più volte in dipendenza dello stesso presupposto. Nel caso di specie, invece, si tratta di due imposte diverse (Ires per la società e Irpef per il socio) che colpiscono soggetti giuridici distinti e si fondano su presupposti impositivi differenti: l’utile societario da un lato e il reddito da partecipazione percepito dal socio dall’altro.

Applicazione del Principio del Favor Rei sulle Sanzioni

L’unico motivo di ricorso accolto dalla Corte è stato quello relativo alla rideterminazione delle sanzioni. Il contribuente aveva richiesto l’applicazione del regime sanzionatorio più favorevole introdotto dal D.Lgs. n. 158/2015, che ha ridotto la sanzione per dichiarazione infedele dal 100% al 90%.

Confermando il principio del favor rei, la Corte ha stabilito che, essendo il processo ancora pendente al momento dell’entrata in vigore della nuova normativa, il contribuente ha diritto all’applicazione della sanzione più mite. Per questo specifico punto, la sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la propria decisione distinguendo nettamente tra utili distribuiti ufficialmente e utili extracontabili. Solo i primi, essendo già stati assoggettati a Ires, beneficiano di meccanismi volti a evitare la doppia imposizione economica. I secondi, sfuggendo a qualsiasi tassazione a livello societario, vengono attribuiti ‘al lordo’ ai soci, i quali sono tenuti a pagarvi l’Irpef per intero. La presunzione di distribuzione si fonda sul fatto che, in una compagine sociale ristretta, è inverosimile che gli amministratori-soci occultino ricavi senza appropriarsene. La logica del sistema è quella di non concedere alcun beneficio fiscale a chi opera al di fuori della legalità contabile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per i soci di società a ristretta base: in caso di accertamento di ricavi ‘in nero’, l’impatto fiscale a livello personale può essere molto significativo. Non è possibile invocare la deduzione delle imposte societarie, poiché la legge non intende agevolare chi ha occultato redditi al Fisco. La decisione sottolinea l’importanza di una corretta tenuta della contabilità societaria, poiché le conseguenze di eventuali evasioni si ripercuotono direttamente e pesantemente sui soci. L’unico spiraglio per il contribuente, in questo caso, è stata la possibilità di beneficiare di una riduzione delle sanzioni grazie al principio del favor rei.

Quando si presume che gli utili extracontabili di una società a ristretta base siano stati distribuiti ai soci?
In presenza di una società a ristretta base sociale, la giurisprudenza costante presume che i maggiori redditi accertati alla società, ma non contabilizzati (‘utili in nero’), siano stati distribuiti ai soci, data la stretta interconnessione tra la gestione societaria e gli interessi dei pochi soci.

Gli utili extracontabili attribuiti al socio devono essere calcolati al netto delle imposte (Ires e Irap) che la società avrebbe dovuto pagare?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la normativa che permette di mitigare la doppia imposizione (come l’art. 47 t.u.i.r.) si applica solo agli utili regolarmente contabilizzati e distribuiti. Per gli utili extracontabili, che non sono mai stati assoggettati a tassazione in capo alla società, non è prevista alcuna deduzione delle imposte societarie e l’intero importo viene attribuito al socio per la tassazione Irpef.

L’imposizione degli utili extracontabili prima sulla società (Ires) e poi sul socio (Irpef) costituisce una doppia imposizione vietata?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di una doppia imposizione vietata dall’art. 163 t.u.i.r., in quanto si tratta di una duplicità di prelievo meramente economica. Le imposte (Ires e Irpef) sono diverse, colpiscono soggetti giuridici distinti (società e socio) e si basano su presupposti diversi (produzione di reddito d’impresa e percezione di reddito da partecipazione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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