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Utili extracontabili: onere della prova per i soci

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23700/2024, ha affrontato il caso di un accertamento fiscale per utili extracontabili a carico del socio di una Srl a ristretta base partecipativa. La Corte ha confermato la legittimità della presunzione di distribuzione di tali utili ai soci, invertendo l’onere della prova. Tuttavia, ha cassato la sentenza per la mancata applicazione del principio del ‘favor rei’ sulle sanzioni, rinviando la causa per un nuovo esame su questo punto.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili nelle Srl Ristrette: Chi Deve Provare Cosa?

La gestione fiscale delle società a ristretta base partecipativa presenta delle peculiarità che ogni socio dovrebbe conoscere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo la tassazione degli utili extracontabili, chiarendo come si distribuisce l’onere della prova tra Fisco e contribuente. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire le implicazioni pratiche per i soci di Srl.

I Fatti del Caso: L’Accertamento Fiscale al Socio

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un socio, detentore del 24% delle quote di una Srl. L’Amministrazione Finanziaria contestava al contribuente di aver percepito un reddito superiore a quello dichiarato, basandosi sulla presunzione che la società avesse distribuito utili extracontabili. Questi profitti non dichiarati derivavano, secondo il Fisco, da costi fittizi legati a fatture per operazioni commerciali ritenute inesistenti.

Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo principalmente due argomenti:
1. L’illegittimità della presunzione di distribuzione degli utili, basata unicamente sulla natura di società a ristretta base sociale.
2. La mancata prova, da parte del Fisco, dell’effettiva percezione di tali utili.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le ragioni del contribuente, confermando la validità dell’accertamento. Il caso è quindi approdato in Corte di Cassazione.

L’Onere della Prova per gli Utili Extracontabili e la Decisione della Cassazione

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla violazione delle norme sull’onere della prova. Il socio sosteneva che spettasse all’Agenzia delle Entrate dimostrare non solo la ristretta base sociale, ma anche l’effettiva distribuzione dei profitti occulti, utilizzando presunzioni gravi, precise e concordanti.

La Cassazione ha rigettato questa tesi, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Secondo la Corte, nel caso di società di capitali a ristretta base partecipativa, è legittima la presunzione che gli utili extracontabili accertati a carico della società siano stati distribuiti ai soci. Il “fatto noto” da cui scaturisce la presunzione non è l’esistenza dei maggiori redditi della società, ma la “ristrettezza dell’assetto societario”. Questa condizione implica un forte vincolo di solidarietà e un controllo reciproco tra i soci, rendendo altamente probabile che i profitti non contabilizzati vengano divisi tra loro.

Di conseguenza, l’onere della prova si inverte: spetta al socio dimostrare il contrario. Il contribuente deve provare che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti, ma, ad esempio, accantonati o reinvestiti nell’attività aziendale, oppure di essere totalmente estraneo alla gestione sociale.

La Sospensione del Giudizio e il Principio del Favor Rei

Il contribuente aveva lamentato anche la mancata sospensione del proprio giudizio in attesa della definizione di quello, pregiudicante, a carico della società. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che, quando la causa pregiudicante è stata decisa con una sentenza non ancora definitiva, la sospensione non è obbligatoria ma facoltativa per il giudice.

Il terzo motivo di ricorso, invece, è stato accolto. Il socio lamentava la mancata applicazione delle sanzioni ridotte previste da una nuova normativa più favorevole (ius superveniens), in violazione del principio del favor rei. La Corte ha confermato che lo ius superveniens si applica a tutti i giudizi ancora in corso ed è compito del giudice di merito applicare la disciplina sanzionatoria più vantaggiosa per il contribuente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi su un orientamento consolidato. La presunzione di distribuzione degli utili ai soci di società a ristretta base sociale non costituisce una “doppia presunzione” vietata, poiché il fatto noto è la struttura stessa della società, che permette un agevole controllo reciproco tra i pochi soci. Questo rende verosimile che qualsiasi vantaggio economico ottenuto “in nero” dalla società sia ripartito tra di essi. Pertanto, una volta che l’amministrazione finanziaria ha provato l’esistenza di utili extracontabili e la natura ristretta della compagine sociale, spetta al socio fornire la prova contraria.
Sul fronte sanzionatorio, la motivazione risiede nel principio di legalità e di retroattività della legge più favorevole in materia punitiva, un cardine del nostro ordinamento che trova applicazione anche nel diritto tributario. Il giudice di merito aveva errato nel non ricalcolare le sanzioni alla luce della nuova e più mite normativa entrata in vigore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un concetto cruciale per i soci di Srl a conduzione familiare o con pochi membri: la trasparenza fiscale della società si riflette direttamente sulla loro posizione personale. In caso di accertamento di utili extracontabili a carico della società, la presunzione di distribuzione ai soci è quasi automatica. Per difendersi, non basta contestare genericamente l’accertamento societario, ma è necessario fornire prove concrete che dimostrino la mancata percezione dei profitti, come verbali di assemblea che deliberano l’accantonamento a riserva o prove di reinvestimento. La decisione, infine, conferma un’importante tutela per il contribuente: il diritto all’applicazione della sanzione più favorevole in caso di modifiche legislative, anche a processo in corso.

In una Srl a base ristretta, chi deve provare la distribuzione di utili extracontabili?
Una volta che l’Agenzia delle Entrate ha provato l’esistenza di utili non contabilizzati e la natura ristretta della compagine sociale, si presume che tali utili siano stati distribuiti. L’onere della prova si inverte e spetta al singolo socio dimostrare di non averli percepiti, provando ad esempio che sono stati reinvestiti o accantonati dalla società.

Il giudizio a carico del socio deve essere sempre sospeso in attesa della decisione definitiva sulla società?
No. La sospensione del processo del socio in attesa della definizione di quello a carico della società non è obbligatoria, ma costituisce una facoltà discrezionale del giudice, specialmente quando la sentenza sulla società non è ancora passata in giudicato.

Se le sanzioni tributarie cambiano durante un processo, quale legge si applica?
Si applica il principio del favor rei, in base al quale deve essere utilizzata la normativa più favorevole al contribuente. Se una nuova legge introduce sanzioni più miti mentre il giudizio è ancora in corso, il giudice ha il dovere di applicarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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