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Utili extracontabili: onere della prova del socio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21158 del 2024, ha stabilito che in una società a ristretta base sociale, la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci non può essere superata semplicemente dimostrando la propria estraneità alla gestione o l’esistenza di conflitti interni. Il socio ha l’onere di provare che i maggiori ricavi non sono stati realizzati, che sono stati reinvestiti o accantonati, oppure che un altro soggetto se ne è appropriato. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva ritenuto sufficiente la prova del dissidio tra soci, specificando che tale prova deve essere rigorosa e non basata su circostanze successive all’anno d’imposta contestato.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili: Come il Socio Può Superare la Presunzione Fiscale

Quando l’Amministrazione Finanziaria accerta l’esistenza di utili extracontabili in una società a ristretta base partecipativa, scatta una presunzione quasi automatica: quegli utili si considerano distribuiti ai soci e, di conseguenza, tassabili in capo a loro. Ma cosa può fare un socio per difendersi, specialmente se si ritiene estraneo alla gestione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21158/2024) fa chiarezza sull’onere della prova, stabilendo principi rigorosi che ogni imprenditore dovrebbe conoscere.

Il Caso: L’Accertamento Fiscale e la Difesa del Socio

La vicenda nasce da un avviso di accertamento notificato a un socio di una S.r.l., detentore del 50% delle quote. L’Agenzia delle Entrate, sulla base di un reddito da partecipazione accertato in capo alla società per l’anno d’imposta 2004, attribuiva al socio la sua quota di utili non dichiarati.
Nei primi due gradi di giudizio, le commissioni tributarie avevano dato ragione al contribuente. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto superata la presunzione di distribuzione degli utili, valorizzando alcuni elementi portati dal socio a sua difesa: il forte contrasto con l’altro socio, la mancata approvazione dei bilanci e la sua estromissione dalla gestione societaria avvenuta nell’agosto del 2005. Sembrava una vittoria, ma l’Agenzia delle Entrate non si è arresa e ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Presunzione di Distribuzione degli Utili Extracontabili

La Corte Suprema ribadisce un principio consolidato: nelle società di capitali a ristretta base sociale, dove i soci sono pochi e spesso legati da rapporti familiari o di stretta fiducia, la legge permette di presumere che gli utili non contabilizzati siano stati distribuiti “pro quota” ai soci stessi. Questa presunzione si fonda sull’idea che, in un contesto così circoscritto, i soci siano a conoscenza delle vicende societarie e della reale redditività dell’impresa.
L’effetto principale di questa presunzione è l’inversione dell’onere della prova: non è più l’Amministrazione Finanziaria a dover dimostrare l’avvenuta distribuzione, ma è il socio a dover provare il contrario.

La Prova Necessaria per Vincere la Presunzione sugli utili extracontabili

Qui risiede il cuore della decisione. La Cassazione chiarisce che per vincere la presunzione, il socio non può limitarsi a protestare la propria estraneità alla gestione o a dimostrare di avere dissidi con gli altri soci. Queste circostanze, da sole, non sono sufficienti.
Il socio deve fornire una prova più solida e specifica, dimostrando una delle seguenti situazioni:
1. Che i maggiori ricavi accertati non sono stati mai effettivamente realizzati dalla società.
2. Che gli utili non sono stati distribuiti, ma sono stati accantonati a riserva o reinvestiti nell’attività aziendale.
3. Che degli utili si è appropriato un altro soggetto, ad esempio un amministratore di fatto che ha sottratto le somme alla società e agli altri soci.

In sostanza, non basta dire “io non c’ero e non sapevo nulla”, ma bisogna spiegare che fine hanno fatto quei soldi.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso specifico, la Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate per diverse ragioni. In primo luogo, ha ritenuto errato il ragionamento del giudice di secondo grado perché basato su fatti (i dissidi e l’estromissione dalla gestione) verificatisi in gran parte in epoca successiva all’anno d’imposta contestato (2004).
Inoltre, la Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero completamente trascurato un fatto decisivo: nell’anno 2004, il contribuente non solo era socio, ma anche co-amministratore con poteri disgiunti e aveva partecipato all’assemblea che approvò il bilancio di quell’anno. Il ragionamento presuntivo della Commissione Regionale è stato quindi giudicato illegittimo per aver valorizzato circostanze irrilevanti e trascurato elementi di fatto significativi, senza compiere una valutazione complessiva di tutti gli indizi.

Le Conclusioni

La sentenza n. 21158/2024 rappresenta un importante monito per i soci di società a ristretta base. La semplice estraneità formale o fattuale alla gestione non è uno scudo sufficiente contro le pretese del Fisco in caso di accertamento di utili extracontabili. Per evitare la tassazione, il socio deve assumere un ruolo attivo, fornendo prove concrete e puntuali sulla destinazione dei profitti non dichiarati. La pronuncia rafforza la presunzione a favore dell’Erario e impone un onere probatorio molto stringente a carico del contribuente, il quale non può limitarsi a denunciare una situazione di conflitto, ma deve dimostrare in modo inequivocabile che quegli utili non sono finiti nelle sue tasche.

In una società a ristretta base, se l’Agenzia delle Entrate accerta utili extracontabili, questi si presumono distribuiti ai soci?
Sì, secondo un orientamento costante della giurisprudenza, la legge legittima la presunzione di attribuzione ‘pro quota’ ai soci degli utili extra bilancio prodotti da società di capitali a ristretta base azionaria.

Per superare la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili, è sufficiente che il socio dimostri di essere in conflitto con gli altri soci o estraneo alla gestione?
No, la sentenza chiarisce che non è sufficiente. Il socio non può limitarsi a denunciare la propria estraneità alla gestione e conduzione societaria, in quanto questa circostanza non esclude di per sé la percezione degli utili.

Quale prova deve fornire il socio per non essere tassato sugli utili extracontabili della società?
Il socio deve dimostrare, eventualmente anche tramite presunzioni, che i maggiori ricavi non siano stati effettivamente realizzati dalla società, oppure che quest’ultima non li abbia distribuiti ma li abbia accantonati o reinvestiti, o ancora che di tali utili si sia appropriato un altro soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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