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Utili extracontabili: onere della prova del socio

Un ex socio di una S.r.l. è stato oggetto di un accertamento fiscale per utili extracontabili relativi a un anno in cui deteneva il 50% della società. Nonostante avesse ceduto le quote prima dell’approvazione del bilancio, la Corte di Cassazione ha confermato l’accertamento. La decisione si basa sulla presunzione di distribuzione dei profitti ai soci nelle società a ristretta base, sottolineando che l’onere di provare la mancata percezione di tali utili grava sul contribuente stesso. La cessione delle quote in un momento successivo non è risultata sufficiente a superare questa presunzione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili: La Cassazione Conferma l’Onere della Prova sul Socio Cedente

La gestione fiscale delle società a ristretta base partecipativa presenta peculiarità significative, specialmente in relazione agli utili extracontabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la presunzione di distribuzione di tali utili ai soci e il conseguente onere della prova a carico del contribuente, anche se quest’ultimo ha ceduto le proprie quote. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne i dettagli e le implicazioni pratiche.

Il Caso: Accertamento Fiscale su Utili Extracontabili

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2013. L’Amministrazione Finanziaria contestava la mancata dichiarazione di un reddito di capitale di quasi 60.000 euro. Tale reddito, secondo il Fisco, derivava dalla percezione di utili non dichiarati (extracontabili) in qualità di socio al 50% di una società a responsabilità limitata (S.r.l.).

L’accertamento al socio si basava su un precedente avviso di accertamento notificato direttamente alla società, con cui l’Agenzia delle Entrate aveva rideterminato un maggior reddito d’impresa di oltre 237.000 euro.

Un elemento cruciale della difesa del contribuente era la circostanza di aver ceduto, insieme alla sorella detentrice del restante 50%, l’intera partecipazione societaria nel corso del 2014, prima che il bilancio relativo al 2013 venisse approvato dai nuovi soci.

La Difesa del Contribuente e le Decisioni dei Giudici di Merito

Il contribuente ha impugnato l’avviso di accertamento, sostenendo che, non essendo più socio al momento dell’approvazione del bilancio 2013, non potesse essergli attribuita la percezione degli utili accertati. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale (ora Corte di Giustizia Tributaria di primo e secondo grado) hanno respinto le sue argomentazioni, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate.

L’Onere della Prova sugli Utili Extracontabili secondo la Cassazione

Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, il contribuente ha lamentato principalmente due vizi della sentenza di secondo grado: la contraddittorietà della prova offerta dall’Ufficio e la motivazione meramente apparente della decisione.

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, ritenendo il ricorso inammissibile e infondato. I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento secondo cui, nel caso di società di capitali a ristretta base partecipativa, opera una presunzione legale relativa alla distribuzione ai soci degli utili extracontabili accertati. Questo significa che spetta al socio fornire la prova contraria, dimostrando di non aver percepito tali somme.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che il contribuente non ha offerto alcun elemento probatorio idoneo a contrastare la contabilità societaria o a dimostrare la sua totale estraneità alla gestione sociale nell’anno 2013, periodo a cui si riferiva l’accertamento. La semplice circostanza della cessione delle quote nel 2014 e dell’approvazione del bilancio 2013 da parte dei nuovi soci non è stata ritenuta sufficiente a vincere la presunzione.

Il ragionamento della Corte è stato il seguente:
1. Irrilevanza della cessione successiva: La responsabilità fiscale si radica nell’anno in cui il reddito è stato prodotto (2013), anno in cui il ricorrente era socio a tutti gli effetti. Ciò che accade dopo, come la cessione delle quote, non estingue la presunzione di percezione per il periodo di competenza.
2. Mancanza di prova contraria: Il socio non ha dimostrato né che il reddito societario fosse inferiore a quello accertato, né la sua estraneità alla gestione sociale in un’epoca antecedente alla cessione. In assenza di tale prova, la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili resta pienamente valida.
3. Logicità della motivazione: La sentenza d’appello è stata considerata completa e logicamente argomentata, poiché ha correttamente applicato i principi relativi alla legittimazione del socio e al meccanismo presuntivo di distribuzione degli utili in contesti di società a base ristretta.

Conclusioni: Implicazioni per i Soci di Società a Ristretta Base

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza per i soci di S.r.l. a ristretta compagine sociale. La presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati pone a loro carico un onere probatorio molto gravoso. Non è sufficiente appellarsi a eventi successivi all’anno d’imposta in contestazione, come la vendita della propria partecipazione. Per difendersi da un accertamento di questo tipo, il socio deve essere in grado di fornire prove concrete e specifiche che dimostrino la sua mancata percezione delle somme o la sua completa estraneità alla gestione che ha generato i maggiori redditi. La decisione sottolinea come la trasparenza contabile e la corretta documentazione siano essenziali non solo per la società, ma anche per la tutela della posizione fiscale personale di ogni socio.

La cessione delle quote societarie libera l’ex socio dalla responsabilità per utili extracontabili generati quando era ancora in società?
No. La Cassazione ha chiarito che la responsabilità fiscale per gli utili extracontabili si riferisce all’anno d’imposta in cui sono stati prodotti. La successiva cessione delle quote non è sufficiente a escludere la presunzione di distribuzione di tali utili al soggetto che era socio in quell’anno.

In una società a ristretta base partecipativa, a chi spetta l’onere della prova in caso di accertamento per utili non dichiarati?
L’onere della prova spetta al socio contribuente. L’amministrazione finanziaria gode di una presunzione legale secondo cui gli utili extracontabili accertati a carico della società sono stati distribuiti ai soci. Spetta quindi al socio dimostrare di non averli percepiti, fornendo una prova contraria idonea a superare tale presunzione.

Il fatto che il bilancio sia stato approvato dai nuovi soci è una prova sufficiente per escludere la responsabilità del socio uscente?
No, non è una prova sufficiente. Secondo l’ordinanza, la sola circostanza che il bilancio dell’anno in contestazione sia stato approvato e depositato dai soci subentranti non consente di ritenere che il maggior reddito accertato non possa riferirsi al socio uscente. Quest’ultimo deve fornire prove concrete della sua estraneità alla gestione e alla produzione di quel reddito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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