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Utili extracontabili: notifica e presunzione

La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un avviso di accertamento IRPEF a carico di un socio per utili extracontabili di una S.r.l. a ristretta base partecipativa. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, stabilendo la validità della notifica dell’atto presupposto presso la sede sociale, anche se ritirato da un mero “collaboratore”, e ribadendo che la presunzione di distribuzione dei profitti non richiede la definitività dell’accertamento societario. Inoltre, ha chiarito che gli utili “in nero” vengono tassati per intero al socio, senza la mitigazione del 40%.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili: la Cassazione fa chiarezza su notifica e presunzione di distribuzione

La gestione degli utili extracontabili nelle società a ristretta base partecipativa è una delle aree più complesse e delicate del diritto tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su alcuni aspetti procedurali e sostanziali, consolidando principi importanti per soci e amministratori. La pronuncia in esame affronta la validità della notifica dell’accertamento societario, i requisiti della presunzione di distribuzione degli utili ai soci e le modalità di tassazione di tali profitti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un socio, titolare dell’80% delle quote di una S.r.l., per l’anno d’imposta 2006. L’Agenzia rettificava il reddito IRPEF del contribuente sulla base di un maggior reddito d’impresa accertato in capo alla società. L’accertamento si fondava sulla presunzione, applicabile alle società a ristretta base partecipativa, che gli utili non contabilizzati (i cosiddetti utili extracontabili) fossero stati distribuiti ai soci in proporzione alle loro quote.

Il contribuente impugnava l’atto, e la Commissione Tributaria Provinciale gli dava ragione, annullando l’accertamento per un vizio di notifica dell’atto presupposto (quello rivolto alla società). Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ribaltava la decisione, ritenendo legittima l’azione del Fisco. Il socio decideva quindi di ricorrere in Cassazione, affidandosi a cinque distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la gestione degli utili extracontabili

Il ricorrente ha basato la sua difesa su diverse argomentazioni, sia di natura procedurale che di merito, per contestare la pretesa fiscale sugli utili extracontabili:

1. Notifica Inesistente: La notifica dell’accertamento alla società era da considerarsi inesistente, poiché effettuata a un soggetto che non ricopriva più la carica di amministratore.
2. Difetto di Motivazione: L’avviso di accertamento notificato al socio era nullo per difetto di motivazione, non essendo stato allegato l’atto prodromico (l’accertamento societario).
3. Mancanza di Definitività: La presunzione di distribuzione degli utili era inapplicabile, poiché l’avviso di accertamento societario non era ancora divenuto definitivo.
4. Errata Imposizione: I redditi contestati avrebbero dovuto essere tassati nella misura del 40% e non per l’intero ammontare, in base alla normativa allora vigente.
5. Vizio di Sottoscrizione: L’atto era stato sottoscritto da un funzionario non legittimato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato e rigettato integralmente tutti i motivi di ricorso, fornendo spiegazioni dettagliate su ciascun punto.

Sul primo motivo, relativo alla notifica, la Corte ha chiarito che, per le persone giuridiche, la notifica effettuata presso la sede sociale è valida se l’atto viene consegnato a una persona presente in quel luogo in virtù di un rapporto non occasionale (es. un dipendente, un collaboratore). Nel caso specifico, l’atto era stato ritirato da una persona qualificatasi come “collaboratore”. Spetta alla società, per vincere la presunzione di validità, dimostrare l’assoluta estraneità del consegnatario. La notifica era quindi da considerarsi valida.

In merito al secondo motivo, sul difetto di motivazione per mancata allegazione, i giudici hanno osservato che l’atto impugnato dava atto che l’accertamento societario era allegato. Inoltre, il ricorrente non aveva trascritto il contenuto dell’atto nel suo ricorso, impedendo alla Corte di verificare la fondatezza della censura, rendendo il motivo inammissibile.

Anche il terzo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini della presunzione di distribuzione degli utili extracontabili, non è necessario che l’accertamento nei confronti della società sia divenuto definitivo. È sufficiente che sia stato emesso. L’onere di contestare l’esistenza stessa degli utili o la loro mancata distribuzione grava sul socio.

Sul quarto motivo, riguardante la tassazione, la Cassazione ha precisato che la norma che prevedeva una tassazione mitigata (al 40%) si applica agli utili regolarmente contabilizzati e distribuiti. Per gli utili extracontabili, conseguiti “in nero” e mai transitati nella contabilità ufficiale, l’imposizione deve avvenire per l’intero importo, poiché non si pone un problema di doppia imposizione economica da mitigare.

Infine, il quinto motivo è stato dichiarato in parte infondato, sulla base di giurisprudenza pregressa in tema di firme dei funzionari, e in parte inammissibile, poiché la questione relativa alla nomina del messo speciale era stata sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione rafforza alcuni pilastri fondamentali nell’accertamento dei redditi derivanti da società a ristretta base partecipativa. In primo luogo, conferma un’interpretazione estensiva delle regole sulla notifica presso la sede legale, ponendo un onere probatorio significativo a carico della società che ne contesti la validità. In secondo luogo, ribadisce che la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili è uno strumento potente e agile per l’amministrazione finanziaria, che non deve attendere la conclusione del contenzioso con la società per agire nei confronti dei soci. Infine, sancisce un trattamento fiscale più severo per i profitti occulti, escludendoli da qualsiasi regime di favore previsto per gli utili regolarmente dichiarati. Questa decisione rappresenta un monito importante per i soci di S.r.l., richiamandoli a una gestione trasparente e a una corretta contabilizzazione di tutti i proventi societari.

Quando è valida la notifica di un atto fiscale a una società?
La notifica è considerata valida quando viene eseguita presso la sede legale o effettiva della società e l’atto viene consegnato a una persona che si trovi in quel luogo non occasionalmente, ma in virtù di un particolare rapporto (anche di semplice collaborazione). Non è necessario che il consegnatario sia il legale rappresentante o un dipendente, e spetta alla società provare l’assenza di qualsiasi collegamento.

Per applicare la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili, l’accertamento sulla società deve essere definitivo?
No, non è necessario. Secondo la Corte, per procedere con l’accertamento nei confronti del socio è sufficiente che l’avviso di accertamento presupposto nei confronti della società sia stato emesso dall’Ufficio. La definitività dell’atto non è un requisito per l’operatività della presunzione.

Come vengono tassati gli utili extracontabili (“in nero”) una volta attribuiti al socio?
Gli utili extracontabili, essendo stati conseguiti al di fuori della contabilità ufficiale, vengono tassati per il loro intero ammontare (100%) in capo al socio. Non si applica la tassazione parziale (es. al 40%, come previsto da normative passate per gli utili dichiarati) perché non si pone il problema di mitigare una doppia imposizione economica che, di fatto, non è mai avvenuta a livello societario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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