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Utili extracontabili: la presunzione per i soci

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31932/2024, ha confermato la legittimità della presunzione di distribuzione ai soci degli utili extracontabili accertati in capo a una società a ristretta base. La Corte ha rigettato il ricorso di un socio, stabilendo che la ristrettezza della compagine sociale è di per sé sufficiente a fondare tale presunzione, e che tali redditi, non essendo mai transitati nella contabilità ufficiale, non beneficiano del regime di parziale tassazione volto a evitare la doppia imposizione. Il caso di un altro socio è stato invece dichiarato estinto per adesione alla definizione agevolata.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili extracontabili: quando scatta la presunzione di distribuzione ai soci?

La gestione finanziaria di una società a responsabilità limitata (S.r.l.) richiede trasparenza e rigore. Ma cosa succede quando emergono utili extracontabili, ovvero profitti non dichiarati? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 31932 del 2024, torna su un tema cruciale: la presunzione secondo cui tali profitti vengano distribuiti ai soci, con importanti conseguenze fiscali a livello personale. Questo principio, consolidato nella giurisprudenza, si fonda sulla natura stessa delle società a ristretta base, dove il controllo reciproco tra i soci è massimo.

I Fatti del Caso: L’accertamento fiscale ai soci

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a due soci di una S.r.l. edile. L’Agenzia delle Entrate, dopo aver contestato un maggior reddito alla società per l’anno d’imposta 2007, ha proceduto a tassare pro quota i singoli soci. La contestazione si basava sulla presunzione che gli utili extracontabili accertati fossero stati distribuiti tra loro.

Il caso ha visto un iter giudiziario complesso: la Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione ai contribuenti. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Ufficio. I giudici di secondo grado hanno ritenuto fondato l’accertamento, basandosi su una precedente decisione che valorizzava gli immobili della società in base all’importo dei mutui erogati per il loro acquisto, un valore superiore a quello dichiarato. I soci hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni sull’attribuzione di utili extracontabili

La Corte Suprema ha esaminato la posizione di uno dei soci (poiché l’altro aveva aderito a una definizione agevolata, estinguendo la sua lite) e ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità dell’accertamento. Le motivazioni della Corte chiariscono punti fondamentali in materia di utili extracontabili.

La Valutazione degli Immobili e l’Importo del Mutuo

Il ricorrente lamentava che i giudici di merito avessero utilizzato un parametro di valutazione (l’importo del mutuo) non più consentito dalla legge. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che, sebbene i soli valori OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) non siano sufficienti a fondare un accertamento, possono essere corroborati da altri elementi indiziari gravi, precisi e concordanti. L’importo del mutuo, essendo superiore al prezzo dichiarato, costituisce proprio uno di questi elementi idonei a fondare l’accertamento, non in via esclusiva ma come forte indizio di un corrispettivo maggiore.

La Presunzione di Distribuzione degli Utili Extracontabili nelle Società Ristrette

Il cuore della decisione riguarda la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: in una società a ristretta base partecipativa, la limitata compagine sociale implica di per sé un elevato grado di compartecipazione e controllo reciproco. Questo ‘vincolo di solidarietà’ rende altamente probabile che i soci siano a conoscenza degli affari sociali, inclusa l’esistenza di profitti ‘in nero’, e che questi vengano divisi tra loro. Non è necessario dimostrare un legame di parentela o una ‘complicità’ specifica. Spetta al socio fornire la prova contraria, dimostrando ad esempio che i maggiori ricavi sono stati accantonati o reinvestiti nella società.

Il Regime Fiscale degli Utili ‘in nero’

Un altro motivo di ricorso riguardava il regime di tassazione applicabile. Il socio sosteneva che agli utili distribuiti dovesse applicarsi il regime di parziale esclusione dalla base imponibile (all’epoca al 40%) previsto per mitigare la doppia imposizione economica (tassazione prima sulla società e poi sul socio). Anche su questo punto, la Cassazione è stata netta: quel regime si applica solo agli utili regolarmente deliberati e distribuiti, che sono già stati tassati in capo alla società. Gli utili extracontabili, per loro natura, non sono mai transitati nella contabilità societaria e non hanno mai subito alcuna imposizione a livello aziendale. Pertanto, non esiste alcuna doppia imposizione da mitigare e tali redditi concorrono interamente a formare il reddito imponibile del socio percettore.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Soci di SRL

L’ordinanza in esame consolida principi di grande rilevanza per i soci di S.r.l. e altre società a compagine ristretta. Emerge con chiarezza che la scoperta di utili extracontabili a livello societario crea una presunzione forte, quasi automatica, di distribuzione ai soci. L’onere della prova per superare tale presunzione è interamente a carico del contribuente, che deve essere in grado di documentare una diversa destinazione di tali fondi. Inoltre, viene confermato che i redditi ‘in nero’ non godono di alcun trattamento fiscale di favore, essendo tassati per intero in capo al socio. Questa decisione funge da monito sulla necessità di una gestione contabile trasparente e sul rischio fiscale personale che i soci corrono in caso di evasioni a livello societario.

È legittimo per il Fisco presumere che gli utili non dichiarati di una S.r.l. siano stati distribuiti ai soci?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata della Cassazione. Nelle società a ristretta base partecipativa, la limitata compagine sociale e il conseguente stretto controllo reciproco tra i soci giustificano la presunzione che gli utili extracontabili accertati siano stati distribuiti tra di loro. Spetta al socio fornire la prova contraria.

Gli utili extracontabili distribuiti ai soci godono della tassazione parziale per evitare la doppia imposizione?
No. La Corte ha chiarito che il regime di parziale esclusione dalla base imponibile (previsto dall’art. 47 del TUIR) si applica solo agli utili regolarmente deliberati e distribuiti, che sono già stati tassati a livello societario. Gli utili ‘in nero’, non essendo mai stati tassati in capo alla società, sono interamente imponibili per il socio che li percepisce.

L’importo di un mutuo può essere utilizzato come prova per accertare un maggior valore di un immobile venduto?
Sì, ma non da solo. La Corte di Cassazione ha specificato che, sebbene elementi come i valori OMI non siano sufficienti da soli, l’importo di un mutuo superiore al prezzo dichiarato in un atto di compravendita costituisce un grave e preciso indizio che, unitamente ad altri elementi, può legittimamente fondare un accertamento fiscale per un maggior corrispettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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