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Utili extracontabili: costi presunti e onere della prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate in un caso di accertamento di utili extracontabili a carico di una socia di una s.r.l. a ristretta base. La Corte ha stabilito che, a fronte di ricavi accertati presuntivamente, è legittimo riconoscere anche una percentuale di costi presunti, in linea con una recente sentenza della Corte Costituzionale. Inoltre, ha chiarito che la sospensione del giudizio del socio in attesa della definizione di quello della società non è obbligatoria.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extracontabili: La Cassazione Conferma la Deducibilità dei Costi Presunti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema centrale nel diritto tributario: l’accertamento di utili extracontabili in capo ai soci di società a ristretta base partecipativa. La decisione chiarisce importanti principi sull’onere della prova e, soprattutto, sul riconoscimento dei costi a fronte di ricavi accertati in via presuntiva, recependo un fondamentale intervento della Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso: L’Accertamento al Socio

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una contribuente, socia al 48% di una società a responsabilità limitata. L’amministrazione finanziaria, a seguito di indagini bancarie sul conto corrente della società, aveva accertato maggiori ricavi non dichiarati per l’anno 2006. Di conseguenza, in base alla presunzione di distribuzione degli utili nelle società a ristretta base, aveva imputato alla socia una quota corrispondente di reddito da capitale.

La contribuente aveva impugnato l’atto e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva parzialmente accolto il suo appello. I giudici regionali, pur ritenendo legittima la ricostruzione dei ricavi operata dall’Ufficio, avevano stabilito che si dovessero considerare anche i costi presuntivamente sostenuti per produrre tali maggiori ricavi, riducendo così l’imponibile. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione contro questa decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione sugli utili extracontabili

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando la sentenza della CTR. La decisione si fonda su tre punti principali: la sufficienza della motivazione della sentenza impugnata, la non obbligatorietà della sospensione del processo e il riconoscimento dei costi presunti.

Autonomia dei Giudizi e Sospensione Facoltativa

L’Agenzia lamentava che la CTR non avesse sospeso il giudizio in attesa della definizione di quello relativo all’accertamento societario. La Cassazione ha ribadito che, sebbene esista un rapporto di pregiudizialità tra l’accertamento verso la società e quello verso il socio, la sospensione del processo non è un obbligo quando esiste già una sentenza, seppur non definitiva, nel giudizio pregiudicante. Il giudice del merito ha un potere discrezionale e può scegliere se attendere il giudicato o procedere, conformandosi o discostandosi dalla prima decisione. In questo caso, la scelta di non sospendere è stata ritenuta un legittimo esercizio di tale potere.

La Questione Cruciale sul Riconoscimento dei Costi Presunti

Il cuore della controversia riguardava la possibilità di ridurre i maggiori ricavi accertati riconoscendo una percentuale di costi, anche in assenza di una prova puntuale da parte del contribuente. L’Agenzia sosteneva che, senza prove, nessun costo potesse essere dedotto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha respinto questa tesi, basando la propria motivazione su un principio fondamentale sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 10 del 2023. Questo principio, definito di “interpretazione adeguatrice”, stabilisce che, a fronte di una presunzione legale di ricavi derivante da accertamenti bancari, il contribuente imprenditore ha il diritto di opporre una prova presuntiva contraria. Nello specifico, può eccepire l’esistenza di costi di produzione, da detrarsi in misura percentuale e forfettaria dall’ammontare dei ricavi presunti. In sostanza, se il Fisco presume i ricavi, deve anche accettare la presunzione dell’esistenza di costi necessari a generarli. La decisione della CTR di riconoscere una percentuale di costi è stata quindi ritenuta corretta e conforme a questo principio di capacità contributiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per i contribuenti, in particolare per le società e i loro soci. Viene riaffermato un principio di equilibrio: la presunzione su cui si basa l’accertamento induttivo non può operare a senso unico. Se si presume che i versamenti bancari siano ricavi, è altrettanto logico e giusto presumere che per ottenere quei ricavi siano stati sostenuti dei costi. Questo approccio, avallato dalla Corte Costituzionale, tutela il principio della capacità contributiva, evitando che il contribuente sia tassato su un reddito lordo che non corrisponde all’effettivo arricchimento. Per i soci di s.r.l. a ristretta base, ciò significa che la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili deve essere applicata su un importo netto, che tenga realisticamente conto dei costi di produzione.

Quando una società ha utili extracontabili, il socio deve pagare le tasse sulla sua quota presunta?
Sì, vige una presunzione legale secondo cui gli utili extracontabili di una società a ristretta base partecipativa si considerano distribuiti ai soci in proporzione alle loro quote. Spetta al socio fornire la prova contraria, dimostrando ad esempio la mancata percezione di tali utili.

Il processo a carico del socio deve essere sospeso in attesa della sentenza definitiva sulla società?
No, non è obbligatorio. Una volta che esiste una sentenza di primo grado per la società, anche se non definitiva, il giudice del processo del socio ha la facoltà discrezionale di sospendere il giudizio o di procedere autonomamente, valutando le circostanze del caso.

Se i ricavi sono accertati in via presuntiva, si possono dedurre anche i costi in modo presuntivo?
Sì. In base a un principio affermato dalla Corte Costituzionale e recepito dalla Cassazione, se i maggiori ricavi sono determinati presuntivamente (es. da indagini bancarie), il contribuente può legittimamente chiedere la deduzione di una percentuale forfettaria di costi, anche senza una prova documentale specifica per ciascuno di essi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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