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Utili extra-contabili: tassazione piena per i soci

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli utili extra-contabili accertati a una società a ristretta base partecipativa, e presuntivamente distribuiti ai soci, devono essere tassati interamente in capo a questi ultimi. Viene esclusa l’applicazione della tassazione parziale (al 40% nel caso di specie) prevista per i dividendi, poiché tale meccanismo serve a evitare una doppia imposizione che, in caso di evasione, non si verifica.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili Extra-Contabili: La Cassazione Conferma la Tassazione Piena per i Soci

La gestione fiscale delle società a ristretta base partecipativa presenta peculiarità significative, soprattutto quando emergono utili extra-contabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: i profitti non dichiarati dalla società e presuntivamente distribuiti ai soci sono soggetti a tassazione piena, senza le attenuazioni previste per i dividendi ordinari. Questa decisione chiarisce come l’evasione fiscale a livello societario si ripercuota direttamente e integralmente sui soci.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata operante nel settore odontoiatrico. L’Amministrazione Finanziaria aveva accertato l’esistenza di utili non registrati in contabilità per l’anno d’imposta 2007. Tale accertamento è divenuto definitivo per mancata impugnazione da parte della società.

Successivamente, l’Agenzia ha emesso ulteriori avvisi di accertamento nei confronti dei due soci della società, imputando loro, in proporzione alle rispettive quote (pro-quota), il maggior reddito accertato in capo all’azienda. L’atto si basava sulla presunzione, consolidata in giurisprudenza, che nelle società a ristretta base azionaria gli utili non contabilizzati vengano distribuiti ai soci.

I soci hanno impugnato gli avvisi, ottenendo inizialmente l’annullamento in primo grado. In appello, la Commissione Tributaria Regionale ha parzialmente riformato la decisione, ritenendo corretta la presunzione di distribuzione ma limitando la tassazione in capo ai soci al 40% degli utili, in applicazione dell’art. 47 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), vigente all’epoca dei fatti. Contro questa sentenza, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione degli Utili Extra-Contabili e la Presunzione

Il cuore della controversia risiede nella qualificazione e nel trattamento fiscale degli utili extra-contabili. In una società con pochi soci, dove il controllo sulla gestione è diretto e personale, la giurisprudenza presume che qualsiasi profitto non dichiarato sia, di fatto, finito nelle tasche dei soci. Questa presunzione semplice sposta l’onere della prova sul contribuente, che deve dimostrare che tali somme non sono state distribuite o sono state utilizzate per altri scopi sociali.

Il punto cruciale sollevato dall’Agenzia delle Entrate era se a questi utili, una volta imputati ai soci, si dovesse applicare il regime di tassazione parziale previsto per i dividendi. Tale regime (che prevedeva l’imponibilità per il 40% dell’importo) era stato introdotto per mitigare la doppia imposizione economica: una prima volta sulla società (con l’IRES) e una seconda volta sui soci (con l’IRPEF al momento della distribuzione).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ritenendo fondato il suo unico motivo. Gli Ermellini hanno chiarito che la ratio della tassazione parziale dei dividendi è, appunto, evitare una doppia imposizione. Tuttavia, nel caso degli utili extra-contabili, questa doppia imposizione non esiste.

Essendo profitti conseguiti in evasione d’imposta, essi non sono mai stati dichiarati dalla società e, di conseguenza, non sono mai stati assoggettati all’imposta sul reddito delle società (IRES). Non essendoci stata alcuna imposizione a livello societario, non vi è alcuna duplicazione da mitigare. Pertanto, applicare la tassazione parziale ai soci costituirebbe un ingiustificato vantaggio fiscale, premiando un comportamento illecito.

La Corte ha affermato che non sussiste alcun obbligo di “mitigare una doppia imposizione che nei fatti non v’è stata”. Di conseguenza, la presunzione di distribuzione degli utili occulti comporta che l’intero importo accertato venga tassato come reddito in capo ai soci, senza alcuna riduzione percentuale. La sentenza della Commissione Tributaria Regionale è stata quindi cassata perché erroneamente aveva limitato il recupero fiscale al 40%.

Le Conclusioni

La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e coerente con i principi del sistema tributario. Per i soci di società a ristretta base partecipativa, le implicazioni sono chiare: la responsabilità fiscale per l’evasione commessa dalla società si trasferisce interamente su di loro. Gli utili non dichiarati dall’azienda sono considerati reddito personale dei soci per il 100% del loro ammontare. Questa decisione serve da monito sulla stretta interconnessione tra la posizione fiscale della società e quella dei suoi membri, eliminando ogni possibile scudo o attenuazione fiscale in caso di profitti illeciti.

Gli utili extra-contabili di una società a ristretta base si presumono distribuiti ai soci?
Sì, secondo l’orientamento confermato dalla Corte, nel caso di società a ristretta base partecipativa opera una presunzione secondo cui gli utili non contabilizzati si considerano distribuiti ai soci in proporzione alle loro quote.

Agli utili extra-contabili distribuiti ai soci si applica la tassazione parziale prevista per i dividendi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassazione parziale, come quella al 40% prevista dall’art. 47 del TUIR all’epoca dei fatti, non si applica agli utili extra-contabili, i quali devono essere tassati per intero.

Perché la Cassazione ha escluso l’applicazione della tassazione parziale in questo caso?
Perché la tassazione parziale dei dividendi è finalizzata a evitare la doppia imposizione (prima sulla società, poi sui soci). Dato che gli utili extra-contabili sono frutto di evasione e non sono mai stati tassati in capo alla società, non esiste una doppia imposizione da mitigare. Pertanto, l’intero importo viene tassato in capo ai soci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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