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Utili extra bilancio: l’avviso al socio è valido?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un avviso di accertamento per la presunta distribuzione di utili extra bilancio a un socio di una società a ristretta base è valido, anche se l’atto presupposto notificato alla società presenta vizi di notifica. La mancata notifica alla società non invalida automaticamente l’accertamento al socio, ma gli consente di contestare nel merito le pretese del Fisco.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Utili extra bilancio: la notifica alla società non è sempre decisiva per l’accertamento al socio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26471 del 10 ottobre 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di accertamenti fiscali su utili extra bilancio in società a ristretta base partecipativa. La pronuncia stabilisce che l’avviso di accertamento notificato al socio è legittimo anche se l’atto presupposto, ovvero l’accertamento nei confronti della società, non le è stato ritualmente notificato. Questo principio rafforza gli strumenti del Fisco, ma apre al contempo specifiche vie di difesa per il contribuente.

I Fatti del Caso

Il caso ha coinvolto un noto musicista, socio al 50% di una S.r.l., al quale l’Agenzia delle Entrate aveva notificato un avviso di accertamento. La pretesa fiscale si basava su due elementi: un modesto recupero per redditi da lavoro autonomo e, soprattutto, un ingente importo per redditi di capitale. Quest’ultimo derivava dalla presunzione di distribuzione di utili extra bilancio che la società, secondo il Fisco, aveva prodotto ma non dichiarato.

L’accertamento alla società era diventato definitivo per mancata impugnazione. Il musicista, tuttavia, si è opposto sostenendo la propria totale estraneità alla gestione amministrativa della società, dedicata esclusivamente alla sua attività artistica. In particolare, ha eccepito l’illegittimità dell’atto nei suoi confronti, poiché l’accertamento presupposto non era mai stato validamente notificato alla società stessa.

Mentre in primo grado la sua tesi era stata respinta, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello, ritenendo “inutilizzabile” l’accertamento societario come base per quello al socio, proprio a causa della mancata prova della sua notifica. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’impatto dei vizi procedurali sugli utili extra bilancio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ribaltando la decisione di secondo grado e delineando un principio di diritto di grande importanza pratica. I giudici hanno distinto nettamente tra l’annullamento di un atto per vizi di merito e quello per vizi procedurali, come un difetto di notifica.

Secondo la Corte, l’accertamento del maggior reddito della società costituisce il presupposto fattuale per la pretesa verso i soci. Tuttavia, la sua validità formale non è una condizione indispensabile per la legittimità dell’avviso notificato al singolo socio. Ciò che rileva è che l’atto esista come “fatto storico” e che sia stato portato a conoscenza del socio, ad esempio allegandolo al suo stesso avviso di accertamento.

La decisione della Corte di Cassazione

La Cassazione ha stabilito che l’illegittimità dell’accertamento societario per un vizio procedurale (come la mancata notifica) non determina automaticamente l’illegittimità dell’atto impositivo nei confronti del socio per la sua quota di utili extra bilancio. Un effetto “caducatorio” automatico si verificherebbe solo se l’accertamento societario venisse annullato nel merito da una sentenza passata in giudicato, cioè se un giudice stabilisse l’insussistenza della pretesa fiscale.

La mancata notifica alla società ha, invece, un’altra conseguenza: l’accertamento societario non è “opponibile” al socio. Questo significa che il socio, nel proprio giudizio, ha la piena facoltà di contestare la sussistenza stessa dei fatti che hanno generato il maggior reddito della società, senza essere vincolato da quanto accertato nei confronti di quest’ultima. In sostanza, il contribuente può difendersi nel merito, dimostrando che i ricavi non sono mai esistiti o non sono stati distribuiti.

La Corte ha inoltre censurato la sentenza di secondo grado per aver annullato integralmente l’avviso di accertamento al musicista, senza fornire alcuna motivazione sulla parte relativa ai redditi da lavoro autonomo, che era del tutto slegata dalla vicenda societaria.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra giudicato formale e sostanziale. L’annullamento per un vizio di notifica produce un giudicato meramente formale, che non accerta l’inesistenza del debito tributario. Di conseguenza, non può impedire al Fisco di procedere nei confronti del socio sulla base della presunzione di distribuzione degli utili extra bilancio. Se l’accertamento societario, pur non notificato, viene allegato a quello del socio, quest’ultimo è messo in condizione di conoscere la pretesa e di difendersi. La sua difesa, però, non potrà limitarsi a eccepire il vizio procedurale dell’atto presupposto, ma dovrà entrare nel merito della questione, provando ad esempio la propria estraneità alla gestione o il reinvestimento degli utili nell’azienda.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale. Per i soci di società a ristretta base, non è sufficiente invocare un difetto di notifica dell’accertamento alla società per invalidare la pretesa fiscale nei propri confronti. Se l’Ufficio ha allegato l’atto societario, la partita si sposta sul piano probatorio: il socio dovrà contestare nel merito l’esistenza degli utili non dichiarati o la loro effettiva distribuzione. La decisione finale è stata quindi la cassazione della sentenza impugnata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

La mancata notifica dell’avviso di accertamento alla società rende automaticamente nullo quello notificato al socio per utili extra bilancio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata notifica è un vizio procedurale che non invalida di per sé l’avviso di accertamento al socio. Quest’ultimo, però, non essendo vincolato dall’atto non notificato, può contestare nel merito la pretesa fiscale, come se l’accertamento societario non fosse definitivo.

Quando l’annullamento dell’accertamento di una società a ristretta base si estende anche ai soci?
L’annullamento dell’accertamento societario produce effetti favorevoli per i soci solo se avviene per motivi di merito e con una sentenza passata in giudicato. In altre parole, solo se un giudice accerta che la pretesa fiscale era infondata nel suo contenuto (ad esempio, perché i maggiori ricavi non esistevano), l’accertamento nei confronti dei soci viene meno.

Quali sono le difese possibili per un socio che riceve un accertamento per utili extra bilancio se l’atto alla società non è stato notificato?
Il socio può difendersi contestando tutti i fatti costitutivi della pretesa fiscale. Può, ad esempio, provare che i maggiori ricavi contestati alla società non sono mai stati realizzati, che gli utili sono stati accantonati o reinvestiti nell’attività aziendale, oppure dimostrare la propria completa estraneità alla gestione e alla conduzione societaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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