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Uso promiscuo veicoli: bollo ridotto per auto d’epoca

Un contribuente ha richiesto il rimborso del bollo auto per un veicolo storico registrato per “uso promiscuo”. L’autorità fiscale ha negato il rimborso, sostenendo che tale classificazione implicasse un uso professionale, escluso dall’agevolazione. La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente, stabilendo che la classificazione “uso promiscuo veicoli” non equivale automaticamente a un uso professionale. Quest’ultimo deve essere provato in base all’utilizzo effettivo e concreto del mezzo, non potendo essere semplicemente presunto dalla sua potenziale destinazione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Uso promiscuo veicoli d’epoca: la Cassazione conferma la riduzione del bollo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9903 del 2024, ha affrontato una questione di grande interesse per i possessori di auto storiche: la validità della riduzione del 50% sul bollo auto per i uso promiscuo veicoli ultraventennali. La decisione chiarisce che la semplice dicitura ‘uso promiscuo’ sulla carta di circolazione non è sufficiente per escludere il veicolo dall’agevolazione fiscale, la quale è negata solo in caso di effettivo e comprovato utilizzo professionale.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso per il Bollo Auto

Il caso nasce dalla richiesta di un contribuente di ottenere il rimborso del 50% della tassa automobilistica versata per l’anno 2016. La richiesta riguardava un veicolo ultraventennale la cui carta di circolazione riportava la classificazione di ‘uso promiscuo per il trasporto di cose e persone’.

L’Ente impositore e l’Agenzia di riscossione si erano opposti, sostenendo che tale classificazione fosse compatibile con un uso professionale del mezzo, condizione che, secondo la legge provinciale di riferimento (art. 8 bis della L.P. di Bolzano n. 9/1998), esclude il diritto all’agevolazione. La Commissione Tributaria di secondo grado aveva, tuttavia, dato ragione al contribuente, portando l’amministrazione a ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Corte: Uso Promiscuo Veicoli e Uso Professionale

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i tre motivi di ricorso presentati dall’amministrazione, tutti incentrati sull’interpretazione della norma che esclude dal beneficio i veicoli ‘adibiti ad uso professionale’. La Corte ha rigettato il ricorso, basando la sua decisione su principi interpretativi chiari e consolidati.

La classificazione non è decisiva

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra la classificazione del veicolo e il suo utilizzo effettivo. I giudici hanno sottolineato che la categoria ‘uso promiscuo’, sebbene oggi abolita dalla normativa europea e assorbita nella categoria M1 (trasporto persone), non implica di per sé un utilizzo professionale. L’uso professionale non dipende dalle caratteristiche tecniche intrinseche del veicolo, ma ‘dal modo e dalla finalità per cui esso è utilizzato’. Non esiste, quindi, un’equivalenza automatica tra ‘trasporto di cose’ e ‘attività economica’.

Il principio interpretativo a favore del contribuente

La Corte ha stabilito che, in assenza di prove concrete di un utilizzo professionale, deve prevalere l’interpretazione che riconosce un uso ‘normale, ordinario, cioè non professionale del bene’. L’esclusione dall’agevolazione, essendo un’eccezione alla regola generale del beneficio per i veicoli storici, deve essere interpretata restrittivamente. Non si può negare la riduzione sulla base di un utilizzo professionale solo ‘astratto, ipotetico e virtuale’, non desumibile con certezza dalla carta di circolazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 11010/23 e n. 23534/23). La Corte ha ribadito che la vecchia classificazione di uso promiscuo veicoli, per quanto non aggiornata, non è da sola ‘sufficiente ad accreditare l’ipotesi di un utilizzo professionale’. L’onere di dimostrare che il veicolo è effettivamente impiegato in un’attività d’impresa o professionale spetta all’amministrazione finanziaria. La riconducibilità della categoria ‘uso promiscuo’ a quella del trasporto persone (M) rafforza l’idea di un utilizzo ordinario e non professionale. Di conseguenza, negare l’agevolazione sulla base di una mera potenzialità d’uso sarebbe in contrasto con i principi di stretta interpretazione delle norme agevolative.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante tutela per i proprietari di veicoli storici. Stabilisce che l’amministrazione fiscale non può negare la riduzione del bollo auto basandosi unicamente sulla dicitura ‘uso promiscuo’ riportata su documenti di circolazione non aggiornati. Per escludere il beneficio, è necessaria una prova concreta che il veicolo sia inserito in un contesto imprenditoriale o professionale. La decisione promuove un approccio basato sulla sostanza e sull’effettività, proteggendo il contribuente da interpretazioni eccessivamente formalistiche e penalizzanti.

Un veicolo classificato per ‘uso promiscuo’ ha automaticamente diritto alla riduzione del bollo per le auto storiche?
No, non automaticamente, ma la sua classificazione non costituisce un impedimento. L’agevolazione è esclusa solo se viene provato un effettivo uso professionale del veicolo, che non può essere presunto dalla sola dicitura ‘uso promiscuo’ sulla carta di circolazione.

Chi deve provare l’uso professionale di un veicolo d’epoca per negare l’agevolazione fiscale?
Secondo la sentenza, la classificazione ‘uso promiscuo’ non crea una presunzione contro il contribuente. Pertanto, l’onere di dimostrare che il veicolo è effettivamente utilizzato per scopi professionali, e che quindi non ha diritto al beneficio, spetta all’amministrazione finanziaria.

La vecchia dicitura ‘uso promiscuo’ sulla carta di circolazione è ancora rilevante oggi?
Sebbene la categoria sia stata normativamente superata e assorbita in quella per il trasporto di persone (M1), la dicitura può ancora trovarsi sui documenti non aggiornati. La Corte ha chiarito che questa vecchia classificazione, da sola, non è sufficiente a dimostrare un uso professionale e, di conseguenza, non impedisce l’accesso alla riduzione del bollo per i veicoli storici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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