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Uso promiscuo: no esclusione da bollo auto ridotto

Un contribuente, proprietario di un veicolo storico registrato per ‘uso promiscuo’, si è visto negare la riduzione del 50% sulla tassa automobilistica. L’ente impositore sosteneva che tale classificazione fosse assimilabile all’uso professionale, escluso dal beneficio. La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, stabilendo che la dicitura ‘uso promiscuo’ sulla carta di circolazione, peraltro una categoria non più in uso, non è di per sé sufficiente a dimostrare un effettivo utilizzo professionale del mezzo. Di conseguenza, il contribuente ha diritto all’agevolazione fiscale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Bollo Auto Storiche: L’Uso Promiscuo non Esclude l’Agevolazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9901 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale per i possessori di veicoli storici: la classificazione di un veicolo come ad uso promiscuo sulla carta di circolazione non è sufficiente per escluderlo dalla riduzione del 50% sulla tassa automobilistica. Questa decisione consolida un principio importante, distinguendo nettamente la potenziale capacità di un veicolo dal suo effettivo utilizzo professionale.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un contribuente contro il diniego di rimborso della tassa automobilistica per l’anno 2016. Il contribuente aveva richiesto la riduzione del 50%, prevista dalla legge provinciale per i veicoli ultraventennali, per la sua auto d’epoca. L’amministrazione finanziaria aveva respinto la richiesta sulla base del fatto che il veicolo era immatricolato per ‘uso promiscuo di trasporto di cose e persone’. Secondo l’ente, questa classificazione era compatibile con un uso professionale, categoria espressamente esclusa dall’agevolazione.

La Commissione Tributaria di secondo grado aveva dato ragione al contribuente, riformando la prima decisione. I giudici avevano sottolineato che ‘uso promiscuo’ e ‘uso professionale’ sono due concetti distinti: il primo indica solo che l’autoveicolo può essere usato anche per il trasporto di cose, mentre il secondo implica un utilizzo effettivo nell’ambito di un’attività organizzata. Di conseguenza, l’esclusione dal beneficio, essendo un’eccezione alla regola, doveva essere interpretata in modo restrittivo.

L’Analisi della Cassazione sull’Uso Promiscuo

L’Amministrazione finanziaria ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la dicitura ‘uso promiscuo’ fosse compatibile con l’uso professionale e che spettasse al contribuente dimostrare il contrario, eventualmente aggiornando la carta di circolazione.

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo un’analisi dettagliata e richiamando propri precedenti conformi. I giudici hanno chiarito che la vecchia categoria ‘uso promiscuo’, oggi assorbita nella categoria M1 (trasporto persone), non può di per sé fondare una presunzione di utilizzo professionale. La destinazione d’uso di un veicolo, ai fini fiscali, dipende non solo dalle sue caratteristiche tecniche intrinseche, ma soprattutto dal modo e dalla finalità con cui viene concretamente utilizzato.

La Differenza tra Potenziale ed Effettivo Utilizzo

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la mera potenzialità e l’effettività dell’uso. Un veicolo ad uso promiscuo è, per definizione, versatile. Tuttavia, questa versatilità non significa che sia automaticamente e sempre impiegato in un’attività d’impresa o professionale. L’errore dell’Amministrazione, secondo la Corte, è stato quello di creare un’equivalenza automatica e assiomatica tra il trasporto di cose (possibile con un veicolo promiscuo) e l’attività economica, nozioni che invece non sono necessariamente sovrapponibili.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su alcuni punti chiave. In primo luogo, ha stabilito che la riconducibilità della vecchia categoria ‘uso promiscuo’ a quella del trasporto persone (M) accredita l’idea di un utilizzo ‘ordinario’ del bene, non necessariamente professionale. Qualsiasi utilizzo professionale è solo un’ipotesi non desumibile automaticamente dal documento di circolazione.

In secondo luogo, la precedente classificazione, per quanto non aggiornata dal proprietario, non è da sola ‘sufficiente ad accreditare l’ipotesi di un utilizzo professionale’. Tale uso dipende ‘dal modo e dalla finalità per cui esso è utilizzato con valutazione da compiersi non in astratto ma in concreto’.

Infine, i giudici hanno confermato la corretta interpretazione della norma agevolativa. La regola generale è l’applicazione del beneficio per i veicoli di antica data. L’esclusione per quelli destinati ad uso professionale costituisce l’eccezione. Tale eccezione non può essere attivata da una prospettiva di utilizzo ‘solo astratta, ipotetica e virtuale, non desumibile dal libretto di circolazione’.

Conclusioni

La sentenza n. 9901/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un punto fermo a tutela dei contribuenti possessori di veicoli storici. Si afferma il principio secondo cui le agevolazioni fiscali non possono essere negate sulla base di presunzioni o classificazioni superate. L’uso professionale che esclude dal beneficio deve essere provato in concreto dall’Amministrazione finanziaria e non può essere semplicemente dedotto da una dicitura sulla carta di circolazione che indica una mera potenzialità d’uso. Questa decisione garantisce maggiore certezza del diritto e impedisce interpretazioni eccessivamente restrittive delle norme di favore.

La classificazione di un veicolo come ‘uso promiscuo’ sulla carta di circolazione esclude automaticamente il diritto al bollo ridotto per i veicoli storici?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la classificazione ‘uso promiscuo’, peraltro oggi superata, non è di per sé sufficiente ad accreditare un utilizzo professionale del veicolo e, quindi, non esclude automaticamente il diritto all’agevolazione fiscale per i veicoli storici.

Chi deve provare l’uso professionale di un veicolo ai fini dell’esclusione dall’agevolazione fiscale?
L’onere di provare l’effettivo uso professionale del veicolo, che determina l’esclusione dal beneficio, spetta all’Amministrazione finanziaria. Non spetta al contribuente dimostrare un fatto negativo, cioè di non utilizzare il veicolo professionalmente, basandosi solo su una vecchia dicitura del libretto.

L’uso promiscuo è considerato un uso professionale?
No, i due concetti non sono equivalenti. L’uso promiscuo indica solo che un veicolo può essere utilizzato sia per il trasporto di persone che di cose. L’uso professionale, invece, implica un utilizzo effettivo del mezzo nell’ambito di un’attività economica professionalmente organizzata, che deve essere provato in concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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