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Udienza pubblica tributaria: nullo il giudizio senza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale che aveva negato a una società la discussione del caso in un’udienza pubblica tributaria, nonostante la richiesta esplicita. La Corte ha stabilito che decidere la causa in camera di consiglio in tali circostanze viola il diritto di difesa e comporta la nullità della sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Udienza Pubblica Tributaria: la Cassazione Ribadisce il Diritto alla Discussione Orale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del processo tributario: il diritto all’udienza pubblica tributaria, se richiesto, non può essere ignorato. La decisione di un collegio giudicante di trattare una causa in camera di consiglio, nonostante l’esplicita istanza di una delle parti per la discussione orale, costituisce una violazione del diritto di difesa e comporta la nullità della sentenza. Questa pronuncia chiarisce l’importanza del contraddittorio orale come garanzia fondamentale per il contribuente.

I Fatti di Causa

Una società aveva impugnato una serie di cartelle esattoriali di cui era venuta a conoscenza solo tramite la consultazione di un estratto di ruolo presso l’Agente della riscossione. Il ricorso iniziale era stato respinto dalla Commissione Tributaria Provinciale. La società aveva quindi proposto appello, chiedendo espressamente nell’atto la trattazione della causa in pubblica udienza.

La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, dopo aver rinviato la trattazione, invitava le parti a rinunciare alla discussione orale. Nonostante nessuna rinuncia fosse pervenuta, il collegio decideva la causa in camera di consiglio, rigettando l’appello. Contro questa decisione, la società ha presentato ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del suo diritto a un’udienza pubblica.

L’Udienza Pubblica Tributaria come Garanzia di Difesa

Il processo tributario prevede, di norma, che le decisioni vengano prese in camera di consiglio sulla base degli atti scritti. Tuttavia, la legge (art. 33 del D.Lgs. 546/1992) conferisce alle parti la facoltà di richiedere la discussione in pubblica udienza. Questa richiesta, se formulata correttamente, trasforma il rito da cartolare a orale.

La discussione orale non è una mera formalità, ma un’espressione fondamentale del diritto di difesa e del principio del giusto processo, sancito dall’art. 111 della Costituzione. Essa permette ai difensori di illustrare le proprie tesi, replicare alle argomentazioni avversarie e chiarire ai giudici gli aspetti più complessi della controversia, elementi che la sola lettura degli atti scritti potrebbe non trasmettere con la stessa efficacia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che il rifiuto di discutere la causa in pubblica udienza, a fronte di una specifica istanza contenuta nell’atto di appello, costituisce una palese violazione delle norme procedurali e del diritto di difesa.

Le Motivazioni

La Corte ha richiamato un suo precedente consolidato (Sentenza n. 10678 del 2009), secondo cui la richiesta di discussione orale può essere validamente inserita nell’atto introduttivo del giudizio. Ignorare tale richiesta e procedere con la decisione in camera di consiglio vizia l’intero procedimento. Questa violazione procedurale non è sanabile e comporta la nullità di tutti gli atti successivi, inclusa la sentenza stessa. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, annullandola e disponendo che il processo sia celebrato nuovamente davanti alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, che dovrà questa volta garantire la discussione pubblica.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un importante monito per i giudici tributari sull’inderogabilità del diritto alla pubblica udienza quando richiesto. Per i contribuenti e i loro difensori, essa conferma che l’istanza di discussione orale è uno strumento di difesa potente e irrinunciabile. La scelta del rito non è a discrezione del giudice, ma un diritto della parte che lo richiede. La violazione di questa regola procedurale si traduce in una lesione del diritto al giusto processo, con la conseguenza più grave: la nullità della decisione.

È valida una sentenza tributaria emessa in camera di consiglio se una parte aveva chiesto l’udienza pubblica?
No, la sentenza è nulla. Secondo la Corte di Cassazione, il rifiuto di discutere la causa in pubblica udienza, in presenza di un’apposita istanza di parte, viola il diritto di difesa e comporta la nullità della sentenza e degli atti successivi.

Dove deve essere inserita la richiesta di udienza pubblica per essere valida?
La richiesta può essere inserita direttamente nell’atto introduttivo del giudizio, come il ricorso o l’atto di appello, oppure nelle controdeduzioni. L’importante è che sia formulata in modo esplicito.

Cosa succede se un giudice tributario ignora la richiesta di udienza pubblica?
Se un giudice decide la causa in camera di consiglio nonostante la richiesta di pubblica udienza, la sua sentenza è viziata da nullità. La parte lesa può impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione, che annullerà la sentenza e rinvierà la causa a un altro giudice per un nuovo esame nel rispetto del contraddittorio orale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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