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Udienza pubblica tributaria: nullità senza discussione

Una società del settore elettronico ha impugnato un avviso di accertamento IVA. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, si è rivolta alla Corte di Cassazione, lamentando la mancata celebrazione dell’udienza pubblica tributaria in appello, nonostante una sua esplicita richiesta. La Corte Suprema ha accolto il ricorso, stabilendo che negare l’udienza o una sua valida alternativa procedurale (come la trattazione scritta con termini per memorie) costituisce una violazione del diritto di difesa. Di conseguenza, la sentenza d’appello è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Udienza Pubblica Tributaria: Se Negata, la Sentenza è Nulla

Il diritto di difesa è una colonna portante del nostro ordinamento giuridico, e la sua corretta applicazione non può essere derogata, nemmeno in contesti emergenziali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, sottolineando come la mancata celebrazione di un’udienza pubblica tributaria, quando esplicitamente richiesta, comporti la nullità insanabile della sentenza. Questa decisione chiarisce l’importanza delle garanzie procedurali nel contenzioso fiscale, anche alla luce delle normative speciali introdotte durante la pandemia.

I Fatti del Caso: Una Controversia Fiscale Complessa

Una società operante nel commercio all’ingrosso di elettrodomestici riceveva un avviso di accertamento dall’Amministrazione Finanziaria per il recupero di importi IVA relativi all’anno 2013. L’accertamento si basava sulla contestazione di operazioni ritenute soggettivamente inesistenti, derivanti dalla contabilizzazione di fatture emesse da società considerate mere “cartiere”. La contestazione si estendeva anche a operazioni intracomunitarie ritenute fittizie, con conseguente disconoscimento dell’utilizzo del plafond IVA.

La società impugnava l’atto impositivo, ma il suo ricorso veniva rigettato sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale. Ritenendo lesi i propri diritti, l’azienda proponeva ricorso per cassazione, articolando ben quattordici motivi di doglianza.

La Decisione della Corte e il Diritto all’Udienza Pubblica Tributaria

Tra i vari motivi, è il primo a rivelarsi decisivo. La società lamentava la violazione del proprio diritto di difesa perché, pur avendo formalmente richiesto la trattazione in pubblica udienza nel giudizio d’appello, la Commissione Tributaria Regionale aveva deciso la causa basandosi unicamente sugli atti depositati, senza fissare alcuna udienza di discussione.

La Corte di Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato, assorbendo tutti gli altri. I giudici supremi hanno chiarito che, nonostante la normativa emergenziale legata al Covid-19 consentisse modalità alternative di trattazione (udienza da remoto o trattazione scritta), essa non eliminava il diritto fondamentale della parte a una discussione, se richiesta. La Commissione Tributaria Regionale avrebbe dovuto, in alternativa all’udienza fisica, celebrare un’udienza da remoto o, qualora impossibile, attivare la procedura di “trattazione scritta”, concedendo alle parti termini perentori per il deposito di memorie conclusive e repliche. Omettendo completamente questi passaggi, il giudice d’appello ha di fatto impedito ogni forma di contraddittorio nella fase cruciale della decisione.

Le Motivazioni: La Violazione del Diritto di Difesa

La Corte ha fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’art. 27 del D.L. n. 137/2020. Questa norma, pur introducendo flessibilità procedurale per far fronte alla pandemia, stabiliva un ordine gerarchico di opzioni. La regola generale rimaneva l’udienza, seppur da remoto. La decisione sulla base degli atti era un’eccezione, possibile solo se nessuna parte insisteva per la discussione. Qualora una parte, come nel caso di specie, avesse insistito, il giudice, in caso di impossibilità a procedere con il collegamento da remoto, era obbligato a disporre la trattazione scritta, garantendo però alle parti la possibilità di un ultimo scambio di memorie.

La Commissione Tributaria Regionale, invece, ha ignorato la richiesta della contribuente e ha deciso la causa de plano, senza alcuna comunicazione o concessione di termini. Questo comportamento, secondo la Cassazione, integra una grave lesione delle prerogative difensive, perché ha negato alla parte non solo l’udienza orale ma anche la possibilità di argomentare per iscritto in prossimità della decisione. Tale vizio procedurale determina una nullità insanabile che travolge la sentenza impugnata.

Conclusioni: L’Importanza delle Garanzie Procedurali

La pronuncia in esame riafferma un principio cardine: le regole procedurali non sono meri formalismi, ma presidi essenziali del diritto di difesa e del giusto processo. La possibilità per le parti di essere ascoltate e di interloquire direttamente con il giudice, sia oralmente che per iscritto, rappresenta il nucleo indefettibile del contraddittorio. La decisione di annullare la sentenza d’appello, indipendentemente dal merito della controversia fiscale, dimostra che la violazione di queste garanzie fondamentali è un errore che il sistema giudiziario non può tollerare. Per i contribuenti e i loro difensori, questa ordinanza è un importante monito a vigilare sul corretto svolgimento del processo e a far valere sempre il proprio diritto a un’adeguata difesa.

Se una parte richiede l’udienza pubblica nel processo tributario d’appello, il giudice può decidere la causa solo sulla base degli atti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se una parte richiede la discussione orale, il giudice non può semplicemente decidere sulla base degli atti. Deve celebrare l’udienza (in presenza o da remoto) oppure, in caso di impedimenti, attivare la cosiddetta “trattazione scritta”, concedendo alle parti termini specifici per depositare memorie. Omettere questi passaggi viola il diritto di difesa.

La normativa emergenziale Covid-19 ha sospeso il diritto all’udienza pubblica?
No, la normativa emergenziale non ha sospeso tale diritto, ma ha introdotto modalità alternative come l’udienza da remoto o la trattazione scritta. Queste alternative, tuttavia, dovevano comunque garantire il contraddittorio. La scelta di procedere con la trattazione scritta, in luogo dell’udienza richiesta, doveva essere motivata da ragioni organizzative e seguire una procedura che assicurasse alle parti la possibilità di un ultimo scambio di difese scritte.

Qual è la conseguenza della mancata celebrazione dell’udienza pubblica richiesta da una parte?
La conseguenza è la nullità processuale della sentenza. La violazione del diritto di difesa, manifestatasi con l’impedimento del contraddittorio nella fase decisionale, costituisce un vizio così grave da inficiare l’intera decisione d’appello, che deve quindi essere annullata con rinvio a un nuovo giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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