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Triangolazione IVA: la volontà delle parti è decisiva

Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che in una triangolazione IVA extra-UE, la prima cessione tra due operatori italiani rimane non imponibile se la loro volontà comune e originaria era quella di destinare i beni all’esportazione. La Corte ha ritenuto irrilevante una sosta logistica intermedia dei beni, dando prevalenza al principio della “teoria della volontà” rispetto a una rigida interpretazione del requisito dell’unicità del trasporto. La decisione sottolinea l’importanza di una documentazione contrattuale e commerciale chiara che dimostri fin dall’inizio la finalità dell’operazione.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Triangolazione IVA: la Cassazione conferma la “Teoria della Volontà”

In un’importante sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla triangolazione IVA nelle operazioni extra-UE, rafforzando il principio della “teoria della volontà”. La decisione stabilisce che la prima cessione tra due operatori nazionali, finalizzata all’esportazione verso un cliente finale estero, beneficia della non imponibilità IVA anche se il trasporto dei beni subisce una sosta logistica intermedia. Questo pronunciamento offre maggiore certezza giuridica alle imprese che operano sui mercati internazionali.

Il Caso: Una Cessione Interna con Destinazione Extra-UE

La controversia nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un’azienda produttrice di veicoli. L’azienda aveva venduto i suoi prodotti a un’altra società italiana (il primo cessionario), la quale, a sua volta, li aveva rivenduti a un cliente finale residente in Vietnam. I beni erano stati trasportati direttamente dal produttore alla destinazione finale in Vietnam, ma con un passaggio intermedio presso la sede del primo cessionario per operazioni di stoccaggio e logistica.

L’Amministrazione Finanziaria aveva riqualificato la prima vendita (tra i due soggetti italiani) come un’operazione interna imponibile ai fini IVA. Secondo il Fisco, l’interruzione del trasporto e la presunta assenza di un accordo originario e documentato per l’esportazione facevano venir meno i requisiti per il regime di non imponibilità previsto per le cessioni all’esportazione.

La Questione della Triangolazione IVA e l’Unicità del Trasporto

Il cuore del problema legale ruotava attorno all’interpretazione dei requisiti per la triangolazione IVA. In queste operazioni, la legge prevede che la prima cessione tra i soggetti nazionali sia non imponibile, a condizione che i beni vengano trasportati o spediti all’estero a cura o a nome del primo cedente o del primo cessionario.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva una visione formalistica, secondo cui la sosta dei beni presso il primo cessionario interrompeva l'”unicità del trasporto”, trasformando di fatto l’operazione in due transazioni distinte: una nazionale (imponibile) e una successiva esportazione. La difesa del contribuente, invece, si basava sulla “teoria della volontà”, sostenendo che l’intenzione di tutte le parti, fin dall’inizio, era quella di realizzare un’esportazione, e che la sosta era una mera tappa logistica funzionale a tale scopo.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale favorevole al contribuente. I giudici hanno affermato che, ai fini della non imponibilità, è sufficiente che l’operazione, fin dalla sua origine e nella sua rappresentazione documentale, sia stata voluta come cessione nazionale in vista di un trasporto a un cessionario residente all’estero.

Secondo la Corte, la “volontà comune degli originari contraenti” è l’elemento chiave. Tale volontà è stata ampiamente provata nel caso di specie attraverso una serie di documenti: i regolamenti contrattuali tra le parti, gli ordini, le fatture, le bolle doganali e i flussi di pagamento. Questi elementi, considerati nel loro insieme, dimostravano in modo inequivocabile che la destinazione finale dei beni era il Vietnam e che il primo cessionario agiva solo come intermediario nell’ambito di un’unica operazione di esportazione.

La Corte ha inoltre chiarito che l’interruzione del trasporto non è di per sé un fattore ostativo. Ciò che conta è che il primo cessionario non acquisisca la piena “signoria dominicale” sui beni, ovvero il potere di disporne come proprietario, ma sia contrattualmente vincolato a curarne la consegna al destinatario finale extra-UE. La sosta logistica, quindi, non snatura l’operazione se rimane funzionale all’obiettivo finale dell’esportazione.

Le conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per le aziende. Ribadisce che, in materia di triangolazione IVA, la sostanza economica dell’operazione prevale sulla forma. Le imprese devono però prestare la massima attenzione alla documentazione. È fondamentale che esista, fin dall’inizio, un chiaro e tracciabile accordo contrattuale che attesti la volontà comune di esportare i beni. Ordini, contratti, fatture e documenti di trasporto devono essere coerenti e dimostrare che la prima cessione è solo un passaggio di un’operazione commerciale più ampia destinata a concludersi fuori dall’Unione Europea. Una gestione documentale precisa e completa è, quindi, la migliore difesa contro possibili contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

In una triangolazione IVA extra-UE, l’interruzione del trasporto dei beni sul territorio nazionale rende imponibile la prima cessione?
No, non necessariamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la volontà originaria e comune delle parti era quella di esportare i beni, una sosta logistica intermedia non altera la natura non imponibile dell’operazione, in quanto non interrompe il nesso causale tra la prima cessione e l’esportazione finale.

Cosa si intende per “teoria della volontà” in materia di triangolazione IVA?
È il principio secondo cui, per determinare il corretto trattamento fiscale, si deve guardare all’intenzione iniziale e condivisa dei contraenti. Se l’operazione è concepita fin dall’origine come una vendita finalizzata all’esportazione, come provato dalla documentazione, la prima cessione tra i soggetti nazionali è considerata non imponibile.

Quale prova è necessaria per dimostrare la volontà di esportare in una triangolazione IVA?
È fondamentale una solida documentazione che attesti l’accordo originario. Questo include regolamenti contrattuali, ordini commerciali, fatture, documenti doganali di esportazione e la tracciabilità dei pagamenti, che nel loro complesso devono dimostrare in modo inequivocabile che la destinazione finale dei beni era un paese extra-UE, come concordato tra il primo venditore e l’intermediario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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