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Tremonti ambiente: no al bonus per imprese di scopo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27088/2025, ha chiarito l’ambito di applicazione dell’agevolazione fiscale ‘Tremonti ambiente’. Il caso riguardava una società che, avendo realizzato un impianto fotovoltaico per un comune, richiedeva la detassazione. La Corte ha stabilito che il beneficio non spetta alle cosiddette ‘imprese di scopo’, ovvero quelle la cui attività principale consiste nel fornire servizi ambientali a terzi. La motivazione risiede nel fatto che l’agevolazione ‘Tremonti ambiente’ è finalizzata a incentivare le imprese a ridurre l’impatto ambientale della propria attività produttiva, e non a sostenere l’attività d’impresa stessa, anche se ecologica. Estendere il beneficio a tali società lo trasformerebbe in un aiuto di Stato, alterando la concorrenza.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tremonti Ambiente: La Cassazione Nega il Bonus alle Imprese di Scopo

L’agevolazione fiscale nota come Tremonti ambiente, introdotta dall’art. 6 della Legge n. 388/2000, rappresenta uno strumento cruciale per incentivare la sostenibilità nel mondo imprenditoriale. Tuttavia, i suoi confini applicativi sono spesso oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo a chi spetta realmente questo beneficio e a chi no. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Costruzione dell’Impianto Fotovoltaico

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili aveva realizzato un impianto fotovoltaico per conto di un’amministrazione comunale. In virtù di questo investimento, la società aveva richiesto di beneficiare della detassazione prevista dalla normativa Tremonti ambiente, che permette di escludere dal reddito imponibile una quota degli investimenti destinati a finalità ecologiche.

L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, contestava tale diritto, emettendo un avviso di accertamento. Secondo l’amministrazione finanziaria, la società non possedeva i requisiti per accedere al beneficio, in quanto la sua attività principale consisteva proprio nella realizzazione di impianti di energia alternativa per conto di terzi. L’investimento, quindi, non era finalizzato a ridurre l’impatto ambientale della propria attività, ma costituiva l’oggetto stesso della sua impresa.

La Controversia sull’Agevolazione Tremonti Ambiente

La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione, dopo che nei primi due gradi di giudizio i giudici avevano dato ragione alla società. Il nodo centrale del contendere era l’interpretazione della finalità della norma. La società sosteneva che la realizzazione di un impianto fotovoltaico costituisse di per sé un investimento ambientale meritevole di agevolazione, a prescindere dal soggetto che ne avrebbe beneficiato.

Di parere opposto l’Agenzia delle Entrate, secondo cui la ratio della legge è quella di incentivare le imprese, la cui attività principale non è ecologica, a compiere investimenti aggiuntivi per prevenire, ridurre o riparare i danni ambientali causati dal proprio ciclo produttivo. Consentire l’accesso al beneficio a un’impresa il cui scopo è proprio quello di vendere soluzioni ambientali significherebbe agevolare la sua normale attività commerciale, e non un extra-sforzo verso la sostenibilità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni precedenti. I giudici hanno chiarito che il presupposto implicito della norma è la potenziale dannosità per l’ambiente dell’attività esercitata dall’impresa che investe. L’agevolazione Tremonti ambiente è concepita come un incentivo a mitigare tale dannosità.

L’ordinanza ha specificato che l’investimento deve essere mirato a “prevenire, ridurre e riparare danni causati all’ambiente” dall’attività propria dell’impresa investitrice. Nel caso delle cosiddette “imprese di scopo”, che forniscono servizi ambientali a terzi, l’investimento non è volto a ridurre il proprio impatto ambientale, ma rappresenta il prodotto o servizio venduto. Di conseguenza, il loro costo non può essere detassato.

Accogliere la tesi opposta, secondo la Corte, comporterebbe due conseguenze negative:

1. Trasformazione dell’incentivo in un aiuto all’attività: L’agevolazione si tradurrebbe in un sussidio generalizzato per le imprese del settore energetico-ambientale, anziché in uno strumento mirato alla riconversione ecologica di altre attività.
2. Violazione delle norme europee: Un simile sussidio si configurerebbe come un “aiuto di Stato”, potenzialmente lesivo della concorrenza all’interno dell’Unione Europea, in contrasto con gli articoli 107-109 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

La decisione della Cassazione traccia una linea netta: il bonus Tremonti ambiente non è per tutti. Spetta alle imprese che, pur operando in settori tradizionali, decidono di investire per rendere più sostenibile il proprio processo produttivo. Non è, invece, un’agevolazione per le aziende la cui attività consiste proprio nella vendita di beni o servizi “verdi”. Questa interpretazione restringe il campo dei beneficiari ma rafforza lo scopo originario della norma: promuovere un cambiamento concreto nelle pratiche industriali, premiando chi compie uno sforzo aggiuntivo per la tutela dell’ambiente.

A chi spetta l’agevolazione fiscale “Tremonti ambiente”?
Spetta alle piccole e medie imprese che realizzano investimenti per prevenire, ridurre o riparare i danni ambientali causati dalla loro stessa attività d’impresa.

Perché un’impresa che realizza impianti fotovoltaici per terzi non può beneficiare del bonus “Tremonti ambiente”?
Perché, secondo la Cassazione, in questo caso l’investimento non è un’azione aggiuntiva per ridurre il proprio impatto ambientale, ma costituisce l’oggetto stesso dell’attività commerciale dell’impresa. Agevolare tale attività si tradurrebbe in un aiuto di Stato, distorsivo della concorrenza.

Cosa si intende per “investimento ambientale” ai fini di questa agevolazione?
Si intende l’acquisto di beni materiali (immobilizzazioni) necessari a prevenire, ridurre o riparare danni ambientali direttamente collegati all’attività svolta dall’impresa che effettua l’investimento, a condizione che non sia realizzato per adempiere a un obbligo di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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