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Trattazione scritta: quando il processo va rifatto

Una società contribuente si è vista negare la discussione orale del proprio appello, deciso con la procedura di trattazione scritta introdotta per l’emergenza sanitaria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il giudice non può ignorare la richiesta di udienza pubblica, anche durante il periodo emergenziale. Se non è possibile tenere un’udienza da remoto, il diniego va motivato esplicitamente, pena la nullità della sentenza. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Trattazione scritta: il diritto all’udienza non può essere ignorato

L’emergenza sanitaria ha introdotto significative modifiche nello svolgimento dei processi, privilegiando la trattazione scritta per garantire la continuità dell’attività giudiziaria. Tuttavia, fino a che punto questa modalità può comprimere il diritto delle parti a una discussione orale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha tracciato un confine netto, annullando una decisione di merito proprio perché era stata negata, senza adeguata motivazione, la richiesta di udienza pubblica.

I Fatti del Caso

Una società si trovava ad affrontare un contenzioso tributario a seguito di un avviso di accertamento per imposte dirette e IVA. Dopo un primo esito sfavorevole, la società aveva presentato appello. Il giudizio di secondo grado si è svolto durante il periodo dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Nonostante la società avesse esplicitamente richiesto la discussione orale in pubblica udienza, la Commissione Tributaria Regionale ha deciso la causa basandosi unicamente sugli atti depositati, applicando la normativa emergenziale sulla trattazione scritta.

Ritenendo leso il proprio diritto di difesa, la società ha presentato ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione delle norme processuali a causa della mancata celebrazione dell’udienza pubblica, che le avrebbe impedito di articolare e chiarire i motivi di appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso della società, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene la normativa emergenziale consentisse il passaggio alla trattazione scritta, non annullava il diritto della parte a richiedere la discussione orale.

Le Motivazioni: Il bilanciamento tra efficienza e diritto di difesa nella trattazione scritta

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 27 del Decreto Legge n. 137 del 2020. Questa norma, introdotta per fronteggiare la pandemia, prevedeva che le cause potessero passare in decisione sulla base degli atti, a meno che una delle parti non insistesse per la discussione orale.

La Corte ha specificato che il diritto all’udienza pubblica non è assoluto e deve essere bilanciato con l’interesse pubblico a una celere definizione dei giudizi, specialmente in un contesto di emergenza. Tuttavia, questo bilanciamento non può tradursi in una totale soppressione del diritto di difesa. Il giudice, di fronte a una richiesta di discussione orale, ha due possibilità:

1. Accoglierla, celebrando l’udienza in presenza o con collegamento da remoto.
2. Negarla, procedendo con la trattazione scritta, ma solo a condizione di esplicitare le ragioni organizzative che impediscono la discussione a distanza.

Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva completamente ignorato l’istanza della società, dando atto nel verbale che le parti non erano presenti “stante la previsione dell’art. 27”. Questo comportamento, secondo la Cassazione, costituisce un vizio procedurale grave, perché oblitera l’istanza di discussione e non concede neppure i termini per il deposito di memorie, violando così le prerogative difensive.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: le norme emergenziali, pur necessarie, non possono svuotare di significato i diritti processuali fondamentali. La decisione di un giudice di derogare alla pubblica udienza in favore della trattazione scritta deve essere sempre il risultato di una scelta ponderata e, soprattutto, motivata. Non è sufficiente un generico riferimento alla normativa di emergenza.

In pratica, se una parte richiede di discutere oralmente la causa, il giudice non può semplicemente ignorare la richiesta. Deve attivarsi per consentire la discussione, anche da remoto, o, in caso di impossibilità oggettiva, deve spiegarne le ragioni nel provvedimento, garantendo comunque alle parti la possibilità di illustrare ulteriormente le proprie ragioni con memorie scritte. La violazione di questo dovere di motivazione rende la sentenza nulla e il processo da rifare.

Durante l’emergenza Covid-19, un giudice poteva imporre la trattazione scritta anche se una parte chiedeva l’udienza pubblica?
Sì, ma solo a determinate condizioni. Il giudice doveva esplicitare le ragioni organizzative che impedivano lo svolgimento di un’udienza, anche da remoto, e doveva comunque garantire il diritto di difesa, ad esempio concedendo termini per il deposito di memorie scritte.

Cosa succede se un giudice ignora la richiesta di udienza pubblica e decide la causa con la sola trattazione scritta?
La decisione è affetta da un vizio procedurale. Come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione, la sentenza può essere annullata perché la mancata valutazione dell’istanza di discussione orale viola il diritto di difesa della parte.

Il diritto all’udienza pubblica è da considerarsi assoluto?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che non è un diritto pieno e incondizionato. Deve essere bilanciato con altri interessi, come quello pubblico a una rapida definizione dei giudizi. Tuttavia, qualsiasi limitazione a questo diritto deve essere oggetto di una specifica e puntuale motivazione da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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