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Transfer pricing: TNMM, il metodo corretto secondo la Cassazione

Una società italiana, attiva nel settore del lusso, è stata oggetto di accertamento fiscale per gli anni 2010-2013. L’Agenzia delle Entrate ha contestato i prezzi di trasferimento (transfer pricing) applicati nelle transazioni con la casa madre svizzera, utilizzando il metodo TNMM (Transactional Net Margin Method) per ricalcolare il reddito imponibile. Dopo due sentenze favorevoli alla società nei gradi di merito, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che, in un contesto di operazioni infragruppo a basso rischio con un unico centro di produzione, il metodo TNMM basato sul margine di guadagno è più appropriato del metodo del confronto di prezzo (CUP), poiché il prezzo non è determinato dal libero mercato. La Corte ha rinviato il caso alla commissione tributaria regionale per un nuovo esame basato su questo principio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing: La Cassazione Sceglie il TNMM per le Operazioni Infragruppo a Basso Rischio

La disciplina del transfer pricing, ovvero la determinazione dei prezzi di trasferimento nelle transazioni tra società dello stesso gruppo, rappresenta uno degli ambiti più complessi e dibattuti del diritto tributario internazionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sulla scelta del metodo più adeguato per verificare la congruità di tali prezzi, con implicazioni significative per le imprese multinazionali che operano in Italia.

I Fatti del Caso: Una Filiale del Lusso e i Prezzi Infragruppo

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una società italiana, filiale di una nota casa madre svizzera, operante nel commercio al dettaglio di orologi e gioielleria di lusso. A seguito di una verifica fiscale, l’Agenzia delle Entrate aveva contestato alla società i prezzi di acquisto dei beni dalla controllante per gli anni dal 2010 al 2013, ritenendoli non conformi al principio del valore normale.

L’amministrazione finanziaria, per rideterminare il reddito imponibile, aveva applicato il Transactional Net Margin Method (TNMM), utilizzando come indice di riferimento il Return on Sales (ROS). Questa metodologia aveva evidenziato uno scostamento significativo tra i valori dichiarati dalla contribuente e quelli medi delle società comparabili, portando a un recupero a tassazione di oltre 4,6 milioni di euro ai fini IRES e IRAP.

Il Contenzioso Fiscale e la Decisione della Cassazione

La società aveva impugnato gli avvisi di accertamento, contestando la validità del metodo utilizzato dall’Agenzia. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla contribuente. In particolare, i giudici d’appello avevano ritenuto il metodo TNMM inadeguato, sostenendo che l’inclusione di costi elevati, come quelli di locazione per i prestigiosi punti vendita, avrebbe alterato i risultati del calcolo, rendendolo non coerente con le linee guida OCSE e le prassi ministeriali.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme sul transfer pricing (art. 110, comma 7, T.U.I.R.). La Suprema Corte ha accolto le ragioni dell’Ufficio, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo giudizio.

Analisi del Transfer Pricing e Scelta del Metodo

La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi cardine in materia. In primo luogo, ha chiarito che le raccomandazioni e le linee guida OCSE non hanno valore di legge, ma costituiscono “norme tecniche” che fungono da sussidio interpretativo per il giudice e l’amministrazione finanziaria. Non esiste una gerarchia predefinita tra i metodi di transfer pricing; la scelta deve essere motivata in base a quello più aderente alla fattispecie concreta.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la struttura del gruppo, con un’unica società produttrice in Svizzera e una società distributrice in Italia, configurava una cessione di beni infra-gruppo a basso rischio. L’attività della filiale italiana si basava sostanzialmente su ordini già confermati, con un’alea imprenditoriale ridotta. In un simile contesto, il mercato non è pienamente “aperto” e il prezzo non può essere considerato l’unico indicatore di libera concorrenza.

Per queste ragioni, secondo i giudici di legittimità, il metodo TNMM, che si concentra sul margine di guadagno, risulta più indicativo e aderente alla realtà economica rispetto al metodo del confronto di prezzo (CUP), che si basa su un prezzo non formatosi in condizioni di libero mercato. L’Amministrazione Finanziaria aveva quindi correttamente motivato la sua scelta, peraltro riconoscendo che la stessa contribuente aveva adottato il TNMM a partire dal 2012.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: «in tema di transfer pricing (art. 110, comma 7, t.u.i.r.), nell’ipotesi di cessione di beni infra-gruppo tra due società a basso rischio, con alea ridotta in ragione dell’unicità del centro di produzione che opera sostanzialmente su ordini già confermati, il sistema di TNMM risulta più aderente rispetto al CUP, perché il margine di guadagno è criterio più indicativo rispetto al prezzo che non è frutto di libero mercato».

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale pragmatico, che privilegia la sostanza economica sulla forma. Per le imprese, la lezione è chiara: la scelta del metodo di transfer pricing non può essere arbitraria, ma deve essere rigorosamente documentata e giustificata sulla base dell’analisi funzionale e della specifica struttura operativa del gruppo. La motivazione diventa l’elemento cruciale per difendere le proprie politiche di prezzo di fronte al Fisco.

Quando è corretto usare il metodo TNMM nel transfer pricing?
Secondo la Corte, il metodo TNMM è particolarmente aderente nelle ipotesi di cessione di beni infra-gruppo a basso rischio, specialmente quando esiste un unico centro di produzione che opera su ordini già confermati. In questi casi, il margine di guadagno è un criterio più indicativo del prezzo, poiché quest’ultimo non si forma in un contesto di libero mercato.

Le linee guida OCSE sul transfer pricing sono vincolanti per il giudice italiano?
No, le raccomandazioni OCSE non si inseriscono nella gerarchia delle fonti normative e non sono quindi direttamente vincolanti. Esse forniscono sussidi e metodi operativi (norme tecniche) che aiutano l’interprete a dare contenuto a concetti ampi come “valore normale”, ma la scelta del metodo più appropriato deve essere valutata e motivata caso per caso.

Chi deve provare che i prezzi infragruppo sono corretti?
L’Amministrazione finanziaria ha l’onere di provare l’esistenza di transazioni tra imprese collegate a un prezzo apparentemente inferiore a quello normale. Una volta fornita questa prova, grava sul contribuente, in virtù del principio di vicinanza della prova, l’onere di dimostrare che le transazioni sono intervenute a valori di mercato considerati normali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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