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Transfer pricing: onere della prova e preclusioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18714/2025, chiarisce aspetti fondamentali in materia di transfer pricing. Il caso riguarda una stabile organizzazione italiana che aveva effettuato un ingente storno contabile per adeguare la propria redditività a presunti valori di mercato. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato l’operazione, riprendendo a tassazione l’importo per violazione delle norme sul transfer pricing. La Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ufficio, stabilendo che l’onere di provare la congruità dei prezzi infragruppo grava sul contribuente. La mancata presentazione di documenti giustificativi richiesti in fase di verifica comporta una preclusione processuale, impedendone l’utilizzo in giudizio.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing: La Cassazione Chiarisce Onere della Prova e Preclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18714 del 2025 offre un’importante lezione sulla disciplina del transfer pricing, delineando con precisione le responsabilità del contribuente e le conseguenze della mancata collaborazione con l’Amministrazione Finanziaria. La pronuncia ribadisce che la normativa in materia non ha una funzione puramente antielusiva, ma mira a garantire una corretta allocazione del reddito tra imprese dello stesso gruppo che operano in diverse nazioni. Esaminiamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

La controversia nasce da un accertamento fiscale nei confronti della stabile organizzazione italiana di una società estera. Durante un controllo, i funzionari dell’Ufficio avevano rilevato uno storno contabile di oltre 600.000 euro, giustificato dalla società come un’operazione di adeguamento della redditività della filiale ai “valori di mercato”.

L’Amministrazione Finanziaria, sospettando una violazione delle norme sul transfer pricing, aveva richiesto alla società di produrre la documentazione a supporto di tale operazione. Poiché la contribuente non ha fornito giustificazioni adeguate, l’Ufficio ha proceduto a riprendere a tassazione l’intero importo, accertando maggiori imposte Ires e Irap, oltre a interessi e sanzioni.

Mentre il primo grado di giudizio aveva dato ragione all’ente impositore, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

Le Regole sul Transfer Pricing e l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ufficio, cassando la sentenza di secondo grado e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: la ripartizione dell’onere della prova e le conseguenze della mancata produzione di documenti in fase amministrativa.

I giudici hanno chiarito che, in materia di transfer pricing, spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare l’esistenza di transazioni tra imprese collegate a un prezzo che appare inferiore a quello di mercato. Una volta fornita questa prova, l’onere si sposta sul contribuente, il quale deve dimostrare che tali transazioni sono avvenute a valori normali, in linea con il principio di libera concorrenza (arm’s length principle).

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la Commissione Tributaria Regionale avesse errato gravemente, affermando che l’Ufficio non avesse contestato l’esistenza di operazioni intercompany. Al contrario, l’Amministrazione Finanziaria aveva specificamente richiesto la documentazione giustificativa dell’operazione di “aggiustamento” contabile, senza ricevere risposte soddisfacenti.

Le Preclusioni per la Mancata Esibizione di Documenti

Un punto cruciale dell’ordinanza riguarda l’applicazione dell’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973. Questa norma stabilisce una preclusione processuale: i documenti che non vengono esibiti in risposta a una richiesta specifica dell’Ufficio durante la fase di accertamento non possono essere utilizzati dal contribuente a proprio favore nel successivo giudizio tributario. L’unica eccezione è la prova che l’inadempimento sia dovuto a una causa non imputabile al contribuente stesso.

La Cassazione ha sottolineato che la contribuente, pur avendo ricevuto una richiesta formale, aveva dichiarato di non possedere altra documentazione oltre a quella già prodotta per le operazioni infragruppo, senza motivare l’operazione di storno. Questo comportamento ha comportato l’inutilizzabilità di eventuali prove presentate solo in un secondo momento, consolidando la posizione dell’Amministrazione Finanziaria.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che la normativa sul transfer pricing ha un carattere “neutrale”, il cui scopo primario è la corretta allocazione del reddito tra le diverse giurisdizioni fiscali in cui opera un gruppo multinazionale. Non si tratta, quindi, solo di uno strumento antielusivo, ma di una regola finalizzata a garantire che ogni Paese possa tassare la quota di profitti che è stata effettivamente generata sul suo territorio.

L’errore dei giudici di secondo grado è stato quello di ignorare il contenuto della contestazione mossa dall’Amministrazione Finanziaria e di basare la propria decisione su affermazioni non riscontrate negli atti. Hanno omesso di considerare la richiesta di documentazione e la mancata risposta della contribuente, elementi che erano invece centrali per la risoluzione della controversia. La sentenza impugnata è stata quindi ritenuta gravemente omissiva e viziata da una falsa applicazione delle norme sull’onere della prova e sulle preclusioni processuali.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 18714/2025 rappresenta un importante monito per le imprese che operano in contesti multinazionali. La corretta gestione del transfer pricing non si esaurisce nella sola predisposizione della documentazione, ma richiede una piena collaborazione con le autorità fiscali in caso di verifica. La mancata esibizione di documenti giustificativi richiesti può avere conseguenze processuali molto gravi, precludendo la possibilità di difendersi efficacemente in giudizio. La decisione conferma che l’onere di dimostrare la conformità delle operazioni infragruppo al valore di mercato ricade interamente sul contribuente, il quale deve essere pronto a fornire tutte le prove necessarie sin dalla fase precontenziosa.

Qual è lo scopo principale delle norme sul transfer pricing secondo la Cassazione?
Secondo la Corte, lo scopo principale è garantire la corretta allocazione del reddito tra le imprese di un gruppo che operano in diverse nazioni, superando una prospettiva puramente antielusiva.

Su chi ricade l’onere della prova in una controversia sul transfer pricing?
L’onere della prova è ripartito: l’Amministrazione Finanziaria deve provare l’esistenza di transazioni infragruppo a un prezzo anomalo. Successivamente, spetta al contribuente dimostrare che tali transazioni sono avvenute a valori di mercato (principio di libera concorrenza).

Cosa succede se un contribuente non fornisce i documenti richiesti dall’Amministrazione Finanziaria durante un accertamento?
Il contribuente incorre in una preclusione processuale. Ciò significa che non potrà utilizzare tali documenti a proprio favore nel successivo giudizio, a meno che non dimostri che la mancata esibizione è dovuta a una causa a lui non imputabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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