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Transfer pricing: onere della prova e metodo TNMM

Una società del settore lusso ha contestato avvisi di accertamento basati su rettifiche per transfer pricing. I giudici di merito hanno annullato gli atti, criticando l’applicazione del metodo TNMM da parte dell’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso dell’Ufficio. La Corte ha stabilito che un’analisi corretta del transfer pricing, specialmente con il metodo TNMM, deve fondarsi su una selezione di imprese comparabili che tenga conto di termini contrattuali, strategie aziendali e condizioni economiche concrete, onere non assolto dall’Amministrazione finanziaria nel caso di specie.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing: La Cassazione Definisce l’Onere della Prova e i Criteri del Metodo TNMM

La disciplina del transfer pricing rappresenta uno degli ambiti più complessi e delicati del diritto tributario internazionale. La corretta determinazione dei prezzi nelle transazioni infragruppo è fondamentale per evitare spostamenti indebiti di base imponibile tra diverse giurisdizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri di applicazione del Transactional Net Margin Method (TNMM) e sull’onere della prova che grava sull’Amministrazione finanziaria, offrendo importanti spunti per le imprese multinazionali.

I Fatti del Caso: Una Controversia su Prezzi Infragruppo e IVA

Il caso ha origine da alcuni avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a una società italiana, operante nel settore del lusso, per gli anni d’imposta dal 2014 al 2016. Le contestazioni si concentravano su tre punti principali, ma il cuore della controversia riguardava il transfer pricing.

L’Agenzia sosteneva che la società acquistava beni (gioielli e orologi) dalla propria controllante svizzera a prezzi non conformi al principio di libera concorrenza, noto come arm’s length principle. Utilizzando il metodo TNMM, l’Ufficio aveva individuato un panel di società comparabili e concluso che i margini di profitto della contribuente erano anomali, in quanto sistematicamente negativi. Di conseguenza, aveva recuperato a tassazione maggiori imposte (IRES, IRAP e IVA).

La società ha impugnato gli atti impositivi e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale le hanno dato ragione, ritenendo inattendibile l’analisi di comparabilità svolta dall’Agenzia, poiché non teneva conto delle specifiche circostanze contrattuali, economiche e delle strategie aziendali.

La Posizione della Corte di Cassazione sul Transfer Pricing

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione delle norme sul transfer pricing (art. 110, comma 7, TUIR) e sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). Secondo l’Ufficio, il proprio compito si limiterebbe a dimostrare l’esistenza di transazioni infragruppo a un prezzo apparentemente non di mercato, spettando poi al contribuente provare il contrario.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo chiarimenti cruciali sull’applicazione del metodo TNMM.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha ribadito che, sebbene il metodo TNMM sia uno strumento valido e ampiamente utilizzato, la sua affidabilità dipende in modo cruciale da un’analisi di comparabilità rigorosa e approfondita. I giudici hanno sottolineato che non è sufficiente selezionare un gruppo di aziende sulla base di criteri generici. L’analisi deve essere calata nella realtà specifica dell’operazione esaminata.

Nello specifico, la Corte ha stabilito che l’applicazione del metodo TNMM richiede una verifica attenta dei seguenti elementi:

* Termini contrattuali: Le condizioni specifiche che regolano le transazioni tra le parti correlate.
* Circostanze economiche: Il contesto di mercato in cui le parti operano.
* Condizioni di mercato: Fattori come la concorrenza, la domanda e l’offerta.
* Strategie aziendali: Le scelte di business che possono influenzare la redditività (ad esempio, strategie di penetrazione del mercato).

Nel caso in esame, la Corte di secondo grado aveva correttamente censurato l’operato dell’Ufficio proprio perché l’analisi svolta era mancante di questi elementi essenziali. Pertanto, la pretesa dell’Agenzia di aver assolto il proprio onere probatorio è stata ritenuta infondata. La Cassazione ha chiarito che non si tratta di un aggravamento dell’onere della prova a carico dell’Ufficio, ma della corretta applicazione dei principi OCSE e della giurisprudenza consolidata, che esigono un’analisi qualitativa e non meramente meccanica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale in materia di transfer pricing: la sostanza prevale sulla forma. Le imprese multinazionali devono essere consapevoli che la documentazione sui prezzi di trasferimento non può limitarsi a un’applicazione superficiale di un metodo, ma deve essere supportata da un’analisi robusta che giustifichi i prezzi praticati alla luce delle specifiche funzioni svolte, dei rischi assunti e delle condizioni di mercato.

La decisione sottolinea l’importanza di un approccio proattivo nella gestione delle politiche di transfer pricing, basato su un’analisi funzionale e di comparabilità dettagliata e ben documentata. Per l’Amministrazione finanziaria, invece, emerge la necessità di condurre accertamenti fondati su elementi concreti e non su presunzioni generiche, approfondendo tutti gli aspetti qualitativi che caratterizzano le transazioni infragruppo.

Cosa deve dimostrare l’Agenzia delle Entrate in un contenzioso sul transfer pricing?
L’Agenzia delle Entrate deve dimostrare non solo l’esistenza di transazioni tra imprese collegate a un prezzo apparentemente inferiore a quello normale, ma deve anche fondare la propria analisi su una selezione di comparabili che tenga conto dei termini contrattuali, delle circostanze economiche, delle condizioni di mercato e delle strategie aziendali delle parti.

Perché l’applicazione del metodo TNMM da parte dell’Agenzia è stata ritenuta errata?
L’applicazione è stata ritenuta errata perché l’analisi di comparabilità effettuata dall’Agenzia era carente. Non aveva considerato elementi cruciali come i termini contrattuali delle operazioni, le specifiche circostanze economiche delle parti e le loro strategie aziendali, rendendo così inattendibili i risultati del metodo.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di una causa già decisa nei gradi di merito?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, non riesaminare e rivalutare i fatti del caso. Per questo motivo, il secondo motivo di ricorso dell’Agenzia, relativo all’IVA, è stato dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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