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Transfer pricing: la scelta del metodo di calcolo

Una società produttrice contesta un accertamento fiscale basato sul transfer pricing. La Corte di Cassazione chiarisce che non esiste una gerarchia predefinita tra i metodi di calcolo, come il TNMM e il CUP. La scelta deve ricadere sul metodo più aderente al caso concreto. La sentenza viene cassata con rinvio solo per l’omessa pronuncia sulla rideterminazione delle sanzioni.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing: Quale Metodo Scegliere? La Cassazione Chiarisce

La disciplina del transfer pricing rappresenta uno dei temi più complessi e dibattuti nel diritto tributario internazionale. La corretta determinazione dei prezzi di trasferimento tra società appartenenti allo stesso gruppo multinazionale è cruciale per evitare contestazioni da parte delle amministrazioni fiscali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sulla scelta del metodo di calcolo da utilizzare, ribadendo un principio fondamentale: non esiste una gerarchia rigida, ma prevale il criterio dell’aderenza al caso concreto.

I Fatti del Caso: Una Società Produttrice e le Sue Consociate Estere

Il caso esaminato riguardava una società italiana, unica unità produttiva di un gruppo internazionale specializzato in macchine per l’imballaggio. Questa società vendeva i propri prodotti alle consociate estere, che si occupavano della distribuzione sui rispettivi mercati. L’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2008, contestando la congruità dei prezzi applicati nelle transazioni infragruppo. In particolare, l’Amministrazione Finanziaria aveva utilizzato il metodo del margine netto della transazione (TNMM) per ricalcolare il reddito imponibile della società, ritenendo che i prezzi praticati avessero eroso la base imponibile italiana.
La contribuente, dal canto suo, sosteneva la correttezza del proprio operato e la primogenitura del metodo del confronto di prezzo (CUP), ritenendolo più adeguato. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano dato ragione all’ufficio fiscale, confermando l’accertamento.

L’Analisi della Corte sul Transfer Pricing

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. La più rilevante ai fini della nostra analisi riguarda la presunta violazione di legge nella scelta del metodo di calcolo per il transfer pricing.

TNMM vs CUP: Non Esiste una Gerarchia Assoluta

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nel rigetto della tesi secondo cui esisterebbe una gerarchia normativa o una primogenitura del metodo CUP rispetto al TNMM o ad altri metodi previsti dalle linee guida OCSE. I giudici hanno chiarito che le raccomandazioni OCSE non si inseriscono nella gerarchia delle fonti normative, ma fungono da sussidi e metodi operativi (norme tecniche) per l’applicazione di norme di legge di ampia portata, come quelle sul ‘valore normale’.
Di conseguenza, la scelta tra i diversi metodi non deve seguire un ordine precostituito, ma deve essere guidata dal criterio della maggiore aderenza alla fattispecie concreta. Spetta all’interprete (in primo luogo all’Amministrazione Finanziaria e poi al giudice) individuare e motivare l’adozione del metodo più appropriato per rappresentare la ‘normalità’ dei prezzi in quel specifico contesto operativo.

Il Principio di Aderenza al Caso Concreto

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto corretta la scelta del metodo TNMM operata dall’Ufficio. La struttura del gruppo, con un’unica società produttrice che vende a società distributrici collegate a basso rischio (operando sostanzialmente su ordini già confermati), rendeva difficile l’applicazione del metodo CUP, che richiede la disponibilità di transazioni comparabili su un mercato aperto. Il TNMM, basandosi sul margine di guadagno, è stato considerato un criterio più indicativo e affidabile in un contesto di mercato non completamente libero e con un’alea di rischio ridotta per le consociate distributrici.

La Questione delle Sanzioni e l’Ius Superveniens

Se la Corte ha confermato la validità dell’accertamento sul fronte del transfer pricing, ha però accolto un altro motivo di ricorso. La società lamentava l’omessa pronuncia da parte dei giudici di appello sulla richiesta di rimodulazione delle sanzioni, anche alla luce dello ius superveniens più favorevole rappresentato dal D.Lgs. 158/2015. La Cassazione ha ritenuto fondata questa doglianza, affermando che il giudice di merito avrebbe dovuto esaminare specificamente la questione. Per questo motivo, la sentenza è stata cassata con rinvio limitatamente a questo aspetto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura delle raccomandazioni OCSE come norme tecniche e non come fonti di diritto gerarchicamente ordinate. La flessibilità nella scelta del metodo è funzionale a reprimere il fenomeno economico del transfer pricing elusivo, ovvero lo spostamento artificiale dell’imponibile fiscale. La giustificazione della scelta del metodo deve essere adeguatamente motivata nell’atto impositivo e può essere oggetto di sindacato da parte del giudice di merito. La Suprema Corte, invece, può intervenire in sede di legittimità solo per violazione di legge, che si concretizza quando l’applicazione di un modello di calcolo non risulta coerentemente motivata in relazione alla fattispecie concreta. In questo caso, la motivazione a supporto del TNMM è stata ritenuta logica e corretta.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cardine in materia di transfer pricing: la prevalenza della sostanza sulla forma. Non esiste un ‘metodo migliore’ in astratto, ma solo il metodo più adatto a rappresentare correttamente la realtà economica di una specifica transazione infragruppo. Le aziende devono essere pronte a giustificare non solo i prezzi applicati, ma anche la scelta del metodo utilizzato per determinarli, con una solida documentazione a supporto. La decisione, inoltre, conferma l’importanza di sollevare in ogni grado di giudizio tutte le questioni pertinenti, incluse quelle relative alle sanzioni, per garantirsi una tutela completa.

Esiste una gerarchia tra i metodi di calcolo del transfer pricing (es. CUP e TNMM)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le raccomandazioni OCSE forniscono metodi operativi e non si inseriscono in una gerarchia delle fonti normative. Non esiste una primogenitura di un metodo rispetto a un altro; la scelta deve basarsi sul criterio di maggiore aderenza al caso concreto.

Come deve essere scelto il metodo di calcolo per il transfer pricing?
Il metodo deve essere individuato dall’interprete (Amministrazione Finanziaria o giudice) tenendo presente lo scopo della norma e la specifica fattispecie. La scelta deve essere motivata e giustificata in base alle caratteristiche delle operazioni e alla struttura del gruppo. Nel caso di specie, la struttura con un unico produttore e distributori a basso rischio ha reso il metodo TNMM (basato sul margine) più aderente rispetto al CUP (basato sul prezzo di mercato).

Il giudice d’appello è obbligato a pronunciarsi sulla richiesta di ricalcolo delle sanzioni basata su una nuova legge più favorevole (ius superveniens)?
Sì. La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo all’omessa pronuncia sulla rimodulazione delle sanzioni. Il giudice di merito ha il dovere di esaminare una censura specifica e un motivo di gravame espressamente formulato, come la richiesta di applicazione di una disciplina sanzionatoria sopravvenuta e più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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