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Transfer pricing: la nozione di controllo per la Cassazione

Con ordinanza recente, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria in un caso di transfer pricing relativo all’anno d’imposta 2015. La Corte ha stabilito che, per le annualità precedenti alla riforma del 2017, la nozione di ‘controllo’ tra società non va intesa come una qualsiasi potenziale influenza economica, ma come una ‘stabile influenza economica’ che deve essere concretamente provata dall’Amministrazione. Nel caso di specie, è stata ritenuta corretta la decisione dei giudici di merito che non avevano ravvisato elementi sufficienti a dimostrare tale influenza tra una società italiana e la sua distributrice estera.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing: La Cassazione e la Nozione di Controllo Ante-Riforma

La disciplina del transfer pricing rappresenta uno dei terreni più complessi e dibattuti del diritto tributario internazionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre chiarimenti fondamentali sulla nozione di ‘controllo’ rilevante per le operazioni infragruppo, con specifico riferimento alle annualità precedenti alla riforma del 2017. La pronuncia sottolinea l’importanza di un’analisi fattuale rigorosa e ribadisce i principi sull’onere della prova a carico dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava a un gruppo societario italiano, composto da una holding e dalla sua controllata produttrice, un maggior reddito imponibile per l’anno 2015. L’accertamento si basava sull’applicazione della normativa sul transfer pricing alle cessioni di merci effettuate dalla società produttrice a una società distributrice con sede nel Principato di Monaco. Secondo l’Ufficio, i prezzi applicati non erano conformi al ‘valore normale’, poiché riteneva sussistente un rapporto di controllo tra la società italiana e quella monegasca, che imponeva la rettifica dei prezzi di trasferimento.

Nei primi due gradi di giudizio, le corti tributarie avevano dato ragione alle società contribuenti, annullando l’accertamento. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della nozione di controllo.

La Questione Giuridica nel Transfer Pricing: Controllo Formale vs. Influenza Economica

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del concetto di ‘controllo’ ai fini dell’articolo 110, comma 7, del TUIR, nella sua versione applicabile ratione temporis (cioè prima delle modifiche introdotte dalla L. n. 50/2017). L’Amministrazione Finanziaria propendeva per una nozione ampia, secondo cui qualsiasi forma di influenza economica, anche solo potenziale, sarebbe stata sufficiente per attivare la disciplina del transfer pricing. Di contro, la tesi difensiva, accolta nei gradi di merito, si basava sulla necessità di dimostrare un’influenza dominante effettiva e stabile, non una mera possibilità astratta.

La difesa erariale sosteneva che la nozione civilistica di controllo (art. 2359 cod. civ.), richiamata dalla normativa post-riforma, fosse troppo restrittiva e che la giurisprudenza pregressa avesse già avallato un concetto più elastico, capace di includere ogni ipotesi di influenza economica desumibile da singole circostanze.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, fornendo motivazioni chiare e articolate. In primo luogo, i giudici hanno ribadito il principio di non retroattività della nuova disciplina introdotta nel 2017. Tale normativa, che ha un carattere innovativo, ha sostituito il criterio più elastico della ‘stabile influenza economica’ con uno più vincolato ai presupposti dell’art. 2359 cod. civ. Pertanto, per l’annualità 2015, il riferimento corretto era la disciplina previgente.

Nel merito, la Corte ha osservato che i giudici d’appello si sono pienamente conformati a tale disciplina, andando a verificare in concreto l’esistenza di una ‘stabile influenza economica’. Hanno esaminato e ritenuto non sufficienti gli indizi forniti dall’Ufficio, quali la presenza di consiglieri in comune o clausole contrattuali specifiche, concludendo per l’insussistenza di una ‘sudditanza economica’ della società estera. La Cassazione ha sottolineato come l’Amministrazione Finanziaria non possa limitarsi ad allegare una ‘potenzialità’ dell’influenza, ma debba provarne la ‘concretezza’. L’onere probatorio di dimostrare l’effettiva sussistenza di una stabile influenza economica di una società sull’altra grava interamente sull’Amministrazione.

La Corte ha inoltre qualificato le censure dell’Amministrazione come un tentativo di riesame del merito dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. I giudici di secondo grado avevano correttamente valutato gli elementi fattuali, escludendo che questi fossero sufficienti a dimostrare un controllo ai fini del transfer pricing.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di transfer pricing per le controversie relative al passato. La decisione chiarisce che la nozione di controllo, prima della riforma del 2017, deve essere intesa come un’influenza economica stabile ed effettiva, la cui prova concreta e rigorosa è a carico dell’Amministrazione Finanziaria. Non è sufficiente evocare una mera potenzialità di ingerenza, ma è necessario dimostrare con elementi specifici che le decisioni imprenditoriali di una società siano state effettivamente condizionate dall’altra. Questa pronuncia offre quindi maggiore certezza giuridica alle imprese per le annualità pregresse e riafferma il ruolo cruciale dell’accertamento in fatto compiuto dai giudici di merito.

Quale nozione di ‘controllo’ si applica ai casi di transfer pricing per gli anni d’imposta precedenti alla riforma del 2017?
Per gli anni d’imposta anteriori al 2017, si applica la nozione di ‘controllo’ propria del testo originario dell’art. 110, comma 7, TUIR, basata sulla sussistenza di una ‘stabile influenza economica’, e non la nozione più restrittiva legata all’art. 2359 c.c. introdotta successivamente.

Su chi ricade l’onere di provare l’esistenza di un’influenza economica stabile in una controversia sul transfer pricing?
L’onere di dimostrare la sussistenza dell’effettiva e stabile influenza economica di una società sull’altra grava sull’Amministrazione Finanziaria. Non è sufficiente provare una mera ‘potenzialità’ di influenza, ma è richiesta la prova della sua ‘concretezza’.

La nuova disciplina sul transfer pricing introdotta nel 2017 è retroattiva?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito l’efficacia non retroattiva della novella all’art. 110, comma 7, TUIR (recata dalla L. n. 50/2017), in quanto la nuova disciplina ha portata innovativa e non meramente interpretativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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