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Transfer pricing: Cassazione su costi e consociata estera

Una società di trasporti si è vista respingere il ricorso contro un avviso di accertamento per costi indeducibili derivanti da una consociata estera. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, basandosi sulle prove di sovrafatturazione e sulla corretta applicazione delle norme sul transfer pricing. I giudici hanno ritenuto irrilevanti le argomentazioni della società sulla residenza fiscale della consociata, sottolineando che il ricorso non può mirare a un riesame dei fatti già valutati dai tribunali di merito.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Transfer Pricing e Sovrafatturazione: la Cassazione Conferma l’Indeducibilità dei Costi

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 21739 del 2024, offre importanti chiarimenti in materia di fiscalità internazionale, con un focus specifico sulla disciplina del transfer pricing e sulla deducibilità dei costi derivanti da operazioni con società consociate estere. La Corte ha stabilito che, in presenza di prove concrete di sovrafatturazione, la questione della residenza fiscale fittizia (esterovestizione) della consociata diventa secondaria, confermando l’indeducibilità dei costi per l’azienda italiana.

I Fatti di Causa: Avviso di Accertamento e Ricorsi

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società italiana di trasporti internazionali e ai suoi soci. L’amministrazione finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2009, l’indeducibilità di costi sostenuti nei confronti di una società consociata di diritto slovacco e la presenza di ricavi non contabilizzati. Secondo il Fisco, esistevano indizi certi, precisi e concordanti di una sovrafatturazione da parte della consociata estera, anche in violazione della disciplina del transfer pricing.

La società contribuente ha impugnato l’atto impositivo, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto i ricorsi, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. Di conseguenza, la società ha proposto ricorso per cassazione.

Le Questioni Giuridiche: Transfer Pricing vs Esterovestizione

Il cuore della difesa della società in Cassazione si è concentrato su un punto specifico: l’erronea, a suo dire, valutazione della questione dell’esterovestizione della consociata slovacca. La società sosteneva che i giudici di merito avessero illegittimamente trascurato di pronunciarsi su questo aspetto, che riteneva fondamentale e pregiudiziale per l’intera contestazione.

Il Focus sulla Sovrafatturazione

I giudici di merito, tuttavia, avevano basato la loro decisione su un presupposto fattuale diverso e autonomo: l’esistenza di prove concrete che dimostravano una sovrafatturazione dei servizi resi dalla consociata estera. La decisione di indeducibilità dei costi non derivava quindi da un accertamento sulla residenza fiscale della società slovacca, ma dall’analisi dei flussi economici tra le due entità, ritenuti non conformi al valore normale di mercato, come previsto dalle norme sul transfer pricing.

L’Irrilevanza dell’Esterovestizione

La Corte di Cassazione ha evidenziato come la ratio decidendi (la ragione fondante della decisione) delle sentenze di merito risiedesse proprio nella prova della sovrafatturazione. Di conseguenza, le censure della società ricorrente, incentrate quasi esclusivamente sulla mancata analisi dell’esterovestizione, sono state giudicate non pertinenti e, pertanto, inammissibili. I motivi del ricorso non si confrontavano con il vero nucleo della decisione impugnata.

L’Analisi della Corte di Cassazione e i motivi di ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili la maggior parte dei motivi di ricorso, fornendo importanti principi di diritto processuale e sostanziale.

Inammissibilità per Mancanza di Pertinenza con la Ratio Decidendi

La Corte ha ribadito un principio consolidato: i motivi di ricorso per cassazione devono essere specifici e attinenti al “decisum” della sentenza impugnata. Proporre censure che non colpiscono la reale motivazione della decisione equivale a una mancata enunciazione dei motivi, con conseguente inammissibilità del ricorso. In questo caso, la decisione era fondata sulla sovrafatturazione, non sull’esterovestizione.

Il Divieto di Revisione del Merito

Gli Ermellini hanno inoltre respinto i motivi relativi alla presunta violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sul transfer pricing (art. 110, co. 7, TUIR). La Corte ha chiarito che tali censure, nella sostanza, miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto. I giudici di appello avevano correttamente posto l’onere della prova a carico dell’Ente impositore, ritenendolo assolto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sulla netta distinzione tra questioni di fatto e questioni di diritto. La valutazione sull’esistenza di una sovrafatturazione è un accertamento di fatto, riservato ai giudici di merito e non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logicamente coerente. I ricorrenti, invece di contestare vizi di diritto o di motivazione, hanno tentato di rimettere in discussione l’apprezzamento delle prove, chiedendo alla Corte una “revisione” del giudizio che non le compete. L’irrilevanza della questione dell’esterovestizione rispetto al tema centrale della sovrafatturazione ha reso i relativi motivi di ricorso inammissibili per difetto di pertinenza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di contenzioso tributario internazionale: la prova della sovrafatturazione tra società di un medesimo gruppo è un elemento autonomo e sufficiente a giustificare l’indeducibilità dei costi, indipendentemente dall’accertamento di una eventuale esterovestizione. Per le imprese, ciò significa che la corretta applicazione della normativa sul transfer pricing e la capacità di documentare la congruità dei prezzi infragruppo sono essenziali per evitare contestazioni fiscali. Il ricorso in Cassazione deve inoltre concentrarsi su precise violazioni di legge, senza tentare di riaprire discussioni sul merito dei fatti già decisi nei gradi precedenti.

Quando i costi derivanti da una consociata estera possono essere considerati indeducibili?
I costi possono essere disconosciuti quando l’amministrazione finanziaria fornisce indizi certi, precisi e concordanti di una sovrafatturazione, a prescindere dalla questione della residenza fiscale (‘esterovestizione’) della società estera.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito?
No, il ricorso per cassazione non consente una ‘revisione’ del giudizio di merito. La Corte può solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, ma non può riesaminare e valutare nuovamente i fatti e le prove della causa.

La questione dell’esterovestizione è sempre decisiva per contestare i costi con una società estera?
No. In questo caso la Corte ha stabilito che se la contestazione si fonda su prove concrete di sovrafatturazione e violazione delle regole sul transfer pricing, la questione dell’eventuale fittizia residenza estera della consociata diventa irrilevante ai fini della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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