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TOSAP Viadotti Autostradali: quando si paga?

La Corte di Cassazione ha stabilito che le società concessionarie devono pagare la TOSAP per i viadotti autostradali che sovrastano il suolo pubblico comunale. L’esenzione fiscale prevista per lo Stato non si applica, poiché la concessionaria agisce in autonomia economica e non come mero esecutore. La Corte ha rigettato l’argomento secondo cui la pianificazione statale della rete escluderebbe la tassa, confermando la piena applicabilità della normativa sui tributi locali per l’occupazione di spazi pubblici.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TOSAP Viadotti Autostradali: la Cassazione conferma l’obbligo di pagamento per le concessionarie

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio consolidato in materia di tributi locali, chiarendo che le società concessionarie sono tenute al pagamento della TOSAP per i viadotti autostradali che sovrastano strade comunali. Questa pronuncia si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai costante, respingendo le argomentazioni delle società che gestiscono le reti autostradali, le quali ritenevano di non dover versare il tributo.

Analizziamo i punti salienti della decisione per comprendere le ragioni giuridiche alla base di questo orientamento e le sue implicazioni pratiche per le concessionarie e gli enti locali.

I Fatti del Caso

Una società concessionaria per la gestione di tratte autostradali ha impugnato un avviso di accertamento relativo alla Tassa per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (TOSAP). L’ente locale, tramite la propria società di riscossione, richiedeva il pagamento del tributo per l’occupazione del soprassuolo comunale da parte di un viadotto autostradale.

La società concessionaria sosteneva di non essere tenuta al pagamento per diverse ragioni:

1. Mancanza del presupposto impositivo: L’occupazione non sarebbe riconducibile a una libera scelta della società, ma deriverebbe direttamente da leggi statali che hanno pianificato il tracciato autostradale, sottraendo di fatto quelle aree alla disponibilità del Comune.
2. Esenzione per occupazione statale: L’occupazione sarebbe, in realtà, effettuata dallo Stato, di cui la società concessionaria agirebbe come mera longa manus (esecutrice). Pertanto, dovrebbe applicarsi l’esenzione prevista dall’art. 49 del D.Lgs. 507/1993 per le occupazioni effettuate dallo Stato.
3. Questione di compatibilità con il diritto UE: La società ha richiesto di sollevare una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, lamentando una possibile violazione delle norme sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato.

La decisione della Corte di Cassazione e il pagamento della TOSAP Viadotti Autostradali

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società concessionaria, confermando la legittimità della pretesa tributaria del Comune. La decisione si fonda su principi giuridici chiari e su un’interpretazione rigorosa della normativa applicabile.

I giudici hanno ribadito che il presupposto oggettivo della TOSAP è l’occupazione, di qualsiasi natura, di spazi ed aree pubbliche, inclusi il soprassuolo e il sottosuolo. L’attraversamento di una strada comunale da parte di un viadotto autostradale integra pienamente questa fattispecie, in quanto sottrae una porzione di spazio pubblico all’uso collettivo e ne impedisce una diversa utilizzazione da parte dell’ente proprietario.

La distinzione tra concessionaria e Stato

Il punto centrale della controversia riguarda il soggetto passivo del tributo. La Corte ha chiarito che il soggetto tenuto al pagamento è colui che materialmente occupa lo spazio, ovvero il titolare della concessione. La società concessionaria, infatti, non può essere considerata una semplice longa manus dello Stato. Essa agisce come un’impresa autonoma, con una propria gestione economica e funzionale, perseguendo un profitto attraverso lo sfruttamento dell’infrastruttura.

Di conseguenza, l’esenzione prevista per le occupazioni effettuate direttamente dallo Stato non può essere estesa alla concessionaria. Le norme che prevedono esenzioni fiscali sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia. Il fatto che l’infrastruttura sia di proprietà statale e che tornerà nella gestione pubblica al termine della concessione è irrilevante ai fini del pagamento del tributo durante il periodo di gestione privata.

L’irrilevanza della pianificazione statale e delle normative UE

La Corte ha inoltre specificato che le leggi nazionali che hanno pianificato la rete autostradale, pur essendo precedenti, non eliminano l’applicabilità del D.Lgs. 507/1993, che ha successivamente disciplinato la TOSAP. La costruzione dell’autostrada non comporta un trasferimento automatico della proprietà delle strade sottostanti al demanio statale, né una soppressione della potestà impositiva del Comune sullo spazio aereo di sua pertinenza.

Infine, è stata respinta la richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE. I giudici hanno ritenuto che non sussistesse alcun dubbio interpretativo o conflitto con il diritto dell’Unione. La normativa italiana, negando l’esenzione a tutti gli operatori economici (sia pubblici che privati) che gestiscono infrastrutture, non crea discriminazioni né configura un aiuto di Stato illegittimo, ma garantisce parità di trattamento nel mercato.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un orientamento consolidato, che distingue nettamente tra la titolarità del bene (il viadotto, di proprietà statale) e la responsabilità dell’occupazione (in capo alla concessionaria). La tassazione si fonda sul fatto oggettivo della sottrazione di uno spazio pubblico, a prescindere dal titolo giuridico che la legittima. La concessionaria, gestendo l’infrastruttura per un proprio fine economico, è il soggetto che realizza tale occupazione e, pertanto, è tenuta a corrispondere il relativo tributo all’ente locale proprietario dello spazio.

La Corte sottolinea come la società concessionaria agisca in piena autonomia gestionale e imprenditoriale, perseguendo un profitto. Questa autonomia esclude la possibilità di qualificarla come mero organo dello Stato, rendendo inapplicabile l’esenzione fiscale prevista per quest’ultimo. Le norme di esenzione, per loro natura eccezionale, non possono essere interpretate in modo estensivo.

Le conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto tributario: la gestione privata di un’infrastruttura pubblica, anche se strategica e di proprietà statale, non esonera dal pagamento dei tributi locali legati all’uso del territorio. Per le società concessionarie, ciò significa includere la TOSAP tra i costi operativi certi, senza possibilità di invocare esenzioni legate alla natura pubblica del servizio. Per gli enti locali, la pronuncia rappresenta una conferma della loro potestà impositiva e una garanzia di entrate fiscali derivanti dall’utilizzo del proprio demanio.

Una società che gestisce un’autostrada deve pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico (TOSAP) per i viadotti che passano sopra le strade comunali?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la società concessionaria è tenuta al pagamento della TOSAP. Il presupposto del tributo è l’occupazione del soprassuolo pubblico, e il viadotto sottrae di fatto tale spazio all’uso collettivo, limitandone altre possibili utilizzazioni da parte del Comune.

La concessionaria autostradale può beneficiare dell’esenzione fiscale prevista per lo Stato?
No. L’esenzione si applica solo alle occupazioni effettuate direttamente dallo Stato. La società concessionaria, pur gestendo un’opera pubblica, agisce come un’impresa autonoma con fini di profitto e non come un mero esecutore (longa manus) dello Stato. Le norme di esenzione fiscale sono di stretta interpretazione e non possono essere estese.

La pianificazione nazionale della rete autostradale esclude l’applicazione della TOSAP?
No, le leggi che hanno stabilito il tracciato delle autostrade non eliminano l’obbligo di pagare la TOSAP. La normativa sulla tassa (D.Lgs. 507/1993) è successiva e si applica a tutte le occupazioni di suolo pubblico, indipendentemente dal fatto che l’opera sia stata prevista da una legge speciale dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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