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TOSAP su viadotti autostradali: quando è dovuta?

Una società concessionaria di autostrade ha contestato un avviso di accertamento per la TOSAP (Tassa Occupazione Suolo Pubblico) relativa a un viadotto sovrastante strade comunali. La società sosteneva di essere esente in quanto organismo di diritto pubblico e gestore di un’opera statale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che la TOSAP su viadotti autostradali è dovuta. La Corte ha chiarito che il presupposto del tributo è l’occupazione materiale del suolo, che sottrae l’area all’uso pubblico, a prescindere dalla proprietà dell’opera o dalla natura giuridica del gestore. Anche le società ‘in house’ sono considerate soggetti giuridici distinti dallo Stato e, svolgendo un’attività economica, non beneficiano delle esenzioni fiscali previste per quest’ultimo.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TOSAP su Viadotti Autostradali: La Cassazione Conferma l’Obbligo per le Società Concessionarie

La questione della TOSAP su viadotti autostradali è un tema complesso che tocca l’equilibrio tra la gestione di infrastrutture di interesse nazionale e la fiscalità locale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 32404 del 2024, ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che anche le società concessionarie a partecipazione pubblica sono tenute al pagamento di questo tributo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Una società concessionaria per la gestione di tratte autostradali, interamente partecipata da enti pubblici, ha impugnato un avviso di accertamento emesso da una società di riscossione per conto di un Comune. L’accertamento richiedeva il pagamento della TOSAP per l’anno 2013, in relazione all’occupazione del soprassuolo di alcune vie comunali da parte di un viadotto autostradale, noto come ‘Passante di Mestre’.

La società concessionaria sosteneva di non dover pagare il tributo per diverse ragioni:
1. L’esistenza di una precedente sentenza favorevole (giudicato esterno) su annualità fiscali precedenti.
2. La sua natura di organismo di diritto pubblico, privo di autonomia decisionale e operante come una longa manus dello Stato.
3. L’assenza dei presupposti oggettivi e soggettivi per l’applicazione della tassa, poiché l’opera era di proprietà dello Stato e lei ne curava solo la gestione.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Corte di Giustizia Tributaria di II grado avevano respinto le tesi della società, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento. La controversia è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte: I Motivi della Decisione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso presentati dalla società concessionaria, offrendo un’analisi dettagliata dei principi che regolano la TOSAP.

La Questione del Giudicato Esterno

Il primo motivo, relativo al presunto giudicato esterno, è stato respinto. La Corte ha chiarito che il giudicato può formarsi solo su circostanze di fatto, non su questioni di pura interpretazione giuridica. L’individuazione dei presupposti di un tributo è un’attività ermeneutica del giudice che non può essere vincolata da precedenti decisioni, garantendo così l’autonomia interpretativa in ogni nuovo giudizio.

I Presupposti della TOSAP su viadotti autostradali

La Corte ha ribadito che il presupposto impositivo della TOSAP, ai sensi del D.Lgs. 507/93, è l’occupazione di qualsiasi natura di spazi ed aree pubbliche (inclusi soprassuolo e sottosuolo) che comporti una sottrazione effettiva di tale superficie all’uso pubblico. I punti chiave sono:
Soggetto passivo: È il titolare della concessione o, in sua assenza, l’occupante di fatto.
Oggetto del tributo: È l’occupazione materiale che limita l’uso collettivo del bene pubblico.
Irrilevanza della proprietà: Non importa chi sia il proprietario dell’opera (in questo caso, il viadotto statale). Ciò che conta è chi realizza l’occupazione e ne trae un beneficio economico, ossia la società concessionaria che gestisce la tratta e riscuote i pedaggi.

L’occupazione del soprassuolo comunale da parte del viadotto costituisce una limitazione all’uso del suolo sottostante, integrando pienamente il presupposto oggettivo della tassa.

L’Esclusione dell’Esenzione per le Società “In House”

Il punto più controverso riguardava l’applicabilità dell’esenzione prevista dall’art. 49 del D.Lgs. 507/93 per le occupazioni effettuate direttamente dallo Stato. La società ricorrente sosteneva di dover essere equiparata allo Stato, essendo una società ‘legale’ costituita per legge e operante secondo il modello ‘in house providing’.

La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando che la società, pur essendo a totale partecipazione pubblica, è un soggetto giuridico distinto dallo Stato e dai suoi enti partecipanti. Essa opera come una società di capitali, svolgendo un’attività di impresa in un contesto economico e concorrenziale. La sua personalità giuridica autonoma impedisce di considerarla come una mera articolazione dello Stato. Pertanto, l’occupazione non è ‘effettuata dallo Stato’, ma da un soggetto terzo, la società concessionaria, che non può beneficiare dell’esenzione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del diritto tributario: la netta separazione tra la soggettività giuridica dello Stato e quella delle società da esso partecipate, anche se operanti in regime ‘in house’. L’esenzione fiscale è una deroga al principio generale di tassazione e deve essere interpretata restrittivamente. Essa si applica solo quando l’occupazione è posta in essere direttamente dall’ente pubblico esente (Stato, Regioni, Comuni) nell’esercizio delle sue funzioni, e non quando è realizzata da una società commerciale che, seppur con finalità pubbliche, agisce come un operatore economico distinto. La Corte ha inoltre sottolineato come una diversa interpretazione creerebbe una distorsione della concorrenza, favorendo ingiustificatamente gli operatori pubblici rispetto a quelli privati che svolgono la medesima attività.

Conclusioni

La sentenza 32404/2024 della Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro e di vasta portata: la TOSAP su viadotti autostradali è dovuta dalla società che gestisce l’infrastruttura, anche se questa è a totale partecipazione pubblica. La natura di società ‘in house’ non è sufficiente per estendere le esenzioni fiscali previste per lo Stato. Questa decisione consolida un indirizzo giurisprudenziale rigoroso, che valorizza la personalità giuridica autonoma delle società partecipate e il presupposto oggettivo del tributo, legato all’effettiva occupazione del suolo pubblico e alla sottrazione dello stesso all’uso collettivo.

Una società concessionaria autostradale, partecipata da enti pubblici, deve pagare la TOSAP per un viadotto che sovrasta strade comunali?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il soggetto passivo del tributo è chi occupa materialmente il suolo pubblico (o il soprassuolo) sottraendolo all’uso collettivo, a prescindere dalla proprietà dell’infrastruttura. La società concessionaria, gestendo il viadotto, realizza tale occupazione ed è quindi tenuta al pagamento.

Una precedente sentenza favorevole alla società su annualità diverse può vincolare il giudice in un nuovo processo (giudicato esterno)?
No. La Corte ha specificato che il ‘giudicato esterno’ si applica ai fatti accertati in modo definitivo, ma non può vincolare l’interpretazione delle norme giuridiche, che rimane una prerogativa autonoma del giudice in ogni singolo processo. La qualificazione giuridica della fattispecie può quindi essere diversa in giudizi successivi.

La qualifica di società ‘in house’ è sufficiente a garantire l’esenzione dalla TOSAP prevista per lo Stato?
No. La Corte ha stabilito che una società ‘in house’, pur essendo controllata da enti pubblici, mantiene una propria e distinta personalità giuridica. Di conseguenza, non può essere equiparata allo Stato e non può beneficiare dell’esenzione fiscale prevista per le occupazioni effettuate direttamente da quest’ultimo. La società agisce come un soggetto economico autonomo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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