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Termini rimborso IRES: la Cassazione chiarisce

Una società chiede il rimborso IRES per perdite pregresse non indicate nella dichiarazione originaria, presentando una dichiarazione integrativa. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso, stabilendo che i termini rimborso IRES decorrono dal momento del versamento indebito e non dalla data della dichiarazione integrativa. L’istanza, presentata oltre il termine di 48 mesi dal pagamento, è stata considerata tardiva.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termini Rimborso IRES: Guida a Dichiarazione Integrativa e Scadenze

La gestione dei crediti d’imposta e delle richieste di rimborso è un’area cruciale del diritto tributario, dove il rispetto delle scadenze è fondamentale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito principi importanti riguardo i termini rimborso IRES in caso di errori corretti tramite dichiarazione integrativa. Questo articolo analizza la decisione, offrendo chiarimenti essenziali per contribuenti e professionisti.

I Fatti del Caso: Un Errore nella Dichiarazione dei Redditi

La vicenda ha origine nel 2007, quando una società presentò la dichiarazione dei redditi per il periodo d’imposta 2006. In quella sede, l’azienda omise di considerare perdite fiscali pregresse per un importo di quasi 600.000 euro, versando così un’IRES superiore al dovuto.

Il 31 dicembre 2011, la società cercò di rimediare all’errore presentando una dichiarazione integrativa per l’anno 2006, dalla quale emergeva un credito d’imposta. Nello stesso giorno, inviò una lettera raccomandata all’Agenzia delle Entrate per sollecitare il rimborso di tale credito. Non ricevendo risposta e dopo un ulteriore sollecito nel 2014, l’azienda impugnò il silenzio-rifiuto dell’amministrazione finanziaria. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respinsero le sue richieste, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e i Termini Rimborso IRES

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della controversia e della decisione riguarda la corretta interpretazione dei termini rimborso IRES e la loro interazione con la normativa sulla dichiarazione integrativa. La Corte ha chiarito che esistono due percorsi distinti a seconda delle conseguenze dell’errore commesso dal contribuente:

1. Errore senza versamento indebito: Se l’errore o l’omissione non ha comportato un pagamento maggiore del dovuto, il contribuente può correggere la dichiarazione presentando un’integrativa entro il termine di presentazione di quella relativa all’anno successivo. Il credito che ne deriva può essere utilizzato in compensazione.
2. Errore con versamento indebito: Se, come nel caso di specie, l’errore ha causato un pagamento di imposte superiore a quanto dovuto, il contribuente ha il diritto di chiedere il rimborso. Tuttavia, questa richiesta deve essere presentata entro il termine di decadenza di 48 mesi dalla data del versamento indebito, come stabilito dall’art. 38 del d.P.R. n. 602/1973.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso presentati dalla società. In primo luogo, ha escluso che si fosse formato un giudicato interno sull’effettiva esistenza del credito, poiché i giudici di primo grado avevano rigettato la domanda basandosi unicamente sulla tardività dell’istanza di rimborso.

Il punto cruciale, però, è stato l’analisi dei termini. I giudici hanno stabilito che, essendo l’ultimo versamento indebito relativo all’imposta 2006 avvenuto a novembre 2007, il termine di 48 mesi per chiedere il rimborso era scaduto a novembre 2011. L’istanza di rimborso, presentata il 31 dicembre 2011 (anche se contestualmente alla dichiarazione integrativa), risultava quindi tardiva. La presentazione della dichiarazione integrativa non ha l’effetto di riaprire o sospendere il termine di decadenza per la richiesta di rimborso, che decorre in modo autonomo e perentorio dalla data del pagamento non dovuto.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio consolidato e di fondamentale importanza pratica: la disciplina della dichiarazione integrativa e quella dell’istanza di rimborso per versamenti indebiti seguono percorsi e scadenze differenti e non sovrapponibili. Per i contribuenti che si accorgono di aver versato più del dovuto, è imperativo agire tempestivamente e presentare la richiesta di rimborso entro 48 mesi dal pagamento. Attendere oltre, anche se si presenta una dichiarazione integrativa per correggere l’errore, comporta la perdita definitiva del diritto a recuperare le somme versate in eccesso.

Entro quale termine si può chiedere il rimborso di un’imposta versata in eccesso?
La richiesta di rimborso deve essere presentata entro il termine di decadenza di 48 mesi dalla data in cui è stato effettuato il versamento indebito, ai sensi dell’art. 38 del d.P.R. n. 602 del 1973.

Presentare una dichiarazione integrativa a favore del contribuente interrompe o riapre i termini per la richiesta di rimborso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di 48 mesi per la richiesta di rimborso è autonomo e decorre dalla data del pagamento. La presentazione di una dichiarazione integrativa non ha alcun effetto su tale scadenza.

Cosa succede se un contribuente corregge un errore che genera un credito, ma non c’è stato un versamento in eccesso?
In questo caso, la dichiarazione integrativa deve essere presentata non oltre il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo. Il credito risultante potrà essere utilizzato in compensazione con futuri debiti fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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