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Termini di accertamento: da quando decorrono?

Una società deduce costi sostenuti in anni passati solo al momento della vendita di un immobile. L’Amministrazione Finanziaria contesta la deduzione, ma la società eccepisce la decadenza dell’azione. La Corte di Cassazione stabilisce che i termini di accertamento decorrono dall’anno in cui i costi acquisiscono rilevanza fiscale, ovvero quando vengono utilizzati per ridurre il reddito, e non dall’anno in cui sono stati sostenuti. L’accertamento è quindi legittimo.

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Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termini di accertamento fiscale: il momento dell’utilizzo dei costi è decisivo

Capire da quando decorrono i termini di accertamento fiscale è cruciale sia per le imprese che per l’Amministrazione finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su questo tema, in particolare per i costi sostenuti in anni remoti ma dedotti fiscalmente solo molto tempo dopo. La pronuncia stabilisce un principio cardine: la clessidra per l’accertamento inizia a scorrere non da quando un costo viene sostenuto, ma da quando esso acquista concreta rilevanza fiscale, ovvero nel momento in cui viene utilizzato per abbattere il reddito imponibile.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società di costruzioni che, nel corso degli anni, aveva realizzato un complesso immobiliare. I costi per la costruzione, sostenuti a partire dal 1999, erano stati oggetto di due rivalutazioni, una nel 1990 e una tra il 1999 e il 2001. Tuttavia, la società aveva scelto di non dare rilevanza fiscale a tali rivalutazioni, mantenendo i costi “sospesi” e iscritti a bilancio tra le rimanenze.

Nel 2014, l’azienda vende il complesso immobiliare e, in quella sede, contrappone ai ricavi i costi di costruzione sostenuti anni prima, portandoli in deduzione dal proprio reddito. Di conseguenza, nel 2017, l’Amministrazione finanziaria notifica un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2014, contestando la pretesa della società e richiedendo il pagamento di una maggiore imposta.

La società contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che il potere di accertamento dell’ente impositore fosse ormai estinto per decadenza. Secondo la sua tesi, l’Amministrazione avrebbe dovuto contestare quei costi negli anni in cui erano stati indicati a bilancio a seguito delle rivalutazioni, e non attendere il 2017.

La Decisione e i termini di accertamento

La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha rigettato il ricorso della società. I giudici hanno stabilito che l’accertamento notificato nel 2017 per l’anno d’imposta 2014 era pienamente tempestivo.

Il punto centrale della controversia era individuare il dies a quo, cioè il giorno dal quale far decorrere il termine quinquennale di decadenza per l’azione di accertamento previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la semplice iscrizione di costi a bilancio o la loro rivalutazione non fa scattare i termini di accertamento se a tali operazioni la stessa società non attribuisce alcuna valenza fiscale. Nel caso specifico, la società aveva neutralizzato gli effetti delle rivalutazioni attraverso delle variazioni in diminuzione nelle dichiarazioni fiscali dell’epoca, rendendole di fatto irrilevanti ai fini impositivi in quegli anni. I costi erano rimasti “congelati” nelle rimanenze.

La rilevanza fiscale di tali costi è emersa per la prima volta solo nel 2014, quando la società li ha effettivamente utilizzati per ridurre il proprio reddito imponibile, in seguito alla cessione dell’immobile. È solo in quel momento che è sorta la pretesa fiscale della società e, di conseguenza, il potere-dovere dell’Amministrazione finanziaria di controllarne la legittimità. Pertanto, il termine per l’accertamento non poteva che decorrere dalla presentazione della dichiarazione dei redditi per l’anno 2014.

La Corte ha inoltre richiamato un importante principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 8500/2021), secondo cui, in caso di contestazione di un componente di reddito ad efficacia pluriennale, la decadenza va calcolata con riferimento alla dichiarazione in cui il singolo rateo viene dedotto, e non a quella dell’anno in cui il costo è maturato o iscritto per la prima volta in bilancio. Sebbene il caso non riguardasse un costo pluriennale, il principio di fondo è lo stesso: conta il momento dell’effettivo utilizzo fiscale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale in materia di termini di accertamento. Il potere di controllo del Fisco si attiva quando il fatto economico (il costo) produce i suoi effetti fiscali concreti. Un’impresa non può “cristallizzare” costi per anni, mantenendoli fiscalmente inerti, e poi pretendere che il potere di controllo su di essi sia svanito per il decorso del tempo. La decadenza si calcola a partire dalla dichiarazione dei redditi in cui il contribuente manifesta la sua pretesa tributaria, utilizzando quel costo per ottenere un beneficio fiscale. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e garantisce che l’azione di controllo fiscale sia esercitata in modo logico e coerente con il comportamento del contribuente.

Da quale momento iniziano a decorrere i termini di accertamento per costi sostenuti in passato ma dedotti solo in un anno successivo?
I termini di accertamento iniziano a decorrere dall’anno d’imposta in cui il costo viene effettivamente utilizzato per ridurre il reddito imponibile, e non dall’anno in cui è stato originariamente sostenuto o iscritto a bilancio.

Una rivalutazione di un bene immobile in bilancio, senza effetti fiscali immediati, fa scattare i termini di accertamento?
No. Se la rivalutazione viene trattata dalla società stessa come fiscalmente irrilevante (ad esempio, attraverso variazioni in diminuzione nella dichiarazione), non fa decorrere alcun termine di accertamento. Il termine inizierà a decorrere solo quando i maggiori valori verranno utilizzati a fini fiscali.

Qual è il principio chiave affermato dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
Il principio chiave è che la rilevanza fiscale di un costo, e di conseguenza il potere di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria, sorge nel momento in cui tale costo viene utilizzato dal contribuente per influenzare la determinazione del reddito imponibile. L’azione di controllo è legata all’effettiva manifestazione della pretesa fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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