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Termine impugnazione compenso CTU: 30 giorni, non 20

Un consulente tecnico d’ufficio ha impugnato il decreto di liquidazione del proprio compenso ritenendolo errato. La Commissione Tributaria aveva dichiarato l’opposizione tardiva, applicando un termine di 20 giorni. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il corretto termine impugnazione compenso CTU è di 30 giorni, in linea con le norme sul rito sommario di cognizione introdotte nel 2011.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine impugnazione compenso CTU: la Cassazione conferma i 30 giorni

Il corretto termine impugnazione compenso CTU è una questione di fondamentale importanza per tutti i professionisti che operano come ausiliari del giudice. Un errore nel calcolo dei giorni può portare all’inammissibilità del ricorso, con gravi conseguenze economiche. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, mettendo un punto fermo e chiarendo definitivamente che il termine per contestare il decreto di liquidazione è di 30 giorni, e non più di 20 come in passato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tributaria in cui la Commissione Tributaria Regionale aveva nominato un consulente tecnico (geometra) per effettuare una stima catastale su alcuni immobili. Una volta depositata la perizia, il giudice liquidava il compenso al professionista con un decreto. Ritenendo l’importo liquidato errato e insufficiente, il consulente decideva di presentare opposizione.

Tuttavia, depositava il suo ricorso il ventisettesimo giorno dalla comunicazione del decreto. La Commissione Tributaria Regionale dichiarava l’opposizione inammissibile per tardività, sostenendo che il termine per proporla fosse di soli 20 giorni. Il professionista, convinto delle proprie ragioni, ricorreva per cassazione, sollevando due questioni principali: la violazione delle norme sulla composizione del giudice e, soprattutto, l’errata applicazione del termine per l’impugnazione.

L’Analisi della Cassazione: il termine impugnazione compenso CTU

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso, fornendo chiarimenti decisivi su entrambi gli aspetti procedurali.

La questione della composizione del giudice

Il consulente lamentava che l’ordinanza fosse stata emessa da un organo collegiale (la ‘Commissione’) anziché da un giudice monocratico (il Presidente), come previsto dalla legge per questo tipo di procedimento. La Corte ha ritenuto questo motivo infondato. Ha osservato che il provvedimento recava la sola firma del presidente e che l’uso del termine ‘Commissione’ nell’intestazione poteva essere un semplice refuso, non una prova sufficiente di una errata costituzione del giudice. La questione, quindi, era più una distribuzione interna di lavoro che un vizio di competenza tale da causare la nullità dell’atto.

Il cuore della controversia: il termine di 30 giorni

Il motivo principale del ricorso, ritenuto fondato dalla Corte, riguardava proprio il termine impugnazione compenso CTU. Il ricorrente sosteneva che il vecchio termine di 20 giorni, previsto dall’art. 170 del d.P.R. 115/2002, fosse stato superato dalla riforma introdotta con il d.lgs. 150/2011.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi. Ha spiegato che il d.lgs. 150/2011 ha radicalmente modificato la procedura di opposizione al decreto di liquidazione, riconducendola al modello del rito sommario di cognizione. Questa modifica ha comportato l’abrogazione espressa del termine specifico di 20 giorni. Di conseguenza, si applica il termine generale previsto per l’appello nel rito sommario, che è di 30 giorni, come stabilito dall’art. 702-quater del codice di procedura civile.

La Corte ha inoltre richiamato la giurisprudenza della Corte Costituzionale (in particolare le sentenze n. 106/2016 e n. 234/2016), che aveva già confermato questa interpretazione, ritenendo che l’attrazione dell’opposizione al modello del rito sommario comporta necessariamente l’applicazione del termine generale di 30 giorni. Pertanto, avendo il consulente depositato l’opposizione il ventisettesimo giorno, il suo ricorso era pienamente tempestivo. La decisione della Commissione Tributaria, che ne aveva dichiarato la tardività, era errata e andava annullata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio giuridico di grande rilevanza pratica per consulenti tecnici, periti e altri ausiliari del giudice. Viene definitivamente chiarito che il termine impugnazione compenso CTU è di 30 giorni dalla comunicazione del decreto di liquidazione. Questa decisione offre maggiore certezza del diritto e un tempo più congruo ai professionisti per valutare e, se necessario, contestare le decisioni relative ai propri onorari. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova valutazione nel merito.

Qual è il termine corretto per opporsi al decreto di liquidazione del compenso di un CTU?
Sulla base della decisione della Corte di Cassazione, il termine corretto per proporre opposizione è di 30 giorni dalla comunicazione del decreto di liquidazione.

Perché il termine di 20 giorni, previsto in passato, non è più applicabile?
Il termine di 20 giorni è stato espressamente abrogato dalla riforma del d.lgs. n. 150 del 2011, che ha ricondotto il procedimento di opposizione al rito sommario di cognizione. A tale rito si applica il termine generale di appello di 30 giorni.

Una decisione presa da un collegio anziché da un giudice unico è sempre nulla?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la semplice dicitura ‘la Commissione’ e l’intestazione, a fronte della sola firma del presidente, non fossero prove sufficienti di un vizio di costituzione del giudice, ma piuttosto un probabile refuso, non invalidante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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