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Termine dilatorio: nullo l’avviso senza i 60 giorni

Una contribuente ha ricevuto un avviso di accertamento basato su disponibilità finanziarie all’estero. L’atto è stato notificato prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni dalla consegna del verbale di constatazione. La Corte di Cassazione ha annullato l’avviso, ribadendo che il mancato rispetto di questo termine, posto a garanzia del contraddittorio, causa la nullità insanabile dell’atto impositivo, salvo la prova di specifiche ed eccezionali ragioni d’urgenza da parte dell’Amministrazione Finanziaria, non ravvisabili nel caso di specie.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine Dilatorio: Nullo l’Avviso di Accertamento Senza i 60 Giorni di Garanzia

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 5325 del 2024 ribadisce un principio fondamentale a tutela del contribuente: il rispetto del termine dilatorio di 60 giorni. Questo periodo, previsto dallo Statuto del Contribuente, non è una mera formalità, ma una garanzia essenziale per un giusto procedimento tributario. L’emissione di un avviso di accertamento prima della sua scadenza comporta, salvo rare eccezioni, la nullità insanabile dell’atto. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Dall’Informativa Estera all’Accertamento Fiscale

La vicenda ha origine da una segnalazione dell’amministrazione fiscale francese, che informava le autorità italiane della detenzione di capitali presso una banca svizzera da parte di una contribuente. A seguito di ciò, la Guardia di Finanza avviava una verifica fiscale, culminata con la redazione di un processo verbale di constatazione (p.v.c.).

L’Agenzia delle Entrate, facendo propri i rilievi contenuti nel verbale, emetteva un avviso di accertamento, recuperando a tassazione come “redditi diversi” alcuni importi che, secondo l’Ufficio, non erano stati adeguatamente giustificati dalla contribuente. Il punto cruciale, tuttavia, risiede nelle tempistiche: l’avviso veniva notificato prima che fossero trascorsi i 60 giorni previsti dalla legge dalla data di consegna del p.v.c.

La contribuente impugnava l’atto, ma le sue ragioni non venivano accolte nei primi due gradi di giudizio, portando così la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Violazione del Termine Dilatorio e le sue Conseguenze

I primi due motivi di ricorso si sono concentrati proprio sulla violazione dell’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 (Statuto dei Diritti del Contribuente). Questa norma stabilisce che, dopo il rilascio del verbale di chiusura delle operazioni, il contribuente ha 60 giorni di tempo per presentare osservazioni e richieste. Durante questo periodo, l’avviso di accertamento non può essere emesso, a meno che non sussistano “casi di particolare e motivata urgenza”.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le doglianze della ricorrente, ribadendo il suo orientamento consolidato. Il termine dilatorio di 60 giorni è posto a garanzia del pieno dispiegarsi del contraddittorio procedimentale. Questo lasso di tempo è ritenuto necessario dal legislatore per consentire al contribuente di riesaminare con calma i dati raccolti dai verificatori e di preparare un’adeguata difesa prima che l’atto impositivo diventi definitivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio Consolidato

La Suprema Corte ha chiarito che l’inosservanza del termine dilatorio determina di per sé l’illegittimità dell’avviso di accertamento emesso ante tempus (cioè, prima del tempo). L’unica eccezione è la presenza di specifiche e comprovate ragioni di urgenza, che devono essere dimostrate dall’Ufficio.

Nel caso specifico, i giudici di appello avevano erroneamente ritenuto che l’approssimarsi della scadenza dei termini per l’accertamento costituisse una valida ragione d’urgenza. La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando che tale circostanza non è sufficiente a giustificare la compressione delle garanzie del contribuente. Inoltre, il dialogo avvenuto durante la fase di verifica non può sostituire il periodo di riflessione e difesa garantito dalla legge dopo la sua conclusione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su principi di derivazione costituzionale, come la collaborazione e la buona fede tra amministrazione e contribuente. Il termine di 60 giorni non ammette equipollenti e non può essere sostituito da un contraddittorio, seppur intenso, svoltosi in fasi precedenti. È un tempo concesso alla parte per “determinarsi sulla sua successiva condotta” a conclusione delle indagini. La violazione di questa norma procedurale comporta una nullità insanabile dell’atto, indipendentemente dalla natura del tributo accertato. Di conseguenza, non avendo l’Amministrazione Finanziaria fornito la prova di una reale e concreta urgenza, l’avviso di accertamento è stato ritenuto illegittimo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma della centralità delle garanzie procedurali nel diritto tributario. La Corte di Cassazione, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa al giudice di secondo grado, ha riaffermato che il rispetto del termine dilatorio di 60 giorni è un presidio invalicabile a tutela del diritto di difesa del contribuente. L’Amministrazione Finanziaria non può sacrificare questa garanzia per ragioni di mera opportunità, come l’imminente scadenza dei termini, ma deve dimostrare l’esistenza di un’urgenza eccezionale e specifica. Per i contribuenti e i professionisti, questa pronuncia rafforza la necessità di vigilare attentamente sul rispetto delle tempistiche procedurali, poiché una loro violazione può determinare la caducazione dell’intera pretesa fiscale.

L’avviso di accertamento può essere emesso prima della scadenza dei 60 giorni dal verbale di constatazione?
No, l’avviso di accertamento non può essere emesso prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni, salvo che ricorrano casi di particolare e motivata urgenza che devono essere provati dall’Amministrazione Finanziaria.

L’urgenza di emettere l’atto per l’avvicinarsi della scadenza dei termini di accertamento giustifica la violazione del termine dilatorio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’approssimarsi del termine decadenziale per l’emissione dell’atto non costituisce di per sé una valida ragione di urgenza che possa giustificare il mancato rispetto del termine di 60 giorni.

Il contraddittorio svolto durante la verifica fiscale può sostituire il termine dilatorio di 60 giorni?
No. Il termine dilatorio è una garanzia specifica, ritenuta necessaria dal legislatore per consentire al contribuente un periodo di riflessione e difesa alla conclusione delle indagini. Pertanto, non può essere sostituito da un contraddittorio, anche se lungo e intenso, svoltosi durante le fasi preliminari della verifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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