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Termine dilatorio: Cassazione conferma nullità dell’atto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando un principio fondamentale: l’avviso di accertamento emesso prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni dalla consegna del processo verbale di constatazione è nullo. La Corte ha specificato che tale termine è una garanzia irrinunciabile per il contribuente e che la presentazione anticipata di osservazioni non autorizza l’amministrazione a procedere prima della scadenza, a meno che non sussistano comprovate ragioni d’urgenza.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine Dilatorio e Accertamento Fiscale: Nullo l’Atto Emesso Prima dei 60 Giorni

L’ordinanza della Corte di Cassazione qui in esame ribadisce un caposaldo a tutela del contribuente: il rispetto del termine dilatorio di 60 giorni è essenziale per la validità dell’avviso di accertamento. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha chiarito che l’emissione anticipata dell’atto impositivo, anche se il contribuente ha già presentato le proprie osservazioni, ne determina la nullità insanabile, salvo casi eccezionali di urgenza che devono essere rigorosamente provati dall’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro la sentenza di una Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva annullato un avviso di accertamento per maggiori imposte (Irpef, Irap e Iva) notificato a un contribuente. Il punto cruciale era la tempistica: il processo verbale di constatazione (p.v.c.) era stato consegnato al contribuente il 29 ottobre 2012. Il contribuente aveva presentato le proprie memorie difensive il 12 dicembre 2012. Nonostante il termine di 60 giorni non fosse ancora scaduto, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso l’avviso di accertamento il 17 dicembre 2012. L’amministrazione sosteneva che, avendo il contribuente già esercitato il suo diritto al contraddittorio, non fosse necessario attendere la fine del periodo.

La Decisione della Cassazione sul termine dilatorio

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi dell’Agenzia delle Entrate, confermando la nullità dell’atto. I giudici hanno riaffermato che il termine dilatorio di 60 giorni, previsto dall’art. 12, comma 7, dello Statuto del Contribuente (legge n. 212/2000), non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale posta a tutela del diritto di difesa e del principio di collaborazione tra Fisco e contribuente.

La Corte ha sottolineato che l’emissione dell’avviso di accertamento ante tempus (cioè prima della scadenza dei 60 giorni) vizia l’atto in modo insanabile. La sola eccezione a questa regola è la presenza di ‘particolari e motivate ragioni di urgenza’, che però devono essere non solo enunciate, ma effettivamente esistenti e provate dall’ufficio impositore.

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su principi ormai consolidati. Il termine di 60 giorni è stato istituito dal legislatore per garantire al contribuente, alla conclusione delle indagini, un congruo periodo di tempo per riesaminare con calma i dati raccolti dai verificatori e decidere la propria strategia difensiva. Non si tratta solo di dare la possibilità di presentare memorie, ma di consentire una riflessione ponderata. Per questo motivo, il fatto che il contribuente presenti le sue osservazioni in anticipo è irrilevante. Il diritto a disporre dell’intero periodo di 60 giorni non viene meno. La garanzia del contraddittorio, assicurata da questo termine, non ammette ‘equipollenti’, cioè non può essere sostituita da un dialogo, più o meno intenso, avvenuto in fasi precedenti. La violazione di questo termine determina di per sé l’illegittimità dell’atto, poiché lede un principio fondamentale di derivazione costituzionale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia conferma un orientamento giurisprudenziale solido e di grande importanza pratica. La conseguenza diretta della violazione del termine dilatorio è la nullità insanabile dell’avviso di accertamento. Questo significa che l’atto è privo di effetti giuridici e la pretesa tributaria in esso contenuta viene meno. Per i contribuenti e i loro consulenti, questa ordinanza rappresenta un’importante conferma: è sempre fondamentale verificare con attenzione le date. Se l’avviso di accertamento è stato emesso prima che siano trascorsi 60 giorni dalla consegna del p.v.c., e in assenza di una chiara e provata motivazione di urgenza, l’atto è impugnabile con elevate probabilità di successo.

L’emissione di un avviso di accertamento prima dei 60 giorni dalla consegna del verbale è legittima?
No, è illegittima e comporta la nullità insanabile dell’atto, salvo la presenza di ragioni di particolare e motivata urgenza, che devono essere provate dall’Amministrazione finanziaria.

Se il contribuente presenta le sue osservazioni prima della scadenza dei 60 giorni, l’Agenzia delle Entrate può emettere subito l’avviso di accertamento?
No. La Corte ha chiarito che la presentazione anticipata delle osservazioni non fa venir meno il diritto del contribuente a beneficiare dell’intero termine dilatorio di 60 giorni, che è posto a garanzia del pieno dispiegarsi del contraddittorio.

Qual è la conseguenza della violazione del termine dilatorio di 60 giorni?
La conseguenza è la nullità insanabile dell’atto impositivo emesso ante tempus (prima della scadenza), indipendentemente dalla natura del tributo accertato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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