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Termine dilatorio: accertamento nullo prima dei 60 gg

Un contribuente, professionista, ha ricevuto un avviso di accertamento fiscale prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni dalla consegna del verbale di constatazione. La Corte di Cassazione ha annullato l’atto, ribadendo un principio fondamentale: la violazione di questo periodo, posto a garanzia del diritto di difesa, rende l’accertamento nullo. La Corte ha inoltre specificato che l’imminente scadenza dei termini per l’accertamento non costituisce una valida ragione d’urgenza per derogare a questa regola.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine dilatorio: perché un accertamento troppo veloce è nullo

Il rispetto del termine dilatorio di sessanta giorni è una garanzia fondamentale per ogni contribuente sottoposto a una verifica fiscale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20142/2024) torna a ribadire un principio ormai consolidato: l’avviso di accertamento emesso prima di questa scadenza è illegittimo e deve essere annullato. La Corte ha inoltre chiarito, ancora una volta, che la fretta di agire per evitare la prescrizione non è una scusante valida per l’Amministrazione Finanziaria. Analizziamo insieme questo importante caso.

I fatti del caso: accertamento fiscale e violazione dei termini

Un professionista, al termine di una verifica fiscale, riceveva la notifica del Processo Verbale di Costatazione (PVC). Tuttavia, dopo soli 53 giorni, l’Agenzia delle Entrate gli notificava un avviso di accertamento per maggiori imposte relative a IRPEF, IVA e IRAP. Il contribuente decideva di impugnare l’atto, lamentando, tra le varie questioni, proprio la violazione del termine dilatorio previsto dall’art. 12, comma 7, dello Statuto del contribuente (Legge 212/2000).

Il percorso giudiziario: due gradi di giudizio, due esiti opposti

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale dava ragione al contribuente, annullando l’avviso di accertamento proprio a causa del mancato rispetto dei 60 giorni. La Commissione Tributaria Regionale, invece, riformava la decisione. Secondo i giudici d’appello, la violazione non comportava la nullità dell’atto e, in ogni caso, l’Amministrazione aveva agito con urgenza data l’imminente scadenza dei termini per l’accertamento. Insoddisfatto, il professionista ricorreva in Cassazione.

La decisione della Cassazione sul termine dilatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello e riaffermando con forza i suoi principi. I giudici hanno sottolineato che l’inosservanza del termine dilatorio di sessanta giorni determina, di per sé, l’illegittimità dell’atto impositivo emesso “ante tempus” (cioè, prima del tempo). Questa regola può essere derogata solo in presenza di “specifiche ragioni di urgenza”, che devono essere adeguatamente provate in giudizio dall’Ufficio.

Le motivazioni: la tutela del contraddittorio

La ratio dietro questa regola è la tutela del contraddittorio procedimentale e del diritto di difesa del contribuente. I sessanta giorni servono a consentirgli di presentare memorie, osservazioni e richieste all’Ufficio, instaurando un dialogo che può portare a una definizione più corretta della pretesa tributaria prima ancora che l’atto impositivo venga emesso. Questo principio, espressione di collaborazione e buona fede, non può essere sacrificato per mere esigenze organizzative dell’Amministrazione. La Cassazione ha ribadito, citando un orientamento consolidato, che la scadenza del termine di decadenza per l’azione accertativa non costituisce una di quelle ragioni d’urgenza che possono giustificare la compressione dei diritti del contribuente.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i contribuenti

Questa sentenza conferma che il termine dilatorio di 60 giorni è un presidio invalicabile a tutela del contribuente. Gli avvisi di accertamento notificati prima di questa scadenza, senza che l’Agenzia delle Entrate dimostri l’esistenza di ragioni d’urgenza concrete e diverse dalla semplice imminenza della prescrizione, sono illegittimi. Per i contribuenti e i loro difensori, è fondamentale verificare sempre le date di notifica del PVC e dell’avviso di accertamento: un errore procedurale di questo tipo può essere sufficiente per ottenere l’annullamento dell’intera pretesa fiscale.

L’Agenzia delle Entrate può emettere un avviso di accertamento prima che siano passati 60 giorni dalla consegna del PVC?
No, di regola non può. La violazione del termine dilatorio di 60 giorni rende l’atto impositivo illegittimo, salvo che non ricorrano e siano provate dall’ufficio “specifiche ragioni di urgenza”.

La vicinanza della scadenza dei termini per l’accertamento è una valida “ragione di urgenza”?
No. La sentenza chiarisce, in linea con la giurisprudenza consolidata, che la scadenza del termine decadenziale per l’azione accertativa non costituisce una ragione di urgenza che giustifichi il mancato rispetto del termine dilatorio.

Cosa succede a un avviso di accertamento emesso senza rispettare il termine dilatorio?
L’avviso di accertamento è illegittimo e deve essere annullato. Il contribuente può impugnarlo con successo davanti al giudice tributario per questo specifico vizio procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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