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Termine dilatorio accertamento: escluso per indagini

Una società turistica ha impugnato un avviso di accertamento fiscale, sostenendo la violazione del termine dilatorio di 60 giorni. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine dilatorio accertamento non si applica quando l’atto impositivo si basa esclusivamente su indagini bancarie, considerate non intrusive. La Corte ha quindi annullato la decisione del giudice di merito, che aveva dato ragione al contribuente, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine dilatorio accertamento: non si applica alle indagini bancarie

L’applicazione del termine dilatorio accertamento di 60 giorni, previsto dallo Statuto del Contribuente, rappresenta una garanzia fondamentale per il dialogo tra Fisco e contribuente. Tuttavia, la sua portata non è assoluta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un’importante eccezione: questa garanzia non si applica agli avvisi di accertamento fondati esclusivamente sui risultati di indagini bancarie. Approfondiamo i dettagli di questa decisione e le sue conseguenze pratiche.

Il caso: un accertamento basato sui conti correnti

Una società operante nel settore turistico e i suoi soci si sono visti notificare diversi avvisi di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava a tassazione maggiori ricavi e redditi per l’anno d’imposta 2007. La pretesa del Fisco si basava interamente sui dati emersi dalle indagini finanziarie effettuate sui conti correnti della società e dei soci.

I contribuenti hanno impugnato gli atti, lamentando, tra le altre cose, la violazione dell’art. 12, comma 7, della Legge 212/2000 (Statuto del Contribuente). Sostenevano che l’Amministrazione Finanziaria non avesse rispettato il termine di 60 giorni che deve intercorrere tra la conclusione della verifica e l’emissione dell’avviso di accertamento.

La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto questa tesi, dichiarando illegittimo l’accertamento. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata tale interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La questione giuridica e il termine dilatorio accertamento

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 12 dello Statuto del Contribuente. Questa norma stabilisce che l’avviso di accertamento non può essere emanato prima di sessanta giorni dal rilascio della copia del processo verbale di constatazione al contribuente. Lo scopo di questo termine dilatorio accertamento è consentire al cittadino di presentare osservazioni e richieste, instaurando un contraddittorio preventivo che potrebbe evitare il contenzioso.

La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere era: questo termine si applica anche quando l’accertamento deriva da controlli “a tavolino”, basati cioè sull’analisi di dati bancari senza un accesso fisico presso la sede del contribuente?

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione precedente. I giudici hanno chiarito che il presupposto per l’applicazione del termine dilatorio di 60 giorni è la conduzione di una verifica di natura “intrusiva”, come un accesso, un’ispezione o una verifica fiscale effettuata nei locali del contribuente.

Nel caso specifico, sebbene in passato vi fossero stati due accessi presso la società, l’accertamento in questione era fondato esclusivamente sulle risultanze delle indagini bancarie. Secondo la consolidata giurisprudenza della stessa Corte, le indagini finanziarie svolte presso gli uffici dell’Amministrazione non hanno quella natura ‘intrusiva’ che giustifica l’applicazione della garanzia del contraddittorio preventivo di 60 giorni.

La norma, infatti, mira a riequilibrare la posizione del contribuente a seguito di un’attività di controllo che ha comportato un’ingerenza diretta nella sua sfera privata e aziendale. Quando tale ingerenza manca, e il Fisco si limita ad analizzare dati finanziari, la garanzia non opera. Di conseguenza, la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nell’individuare la data di conclusione delle indagini bancarie come punto di partenza per il calcolo del termine.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

La decisione della Corte di Cassazione consolida un principio di notevole importanza pratica. Per i contribuenti e i professionisti, emerge una chiara linea di demarcazione: il termine dilatorio accertamento di 60 giorni è una garanzia strettamente legata alle verifiche fiscali intrusive (accessi e ispezioni). Al contrario, nel caso di accertamenti basati unicamente su indagini bancarie o altri controlli documentali effettuati dall’ufficio, l’Agenzia delle Entrate può procedere alla notifica dell’atto impositivo senza dover attendere il decorso di tale periodo. Questo implica una minore tutela in termini di contraddittorio preventivo in questo specifico contesto, rendendo ancora più cruciale la fase difensiva successiva all’emissione dell’avviso.

Il termine dilatorio di 60 giorni si applica sempre dopo una verifica fiscale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo termine non si applica se l’avviso di accertamento si fonda esclusivamente sulle risultanze delle indagini bancarie, poiché questa attività non è considerata “intrusiva” come un accesso diretto presso la sede del contribuente.

Cosa si intende per verifica “intrusiva” ai fini dell’applicazione dell’art. 12 dello Statuto del contribuente?
Per verifica “intrusiva” si intende un accesso ispettivo effettuato direttamente nei locali del contribuente, come la sua sede aziendale. Le indagini svolte dall’ufficio sui dati bancari non rientrano in questa categoria.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Corte in questo caso?
La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullando la sentenza precedente che aveva dichiarato illegittimo l’accertamento. Ha rinviato il caso alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per una nuova decisione, stabilendo che il termine dilatorio di 60 giorni non era applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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