LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine dilatorio accertamento: avviso nullo

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento fiscale perché emesso prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente. La Corte ha chiarito che l’imminente scadenza dei termini di accertamento non costituisce una valida “ragione di urgenza” per derogare a questa fondamentale garanzia difensiva. La violazione del termine dilatorio accertamento comporta la nullità dell’atto impositivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine Dilatorio Accertamento: La Cassazione Annulla l’Atto Fiscale Emesso per Fretta

L’osservanza del termine dilatorio per l’accertamento è una garanzia fondamentale per il contribuente, un baluardo che l’Amministrazione Finanziaria non può scavalcare neanche con la motivazione dell’urgenza dovuta all’imminente scadenza dei termini. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, annullando un avviso di accertamento perché notificato prima della scadenza dei 60 giorni dalla consegna del verbale di constatazione.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale “Urgente”

Una società a responsabilità limitata si è vista notificare un avviso di accertamento per IRES, IVA e IRAP relativo a un’annualità ormai risalente. L’atto impositivo era stato emesso dall’Agenzia delle Entrate prima che fossero trascorsi i 60 giorni previsti dall’art. 12 dello Statuto del Contribuente. L’Amministrazione aveva giustificato tale anticipazione con la necessità di agire con urgenza, dato che il termine per la notifica dell’accertamento stava per scadere (cosiddetta decadenza).

Secondo i calcoli della società, però, anche rispettando il termine di 60 giorni, l’Ufficio avrebbe comunque avuto a disposizione un paio di giorni utili per notificare l’atto senza incorrere in alcuna decadenza. La questione è quindi approdata in Cassazione per decidere se la “fretta” dell’ente impositore potesse giustificare la compressione dei diritti del contribuente.

Il Valore del Termine Dilatorio Accertamento nello Statuto del Contribuente

L’articolo 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente) stabilisce che l’avviso di accertamento non può essere emanato prima di sessanta giorni dal rilascio della copia del processo verbale di chiusura delle operazioni al contribuente.

Questo periodo, noto come termine dilatorio accertamento, non è una mera formalità. È stato introdotto per garantire il pieno dispiegarsi del contraddittorio procedimentale. In questi 60 giorni, il contribuente ha la possibilità di presentare osservazioni e richieste all’ufficio, fornendo chiarimenti e documenti che potrebbero portare a un riesame della posizione dell’Amministrazione e, potenzialmente, evitare l’emissione stessa dell’atto o un futuro contenzioso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, richiamando un consolidato orientamento e in particolare una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 18184/2013), ha stabilito che la violazione del termine dilatorio determina di per sé l’illegittimità dell’atto impositivo, salvo la presenza di “specifiche ragioni di urgenza”.

Il punto cruciale della decisione è la definizione di “urgenza”. I giudici hanno chiarito che la scadenza imminente del termine decadenziale per l’azione accertativa non può essere considerata una ragione di urgenza valida. Le ragioni di urgenza devono consistere in elementi di fatto esterni alla sfera di controllo dell’ente impositore e non possono derivare dalla sua stessa organizzazione o dalla gestione delle tempistiche. In altre parole, l’Amministrazione non può usare la propria necessità di rispettare una scadenza di legge per comprimere un diritto fondamentale del contribuente. Neppure la gravità delle infrazioni contestate può, da sola, giustificare la deroga, a meno che non si dimostri un concreto pericolo per la successiva riscossione (periculum).

Le Conclusioni

La sentenza ha annullato l’avviso di accertamento, riconoscendo che la violazione del termine di sessanta giorni costituisce una causa di illegittimità insanabile dell’atto. Questa pronuncia rafforza la tutela del contribuente, riaffermando che il dialogo e la collaborazione tra fisco e cittadino, attraverso il contraddittorio, sono principi cardine del nostro ordinamento tributario. L’efficacia dell’azione amministrativa non può mai prevalere sul rispetto delle garanzie procedurali previste a difesa dei diritti del singolo.

L’Agenzia delle Entrate può emettere un avviso di accertamento prima che scadano i 60 giorni dalla consegna del verbale di verifica?
No, salvo che ricorrano specifiche e comprovate ragioni di urgenza che non possono consistere nella semplice imminenza della scadenza dei termini per l’accertamento.

La vicina scadenza del termine per l’accertamento (decadenza) costituisce una “ragione di urgenza” valida per ignorare il termine dilatorio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’imminente scadenza del termine decadenziale dell’azione accertativa non integra il requisito di urgenza previsto dalla legge, in quanto è un evento legato all’organizzazione interna dell’ente impositore e non un fattore esterno e imprevedibile.

Cosa succede se l’avviso di accertamento viene notificato violando il termine dilatorio di 60 giorni?
La violazione del termine dilatorio di sessanta giorni previsto dall’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 determina l’illegittimità dell’atto impositivo, che può quindi essere annullato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati