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Termine dilatorio 60 giorni: nullo l’avviso fiscale

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento fiscale perché emesso prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente. Il caso riguardava una società di costruzioni sottoposta a due accessi da parte dell’Agenzia delle Entrate. La Corte ha stabilito che la garanzia del contraddittorio, assicurata da questo periodo di attesa, è inderogabile e si applica a qualsiasi tipo di accesso, anche breve, finalizzato all’acquisizione di documenti. L’emissione dell’atto impositivo prima dello spirare dei 60 giorni dalla chiusura delle operazioni di verifica ne determina la nullità insanabile, a prescindere da quando l’atto viene notificato.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso Fiscale Nullo se Emesso Prima del Termine Dilatorio di 60 Giorni

L’emanazione di un avviso di accertamento fiscale richiede il rigoroso rispetto delle garanzie procedurali a tutela del contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cardine: l’inosservanza del termine dilatorio di 60 giorni, previsto per consentire al contribuente di presentare le proprie difese dopo una verifica, comporta la nullità insanabile dell’atto impositivo. Questo principio, come vedremo, si applica anche in caso di controlli rapidi o ‘accessi brevi’.

I Fatti del Caso

Una società unipersonale operante nel settore delle costruzioni e il suo socio unico impugnavano due avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2004. L’accertamento scaturiva da due verifiche fiscali, durante le quali l’amministrazione finanziaria aveva acquisito documentazione contabile ed extracontabile.

Il Fisco, sulla base di un foglio manoscritto e delle dichiarazioni di un acquirente, aveva rideterminato i ricavi della società, presumendo la vendita di alcuni immobili a un prezzo superiore a quello dichiarato. Dopo un contraddittorio con i contribuenti, i maggiori ricavi venivano ridotti, ma l’accertamento veniva comunque confermato. Il punto cruciale della difesa del contribuente, però, verteva su un vizio procedurale: l’avviso di accertamento era stato emesso il 21 dicembre 2009, mentre le operazioni di verifica si erano concluse il 29 ottobre 2009, violando così il termine di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente.

La Questione Giuridica e il Rispetto del Termine Dilatorio di 60 Giorni

La questione centrale del ricorso riguarda l’applicazione dell’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente). Questa norma stabilisce che l’avviso di accertamento non può essere emanato prima di sessanta giorni dal rilascio della copia del processo verbale di chiusura delle operazioni. Questo periodo è finalizzato a garantire un effettivo contraddittorio, consentendo al contribuente di presentare osservazioni e richieste che l’ufficio impositore è tenuto a valutare.

La Commissione Tributaria Regionale aveva erroneamente ritenuto che tale obbligo non sussistesse nel caso di specie, qualificando l’attività dell’Agenzia non come una vera e propria verifica, ma come un semplice ‘accesso breve’ finalizzato all’acquisizione di documenti. Di conseguenza, secondo i giudici d’appello, non era necessario attendere il termine dilatorio di 60 giorni.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito con l’annullamento degli atti impositivi. La Corte ha fornito motivazioni chiare e nette, riaffermando l’importanza fondamentale delle garanzie procedurali.

L’Applicabilità del Termine a Qualsiasi Tipo di Accesso

I giudici di legittimità hanno chiarito che la garanzia del contraddittorio, sancita dall’art. 12, comma 7, si applica non solo alle verifiche fiscali complesse, ma anche ai cosiddetti ‘accessi brevi’. Qualsiasi intromissione autoritativa dell’amministrazione nei luoghi di pertinenza del contribuente, che si conclude con la redazione di un verbale, fa scattare l’obbligo di rispettare il periodo di ‘raffreddamento’ di sessanta giorni. La norma non opera distinzioni basate sulla durata o sulla complessità dell’accesso, ma mira a tutelare il diritto di difesa in ogni contesto di controllo.

Il Momento Rilevante: l’Emissione dell’Atto

Un punto cruciale sottolineato dalla Corte è che il divieto si riferisce al momento dell’emissione dell’avviso di accertamento, non della sua notifica. L’atto impositivo si considera ‘perfetto’ e formato nel momento in cui viene sottoscritto dal funzionario responsabile. Se questa firma avviene prima della scadenza dei 60 giorni dalla chiusura della verifica, l’atto è illegittimo e nullo, anche se la notifica al contribuente avviene successivamente. Nel caso di specie, l’accertamento era stato emesso il 21 dicembre 2009, prima dello spirare dei 60 giorni dal 29 ottobre 2009, data di chiusura del secondo accesso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale a forte tutela dei diritti del contribuente. La decisione ribadisce che il termine dilatorio di 60 giorni non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale del diritto al contraddittorio e alla difesa. L’amministrazione finanziaria non può comprimere questo spazio procedimentale, nemmeno adducendo la natura ‘semplice’ o ‘rapida’ del controllo effettuato. Per i contribuenti e i loro consulenti, ciò significa che è fondamentale verificare sempre la data di chiusura delle operazioni di verifica e la data di emissione dell’avviso di accertamento. Un vizio di questo tipo, se tempestivamente eccepito, porta alla nullità insanabile dell’atto impositivo, chiudendo la pretesa fiscale sul nascere.

La garanzia del termine dilatorio di 60 giorni si applica anche in caso di un ‘accesso breve’ da parte del Fisco per la sola acquisizione di documenti?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la garanzia si applica a tutte le tipologie di verbali di accesso, indipendentemente dal loro contenuto o denominazione, purché le operazioni costituiscano esercizio di attività ispettiva. Anche un accesso breve per acquisire documenti è considerato un’intromissione autoritativa che fa scattare l’obbligo di rispettare il termine.

Ai fini della validità dell’avviso di accertamento, conta la data di emissione o la data di notifica?
Conta la data di emissione. La Corte ha chiarito che l’atto impositivo non può essere emanato, ovvero sottoscritto dal funzionario, prima della scadenza del termine di 60 giorni. Un atto emesso prematuramente è illegittimo e nullo, anche se viene notificato al contribuente dopo la scadenza del termine.

La violazione del termine dilatorio di 60 giorni rende l’avviso di accertamento sempre nullo?
Sì, l’inosservanza del termine dilatorio determina la nullità insanabile dell’atto impositivo. L’unica eccezione prevista dalla norma è la presenza di ‘casi di particolare e motivata urgenza’, che però devono essere specificamente provati dall’Amministrazione finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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