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Termine dilatorio 60 giorni: illegittimo l’avviso

Una contribuente ha ricevuto un avviso di accertamento prima della scadenza del termine dilatorio 60 giorni successivo alla verifica fiscale. L’Agenzia delle Entrate ha giustificato l’atto con l’urgenza derivante dall’imminente scadenza del termine di decadenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’avviso illegittimo, stabilendo che la prossima decadenza del potere impositivo non costituisce una valida ragione d’urgenza e non può comprimere il diritto al contraddittorio del contribuente.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine dilatorio 60 giorni: illegittimo l’avviso fiscale emesso per urgenza da decadenza

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale a tutela del contribuente: il termine dilatorio 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente non può essere aggirato dall’Amministrazione Finanziaria adducendo come motivo d’urgenza l’imminente scadenza del termine per l’accertamento. Si tratta di una garanzia procedimentale essenziale, posta a presidio del diritto di difesa e del contraddittorio. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dall’Accesso all’Avviso di Accertamento

Tutto ha origine da un accesso della Guardia di Finanza presso i locali di un’impresa individuale. All’esito della verifica, la documentazione contabile viene giudicata inattendibile e, sulla base di ciò, l’Agenzia delle Entrate emette un avviso di accertamento per recuperare maggiori imposte ai fini IRPEF, IVA e IRAP.

La contribuente impugna l’atto, lamentando diversi vizi, tra cui il mancato rispetto del termine dilatorio di 60 giorni. Questo termine, previsto dall’art. 12 della Legge 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente), impone all’ufficio di attendere 60 giorni dalla consegna del processo verbale di constatazione prima di poter emettere l’avviso di accertamento, per consentire al contribuente di presentare osservazioni e richieste.

Il Contenzioso e la Violazione del Termine Dilatorio 60 Giorni

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglie il ricorso della contribuente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in sede di appello, riforma la decisione. La CTR ritiene legittimo l’operato dell’Agenzia, giustificando l’emissione anticipata dell’avviso con l’urgenza derivante dall’approssimarsi della scadenza del termine di decadenza per l’azione accertatrice. In sostanza, secondo i giudici d’appello, l’ufficio aveva agito correttamente per non perdere il potere di accertare il tributo. La contribuente, non condividendo questa interpretazione, ricorre per cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: la Tutela del Contraddittorio

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso della contribuente, cassando la sentenza della CTR. I giudici supremi chiariscono in modo netto un principio consolidato nella loro giurisprudenza: l’inosservanza del termine dilatorio 60 giorni determina di per sé l’illegittimità dell’avviso di accertamento emesso ante tempus (cioè, prima del tempo).

L’unica eccezione a questa regola è la presenza di ‘particolari e motivate ragioni di urgenza’. Tuttavia, la Corte specifica che tali ragioni non possono coincidere con l’imminente scadenza del termine di decadenza. Ammettere una simile giustificazione significherebbe, infatti, vanificare la norma di garanzia. L’Amministrazione Finanziaria potrebbe semplicemente attendere l’ultimo momento utile per agire e poi invocare l’urgenza, annullando di fatto il diritto del contribuente al contraddittorio preventivo. È dovere dell’amministrazione, afferma la Corte, attivarsi tempestivamente per consentire il pieno dispiegarsi del dialogo con il contribuente, senza che la propria inerzia possa poi trasformarsi in una causa di compressione dei diritti di quest’ultimo.

Le Conclusioni: un Principio a Tutela del Contribuente

La decisione della Cassazione rafforza la tutela del contribuente nel procedimento di accertamento fiscale. Il termine dilatorio 60 giorni non è una mera formalità, ma uno strumento essenziale che garantisce il diritto al contraddittorio. La sentenza stabilisce che l’efficienza dell’azione amministrativa non può prevalere sulle garanzie procedurali fondamentali. L’Amministrazione Finanziaria ha il dovere di organizzare la propria attività in modo da rispettare i tempi previsti dalla legge, senza poter addurre la propria eventuale tardività come scusa per violare i diritti del cittadino. Di conseguenza, l’avviso di accertamento è stato annullato, con accoglimento definitivo del ricorso originario della contribuente.

Un avviso di accertamento emesso prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni è valido?
No, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, l’avviso emesso prima della scadenza del termine di 60 giorni è illegittimo, a meno che non sussistano particolari e motivate ragioni di urgenza.

L’imminente scadenza del termine di decadenza per l’accertamento costituisce una valida ragione d’urgenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’approssimarsi del termine di decadenza non può essere considerato una ragione d’urgenza che giustifichi la violazione del termine dilatorio di 60 giorni, poiché ciò vanificherebbe la garanzia del contraddittorio per il contribuente.

Cosa succede all’avviso di accertamento se il giudice accerta la violazione del termine dilatorio di 60 giorni senza un valido motivo d’urgenza?
L’avviso di accertamento viene considerato illegittimo e, di conseguenza, deve essere annullato. Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza di secondo grado e, decidendo nel merito, ha accolto l’originario ricorso della contribuente, annullando l’atto impositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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