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Termine decadenziale rimborso: basta pendenza alla data

Un istituto di credito ha richiesto il rimborso dell’IRES per la mancata deduzione dell’IRAP sul costo del personale per diverse annualità. L’Agenzia fiscale ha negato il rimborso per l’annualità più vecchia, ritenendo la richiesta tardiva. La Cassazione ha stabilito che, ai fini del rispetto del termine decadenziale rimborso, è sufficiente che il termine di 48 mesi fosse pendente all’entrata in vigore della nuova legge che ammetteva il rimborso, indipendentemente dal momento in cui l’Amministrazione ha reso disponibile il canale telematico per la presentazione della domanda. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Termine Decadenziale Rimborso: Pendenza del Termine Salva il Contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione relativa al termine decadenziale rimborso delle imposte, in particolare nel contesto di una normativa sopravvenuta. La decisione chiarisce che per salvare il diritto alla restituzione è sufficiente che il termine ordinario non sia ancora scaduto al momento dell’entrata in vigore della nuova legge, anche se gli strumenti pratici per esercitare tale diritto vengono resi disponibili dall’Amministrazione solo in un secondo momento. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso e il Dissenso Fiscale

Un istituto di credito cooperativo presentava un’istanza telematica per ottenere il rimborso dell’IRES, per un importo di circa 36.000 euro, a seguito della mancata deduzione dell’IRAP relativa al costo del personale per le annualità dal 2007 al 2011. Tale possibilità era stata introdotta dal D.L. n. 201 del 2011.

L’istanza veniva presentata il 19 febbraio 2013, primo giorno utile secondo le procedure stabilite dall’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, l’ente fiscale accoglieva la richiesta per tutte le annualità ad eccezione del 2007, ritenendola tardiva. Secondo l’Agenzia, il termine di 48 mesi previsto dall’art. 38 del DPR 602/1973 per richiedere il rimborso del saldo IRES 2007, versato a giugno 2008, era scaduto a giugno 2012, quindi prima della presentazione dell’istanza telematica.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, confermando la tardività della richiesta per il 2007. L’istituto di credito ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica sul Termine Decadenziale Rimborso

Il fulcro della controversia risiedeva nell’interpretazione del comma 1-quater dell’art. 2 del D.L. 201/2011. Questa norma, entrata in vigore il 28 dicembre 2011, aveva introdotto la possibilità di chiedere il rimborso. Al momento della sua entrata in vigore, il termine di 48 mesi per il rimborso dell’IRES 2007 non era ancora scaduto (sarebbe scaduto a giugno 2012).

Il contribuente sosteneva che fosse contraddittorio ritenere la domanda tardiva, dato che il canale telematico, unico mezzo per presentare l’istanza secondo le direttive dell’Agenzia, era stato attivato solo nel febbraio 2013, quando il termine era già decorso. Si deduceva quindi una violazione dei principi di collaborazione e buona fede che devono governare il rapporto tra fisco e contribuente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, ritenendo il primo motivo fondato e assorbente rispetto al secondo. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto cruciale: ai fini della decadenza, è sufficiente la pendenza del termine al momento dell’entrata in vigore della novella legislativa. In altre parole, ciò che conta è che il diritto al rimborso non si fosse ancora estinto quando la legge ha concesso questa nuova opportunità.

La Corte ha specificato che il momento in cui, concretamente, è stato possibile presentare la domanda in forma telematica è irrilevante ai fini del calcolo del termine decadenziale rimborso. Richiamando precedenti orientamenti giurisprudenziali, i giudici hanno affermato che la norma del 2011 si applica a tutti i periodi d’imposta per i quali, alla data della sua entrata in vigore, il termine di 48 mesi non era ancora spirato.

L’impossibilità di agire prima, dovuta alla mancata predisposizione degli strumenti telematici da parte della stessa Amministrazione Finanziaria, non può ritorcersi contro il contribuente, ledendo il suo diritto. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova decisione che dovrà uniformarsi a questo principio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del contribuente e il principio di affidamento. Stabilisce chiaramente che i ritardi procedurali o tecnici dell’Amministrazione Finanziaria non possono vanificare un diritto sorto per legge. Per i contribuenti e i professionisti, la lezione è chiara: nel valutare la tempestività di una richiesta di rimborso legata a una nuova normativa, il momento determinante è l’entrata in vigore della legge stessa. Se a quella data il diritto non è ancora prescritto o decaduto, esso è da considerarsi salvo, anche se la sua concreta attuazione richiede tempi tecnici successivi.

Quando scade il termine per chiedere un rimborso fiscale se interviene una nuova legge?
Secondo la Corte, è sufficiente che il termine ordinario per la richiesta (in questo caso, 48 mesi) non sia ancora scaduto al momento dell’entrata in vigore della nuova legge che concede il diritto al rimborso.

Se l’Amministrazione Finanziaria attiva in ritardo il canale telematico per la richiesta, il contribuente perde il diritto al rimborso?
No. La decisione chiarisce che il ritardo con cui l’amministrazione rende disponibili gli strumenti per presentare la domanda (come un portale telematico) non può causare la decadenza del diritto del contribuente, se questo era sorto validamente con la nuova legge.

Quale momento è cruciale per salvare il diritto al rimborso della quota IRAP sul costo del personale?
Il momento cruciale è l’entrata in vigore della norma che ha introdotto la possibilità di rimborso (D.L. n. 201/2011). Se a quella data il termine di 48 mesi dal versamento dell’imposta non era ancora scaduto, il diritto al rimborso è salvo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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