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Tassazione stock option non residenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassazione stock option per un lavoratore non residente deve essere proporzionale al periodo di lavoro svolto in Italia. Il caso riguardava un dipendente estero che, avendo lavorato in Italia solo per una parte del ‘vesting period’, si è visto riconoscere il diritto a un rimborso fiscale. La Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che solo la quota di reddito maturata per l’attività lavorativa in Italia è imponibile.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Stock Option per Lavoratori Non Residenti: Il Criterio Proporzionale

La crescente mobilità internazionale dei lavoratori solleva complesse questioni fiscali, specialmente riguardo a forme di remunerazione come le stock option. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla corretta tassazione stock option per i dipendenti non residenti che lavorano in Italia solo per una frazione del periodo di maturazione. La Corte ha sancito il principio di proporzionalità, stabilendo che solo il reddito riconducibile all’attività svolta nel nostro Paese può essere qui tassato.

Il Caso: Dalla Missione in Italia alla Richiesta di Rimborso

La vicenda riguarda un dipendente di una società ceca, parte di un noto gruppo multinazionale, inviato a lavorare presso la consociata italiana per un periodo di circa otto mesi. Durante questo periodo, giungeva a scadenza un piano di incentivazione quadriennale (il cosiddetto vesting period) che gli dava diritto a ricevere gratuitamente un pacchetto di azioni della casa madre.

L’intero valore delle azioni, pari a quasi 70.000 euro, veniva assoggettato a tassazione in Italia tramite una ritenuta alla fonte, come se fosse un reddito interamente prodotto nel nostro Paese. Il lavoratore, ritenendo la tassazione eccessiva, presentava un’istanza di rimborso all’Agenzia delle Entrate. Sosteneva che l’imponibile dovesse essere calcolato in proporzione ai giorni di lavoro effettivamente prestati in Italia durante i quattro anni del vesting period, corrispondenti a circa l’11,84% del totale.

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’amministrazione finanziaria, il contribuente si rivolgeva alla giustizia tributaria, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La corretta tassazione stock option secondo la Cassazione

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che, poiché il diritto alle azioni era maturato mentre il dipendente lavorava in Italia, l’intero valore dovesse essere tassato qui. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi, definendo un principio di diritto chiaro e in linea con gli standard internazionali.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno basato la loro decisione su una lettura combinata della normativa nazionale (TUIR) e delle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.

1. Il Principio di Territorialità del Reddito: Per i soggetti non residenti, la legge italiana (artt. 3 e 23 del TUIR) prevede la tassazione dei soli redditi ‘prodotti’ nel territorio dello Stato. Per il lavoro dipendente, un reddito si considera prodotto in Italia se l’attività lavorativa è fisicamente prestata qui. Le stock option, essendo una forma di retribuzione in natura legata al rapporto di lavoro (art. 51 TUIR), non sfuggono a questa regola. Pertanto, il reddito da esse derivante è imponibile in Italia solo nella misura in cui remunera l’attività lavorativa svolta in Italia.

2. Il Criterio di Proporzionalità: La Corte ha stabilito che, per quantificare questa parte, è necessario adottare un criterio proporzionale. La base imponibile va calcolata rapportando il numero di giorni di lavoro prestati in Italia durante l’intero vesting period al numero totale di giorni lavorativi compresi nello stesso periodo. Questo metodo, definito ‘pro rata temporis’, assicura che ogni Stato tassi solo la quota di reddito di propria competenza.

3. L’Interpretazione delle Convenzioni Internazionali: La decisione è rafforzata dal riferimento al Modello di Convenzione OCSE, che, pur non essendo legge, funge da guida interpretativa per le convenzioni bilaterali come quella tra Italia e Repubblica Ceca. Il Commentario all’art. 15 del Modello OCSE afferma esplicitamente che i benefici derivanti da stock option devono essere attribuiti ai Paesi in cui il lavoro è stato svolto durante il periodo di maturazione, con un criterio di ripartizione in caso di attività in più Stati. La Corte ha sottolineato come anche la prassi della stessa Agenzia delle Entrate si fosse già allineata a questa interpretazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo per la tassazione stock option e altri piani di incentivazione in contesti internazionali. Le implicazioni sono significative:

* Certezza per i Lavoratori Mobili: I dipendenti non residenti che vengono a lavorare in Italia per periodi limitati hanno ora la certezza che non subiranno una tassazione sproporzionata sui loro piani di incentivazione a lungo termine.
* Guida per le Aziende: Le imprese, in qualità di sostituti d’imposta, devono applicare il criterio proporzionale nel calcolare le ritenute fiscali su questi emolumenti, evitando così di operare prelievi eccessivi e di esporsi a future richieste di rimborso.
* Allineamento Internazionale: La decisione allinea la giurisprudenza italiana ai principi fiscali internazionali, promuovendo un trattamento equo e coerente dei redditi da lavoro dipendente in un mercato del lavoro sempre più globalizzato.

Come vengono tassate le stock option di un lavoratore non residente che ha lavorato in Italia solo per un breve periodo?
La tassazione delle stock option è proporzionale al periodo di lavoro effettivamente svolto in Italia durante il periodo di maturazione del diritto (vesting period). Solo la parte di reddito corrispondente all’attività lavorativa prestata nel territorio italiano è soggetta a imposizione in Italia.

Il valore intero delle azioni ricevute da un non residente è tassabile in Italia se il diritto matura mentre lavora qui?
No. La sentenza chiarisce che il momento della maturazione del diritto non è l’unico fattore rilevante. Il reddito va ripartito in base a dove è stata svolta l’attività lavorativa che ha generato quel reddito, applicando un criterio di proporzionalità basato sui giorni di lavoro.

Le convenzioni internazionali contro la doppia imposizione influenzano questa regola?
Sì. La Corte ha interpretato la normativa nazionale alla luce della Convenzione bilaterale e del Modello OCSE. Questi strumenti confermano che lo Stato della fonte (l’Italia, in questo caso) può tassare solo la remunerazione derivante da attività lavorativa svolta nel proprio territorio, sostenendo quindi l’approccio proporzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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