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Tassazione soci: presunzione utili in società S.r.l.

Un socio di maggioranza di una S.r.l. a ristretta base sociale è stato oggetto di un avviso di accertamento per la tassazione di utili non dichiarati dalla società. Poiché l’accertamento notificato alla società era divenuto definitivo per mancata impugnazione, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della ripresa fiscale nei confronti del socio, basata sulla presunzione di distribuzione di tali utili. La Corte ha rigettato i motivi di ricorso del contribuente, inclusa la presunta nullità dell’atto e la violazione del divieto di doppia imposizione, chiarendo che tale principio non si applica agli utili extracontabili derivanti da evasione fiscale. La decisione rafforza il principio secondo cui la mancata impugnazione dell’atto presupposto preclude al socio la possibilità di contestarne il merito nel proprio giudizio, consolidando l’orientamento sulla tassazione soci in questi contesti.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Soci: La Cassazione sulla Presunzione di Utili in S.r.l.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3292/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: la tassazione soci per gli utili non dichiarati da una società a responsabilità limitata a ristretta base sociale. La decisione chiarisce importanti aspetti procedurali e sostanziali, ribadendo principi consolidati in materia di presunzione di distribuzione degli utili e di onere della prova. Questo articolo analizza la pronuncia per offrire una guida chiara sulle implicazioni per i soci di S.r.l.

I Fatti del Caso: L’accertamento sulla Società e la Ripercussione sul Socio

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente, socio al 95% di una S.r.l. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un accertamento di maggiori utili in capo alla società per l’anno d’imposta 2007, ha emesso un atto impositivo direttamente nei confronti del socio. La pretesa fiscale si basava sulla presunzione che, trattandosi di una società a ristretta base sociale, i maggiori profitti accertati fossero stati distribuiti al socio stesso.

L’elemento chiave della vicenda è che l’avviso di accertamento notificato alla società non era stato da questa impugnato, diventando così definitivo. Nonostante ciò, il socio ha contestato l’atto a lui notificato, sollevando diverse eccezioni, tra cui la nullità dell’avviso per difetto di firma, la carenza di motivazione e la violazione del divieto di doppia imposizione.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, ritenendo legittima la ripresa a tassazione nei confronti del socio proprio in virtù della definitività dell’accertamento societario. Il contribuente ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Sostanzialmente Respinto

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili o infondati tutti i motivi di ricorso, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno respinto le argomentazioni del contribuente, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica.

Analisi della Tassazione dei Soci e le Motivazioni della Corte

La Corte ha esaminato punto per punto le doglianze del ricorrente, offrendo chiarimenti fondamentali.

Sulla Validità dell’Avviso di Accertamento

Il ricorrente lamentava la nullità dell’atto per mancanza della firma del capo dell’ufficio o di un funzionario delegato. La Corte ha ribadito che la delega di firma è un atto di organizzazione interna dell’ufficio e non richiede un’indicazione nominativa, essendo sufficiente l’individuazione della qualifica del delegato. Inoltre, ha specificato che i funzionari della terza area funzionale sono abilitati a firmare tali atti, senza necessità di qualifica dirigenziale. Questo conferma che le eccezioni formali sulla firma degli avvisi di accertamento hanno scarse possibilità di successo se non sono supportate da prove concrete di un vizio sostanziale nella delega.

Sull’Impugnazione dell’Atto Presupposto

Il punto centrale della controversia era la possibilità per il socio di contestare nel merito la pretesa fiscale, nonostante la definitività dell’accertamento nei confronti della società. La Cassazione ha dichiarato inammissibile questo motivo, sottolineando che il ricorrente non aveva dimostrato di aver impugnato l’atto presupposto (quello notificato alla società), né aveva contestato efficacemente la statuizione della sentenza di appello che ne accertava la mancata impugnazione. Questo principio è fondamentale: se l’accertamento sulla società diventa definitivo, il suo contenuto non può più essere messo in discussione dal socio nel giudizio che lo riguarda.

Tassazione Soci e Utili Extracontabili: Nessuna Doppia Imposizione

Infine, la Corte ha rigettato la censura relativa alla violazione del divieto di doppia imposizione. I giudici hanno spiegato che l’art. 47 del TUIR, che regola la tassazione dei dividendi, si applica agli utili formalmente deliberati e distribuiti. La presunzione di distribuzione di utili extracontabili in società a ristretta base sociale opera su un piano diverso. Poiché si tratta di profitti derivanti da evasione, mai transitati nella contabilità ufficiale e mai assoggettati a imposta a livello societario, non si pone un problema di doppia imposizione. In sostanza, il Fisco tassa un reddito che altrimenti sarebbe rimasto completamente occulto, prima in capo alla società e poi in capo al socio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Soci di S.r.l.

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i soci di società a ristretta base partecipativa. Le conclusioni che se ne possono trarre sono nette:

1. Centralità dell’atto societario: Qualsiasi avviso di accertamento notificato alla società deve essere attentamente valutato ed eventualmente impugnato nei termini. La sua definitività cristallizza la pretesa fiscale e rende estremamente difficile per i soci contestarla in un secondo momento.
2. Forza della presunzione: La presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci di S.r.l. a compagine ristretta è un meccanismo molto potente a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria. Spetta al socio fornire la prova contraria, dimostrando ad esempio che gli utili sono stati reinvestiti o accantonati.
3. Nessuna doppia imposizione su redditi occulti: Non è possibile invocare il principio che vieta la doppia imposizione per utili che sono il risultato di evasione fiscale, in quanto questi non sono mai stati tassati a livello societario.

Questa pronuncia sottolinea la necessità di una gestione contabile e fiscale trasparente e rigorosa, nonché l’importanza di una difesa tempestiva avverso gli atti impositivi, a partire da quelli diretti alla società.

Quando un avviso di accertamento notificato a una società diventa definitivo, il socio può ancora contestarne il merito?
No. Secondo la Corte, se l’avviso di accertamento notificato alla società (atto presupposto) diventa definitivo per mancata impugnazione, il socio non può più contestarne il contenuto e il merito nel giudizio che riguarda l’avviso di accertamento a lui notificato.

La presunzione di distribuzione di utili extracontabili ai soci di una S.r.l. a ristretta base sociale è sempre valida?
Sì, la presunzione è valida e legittima. La giurisprudenza ritiene che in una società con pochi soci, è logico presumere che i maggiori utili accertati e non contabilizzati siano stati distribuiti tra di loro. Spetta al socio fornire la prova contraria per superare tale presunzione.

In caso di tassazione dei soci per utili extracontabili accertati alla società, si applica il divieto di doppia imposizione?
No. La Corte ha chiarito che il principio per evitare la doppia imposizione (previsto dall’art. 47 TUIR per i dividendi) non si applica agli utili extracontabili. Poiché questi profitti derivano da evasione e non sono mai stati tassati a livello societario, la successiva imposizione in capo al socio non costituisce una duplicazione del prelievo fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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