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Tassazione Rifiuti Hotel: la chiusura non basta

Una società alberghiera ha contestato un avviso di accertamento per la TARI, sostenendo di non dover pagare il tributo per il periodo di chiusura invernale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice denuncia di chiusura attività non è sufficiente. Per ottenere l’esenzione, il contribuente deve provare la concreta e oggettiva inutilizzabilità della struttura, una condizione che non può dipendere dalla mera volontà del proprietario. L’onere della prova per la tassazione rifiuti hotel ricade interamente sul contribuente.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Rifiuti Hotel: Chiusura Stagionale e Onere della Prova

La questione della tassazione rifiuti hotel durante i periodi di chiusura stagionale è un tema ricorrente e di grande interesse per gli operatori del settore turistico. Molti si chiedono se sia legittimo pagare la TARI per intero anche quando l’attività è ferma. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i presupposti per l’esenzione e definendo con precisione l’onere della prova a carico del contribuente.

Il caso: un hotel contro il Comune

Una società che gestisce una struttura alberghiera ha impugnato un avviso di accertamento relativo alla TARI per l’anno 2017, emesso dal Comune di competenza. La società sosteneva di non dover versare il tributo per il periodo di chiusura invernale, avendo comunicato al Comune le date di interruzione e ripresa dell’attività.

La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, aveva già respinto l’appello della società, confermando la legittimità dell’atto impositivo. Secondo i giudici di merito, le semplici denunce di inizio e fine attività non erano sufficienti a provare l’inidoneità delle aree a produrre rifiuti. L’esenzione, infatti, è legata a cause di impossibilità oggettiva di utilizzo dell’immobile, e non alla mera volontà del proprietario di sospendere l’attività.

Le argomentazioni in Cassazione e l’onere della prova

L’hotel ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge ed erronea valutazione delle prove: La società lamentava che i giudici regionali avessero ignorato le comunicazioni di chiusura, che avrebbero dovuto dimostrare il mancato utilizzo dei locali.
2. Carenza di motivazione dell’atto impositivo: Si contestava la validità dell’avviso di accertamento, ritenuto carente nella motivazione e basato su una superficie tassabile errata.

Le motivazioni della Cassazione sulla tassazione rifiuti hotel

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo in parte infondato e in parte inammissibile. I giudici hanno chiarito punti fondamentali in materia di tassazione rifiuti hotel.

In primo luogo, è stato ribadito un principio consolidato: per gli esercizi alberghieri dotati di licenza annuale, la semplice denuncia di chiusura invernale non è sufficiente a escludere il pagamento del tributo. La legge richiede la prova di una concreta e oggettiva inutilizzabilità della struttura. Il mancato utilizzo deve derivare da fattori esterni e oggettivi, non dalla libera scelta imprenditoriale di sospendere l’attività.

La Corte ha sottolineato che il presupposto impositivo della TARI è la detenzione o l’occupazione di locali e aree suscettibili di produrre rifiuti. Esiste una presunzione legale che tali locali producano rifiuti, e spetta al contribuente fornire la prova contraria. Questo onere della prova è cruciale: il contribuente deve dimostrare in modo documentato e oggettivo che specifiche aree sono permanentemente inutilizzabili e non possono produrre rifiuti.

Inoltre, la Corte ha specificato che la denuncia di variazione, per essere efficace, deve essere presentata secondo le modalità previste dalla legge (in questo caso, l’art. 70 del d.lgs. n. 507/1993), entro il 20 gennaio dell’anno successivo. La società non solo non aveva fornito prova dell’oggettiva inutilizzabilità, ma non aveva nemmeno seguito la corretta procedura di denuncia.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un orientamento rigoroso: l’esenzione dalla TARI per le strutture alberghiere non è automatica in caso di chiusura stagionale. Gli imprenditori del settore devono essere consapevoli che per beneficiare dell’esenzione non basta comunicare la sospensione dell’attività. È necessario fornire all’amministrazione comunale prove concrete, oggettive e documentate che dimostrino l’impossibilità di utilizzare i locali, escludendo così la loro capacità di produrre rifiuti. In assenza di tale prova, la presunzione di produzione di rifiuti rimane valida e il tributo è dovuto per l’intero anno.

La chiusura stagionale di un hotel è sufficiente per ottenere l’esenzione dalla TARI?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per gli esercizi con licenza annuale, la semplice denuncia di chiusura stagionale non è sufficiente. È necessario dimostrare la concreta e oggettiva inutilizzabilità della struttura, che non dipenda dalla mera volontà del proprietario.

Su chi ricade l’onere di provare l’inutilizzabilità dei locali ai fini della TARI?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È il possessore dell’immobile che deve fornire all’amministrazione comunale i dati e la documentazione idonea a dimostrare che determinate aree non possono produrre rifiuti e devono quindi essere escluse dalla superficie tassabile.

Qual è il presupposto per essere soggetti alla tassa sui rifiuti?
Il presupposto impositivo della TARI è l’occupazione o la detenzione di locali ed aree scoperte a qualsiasi uso adibiti che sono suscettibili di produrre rifiuti. Sono esclusi solo i locali e le aree che, per la loro natura o per il particolare uso, non possono produrre rifiuti o risultano in obiettive condizioni di non utilizzabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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