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Tassazione piattaforme offshore: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassazione piattaforme offshore per IMU e TASI è legittima da parte dei comuni costieri. Una società energetica aveva impugnato un avviso di accertamento, sostenendo che la propria piattaforma, situata in acque territoriali, fosse fuori dalla giurisdizione fiscale del comune. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che il territorio comunale si estende concettualmente al mare antistante e che la piattaforma beneficia di servizi e infrastrutture a terra (porti, strade, servizi amministrativi), giustificando l’imposizione fiscale. La mancanza di accatastamento non è un ostacolo, potendosi utilizzare il metodo contabile per determinare la base imponibile.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Piattaforme Offshore: La Cassazione Stabilisce la Competenza dei Comuni

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza per il settore energetico e per gli enti locali: la tassazione piattaforme offshore. La decisione chiarisce che le piattaforme situate nelle acque territoriali sono soggette al pagamento di IMU e TASI a favore del comune costiero di riferimento, anche se distanti dalla costa. Questa pronuncia consolida un principio fondamentale: la potestà impositiva comunale non si ferma alla linea di costa, ma si estende a quelle strutture che, pur essendo in mare, beneficiano dei servizi e delle infrastrutture presenti sul territorio.

I Fatti di Causa: Una Piattaforma Marina al Centro del Contenzioso Fiscale

Il caso nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento IMU e TASI notificato da un comune costiero a una grande società energetica. L’accertamento riguardava una piattaforma per l’estrazione di idrocarburi, localizzata nel mare territoriale a diverse miglia dalla costa, di fronte al territorio del comune. La società contribuente contestava la pretesa fiscale su più fronti, sostenendo in primis la carenza di legittimazione attiva del Comune, in quanto la piattaforma si troverebbe al di fuori dei confini territoriali comunali. Secondo la tesi della società, il potere impositivo su beni situati in mare spetterebbe unicamente allo Stato.

La Questione Giuridica sulla Tassazione Piattaforme Offshore

Il cuore della controversia risiedeva nel definire l’estensione della potestà impositiva di un comune. Può un ente locale esigere tributi come IMU e TASI per un ‘immobile’ che non si trova sulla terraferma, ma è ancorato al fondale marino? La società ricorrente argomentava che l’applicazione dei tributi locali a beni in mare violerebbe il principio di legalità tributaria e costituirebbe un’interpretazione analogica non consentita dalla legge. Inoltre, veniva contestata la stessa natura di ‘fabbricato’ della piattaforma e la sua presunta non ‘accatastabilità’, ritenuta un presupposto essenziale per l’imposizione.

Il Principio del Beneficio e i Servizi Indivisibili

Un punto cruciale della discussione ha riguardato la fruibilità dei servizi comunali. La TASI, in particolare, è un tributo destinato a coprire i costi dei servizi indivisibili erogati dal comune (come la pubblica illuminazione, la sicurezza, la manutenzione delle strade). La ricorrente sosteneva che la piattaforma, trovandosi in mare aperto, non beneficerebbe di nessuno di questi servizi. La Corte, tuttavia, ha adottato una visione più ampia, riconoscendo che la piattaforma trae un vantaggio indiretto ma concreto dalla rete di servizi e infrastrutture che il comune mette a disposizione sulla costa, essenziali per la gestione delle operazioni offshore: infrastrutture portuali, vie di comunicazione per il trasporto di materiali e personale, servizi amministrativi e di protezione civile.

L’Accatastabilità non è un Requisito Indispensabile

Altro argomento difensivo era l’impossibilità di accatastare la piattaforma. La Corte ha chiarito che, sebbene l’accatastamento sia la via ordinaria per determinare la base imponibile, la sua assenza non preclude la tassazione. La normativa stessa prevede metodi alternativi, come il criterio contabile basato sui valori iscritti in bilancio, per determinare il valore imponibile di immobili non iscritti in catasto, garantendo così che nessun bene produttivo di reddito sfugga all’imposizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato del comune. I giudici hanno ribadito un principio già espresso in precedenti pronunce: il territorio dello Stato italiano comprende anche il mare territoriale, e su di esso convivono e si esercitano sia i poteri dello Stato sia quelli degli enti locali. Non esistono ‘zone franche’ esenti dalla potestà amministrativa e fiscale comunale.

Secondo la Corte, in assenza di specifici criteri di demarcazione del territorio comunale in mare, valgono le stesse regole di demarcazione del territorio nazionale. Di conseguenza, le strutture fissate nel mare territoriale antistante un comune rientrano nella sua sfera di competenza. La Corte ha sottolineato che qualsiasi provvedimento amministrativo, inclusa l’imposizione fiscale, deve poter ubicare un bene all’interno di un comune, poiché non possono esistere beni immobili non facenti parte di alcun territorio comunale.

La decisione si fonda sul concetto che la piattaforma, per le sue operazioni, si avvale di una rete di servizi e infrastrutture gestite dal comune costiero, il quale garantisce l’accesso, la logistica e il supporto amministrativo. Questo legame funzionale crea il presupposto per la contribuzione fiscale, come forma di compensazione per i costi sostenuti dalla collettività locale. Pertanto, la tassazione IMU e TASI è stata ritenuta pienamente giustificata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce con chiarezza che le società che gestiscono piattaforme e altre installazioni fisse nelle acque territoriali italiane non possono sottrarsi agli obblighi tributari locali. Questo principio rafforza la capacità fiscale dei comuni costieri, che sostengono oneri legati alla presenza di tali attività industriali.

In secondo luogo, chiarisce che la nozione di ‘immobile’ ai fini fiscali è ampia e include anche strutture come le piattaforme, a prescindere dalla loro specifica collocazione su terraferma o in mare. Infine, la decisione conferma la flessibilità degli strumenti di determinazione della base imponibile, impedendo che mere difficoltà tecniche, come la mancata iscrizione catastale, possano tradursi in un’ingiustificata esenzione fiscale. Questa pronuncia rappresenta quindi un punto fermo nella giurisprudenza sulla tassazione piattaforme offshore, bilanciando gli interessi delle imprese con le esigenze finanziarie delle comunità locali.

Una piattaforma offshore situata in mare è soggetta a IMU e TASI?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le piattaforme situate nel mare territoriale sono soggette a IMU e TASI in quanto, pur non essendo sulla terraferma, beneficiano della rete di servizi e infrastrutture offerte dal comune costiero antistante, giustificando così l’imposizione fiscale.

Come si determina quale comune ha il diritto di tassare una piattaforma in mare?
Il comune competente è quello antistante l’area di mare in cui è situata la piattaforma. La Corte afferma che il territorio comunale, per finalità amministrative e fiscali, si estende concettualmente anche allo specchio d’acqua territoriale, e la competenza è legata ai servizi resi dal comune a supporto delle attività della piattaforma.

L’assenza di registrazione al catasto impedisce la tassazione di una piattaforma offshore?
No. La Corte ha chiarito che la mancanza di accatastamento e della relativa rendita catastale non costituisce un ostacolo insuperabile alla tassazione. La legge prevede metodi alternativi per la determinazione della base imponibile, come il criterio contabile basato sui valori iscritti a bilancio, che possono essere legittimamente utilizzati dall’ente impositore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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